I pensionati soffrono, gli investitori giubilano

Dopo la crisi finanziaria del 2001 l'Argentina ha privatizzato delle parti importanti delle sue infrastrutture. Immagine: La diga di Yacyreta, Misiones, Argentina.
28.6.2018
Articolo global
Argentina: la riforma delle pensioni adottata nel dicembre 2017 dovrebbe portare un risparmio di 6 miliardi USD. Allorchè il paese deve (almeno) 8 miliardi e 650 milioni USD a investitori stranieri e ne ha già pagato 11 miliardi a fondi avvoltoio...

Il 19 dicembre dello scorso anno, calato il sipario sull’undicesima conferenza ministeriale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), le strade di Buenos Aires si sono trasformate in un campo di battaglia. Le incessanti manifestazioni e gli scioperi generali durati un mese, non hanno impedito al presidente Mauricio Macri di portare avanti la controversa riforma delle pensioni la quale prevede l’innalzamento dell’età della pensione e la limitazione dell’indicizzazione delle pensioni all’inflazione. Tuttavia, con un tasso d’inflazione record del 20% annuo, molti pensionati faticano a far quadrare i conti e i lavoratori vedono diminuire il loro potere d’acquisto. Il tasso di povertà ufficiale si situa al 28,6%. La situazione di stallo tra il presidente liberale, la sinistra peronista e i sindacati ha portato all’inasprirsi degli scontri nelle strade di Buenos Aires e a una conseguente repressione brutale, come non si era più vista dalla crisi finanziaria del 2001.

L’obiettivo dichiarato dal governo, eletto nel 2015, è di ridurre il disavanzo di bilancio di 31 miliardi di dollari nel 2016, risparmiandone 6 miliardi. Utilizzare i fondi dei pensionati è il mondo migliore di realizzarlo? Per rispondere a questa domanda retorica basta confrontare questo importo con le somme astronomiche che l’Argentina deve agli investitori stranieri.

Crisi finanziaria, stato di emergenza e valanga di denunce

Per capire le origini della crisi del 2001, che aveva messo in ginocchio il paese, dobbiamo risalire agli inizi degli anni ’90. L’Argentina era sommersa da debiti. Per far fronte a tale situazione il governo aveva privatizzato una serie d’imprese pubbliche, concedendole prevalentemente a investitori stranieri. Per attirarli aveva siglato una cinquantina di accordi di promozione e protezione degli investimenti (APPI). Nonostante queste aperture il pase non è stato in grado di rimborsare il debito pubblico e nel 2001 è infatti, fallito.   

Adottando misure eccezionali, il nuovo governo Duhalde ha dichiarato allora lo stato d’emergenza. Ha dovuto abbandonare la parità tra peso e dollaro, con una conseguente improvvisa svalutazione della moneta nazionale e una perdita del potere d’acquisto della popolazione sui prodotti importati. Ha congelato i prezzi e ha obbligato gli investitori stranieri a riscuotere le entrate in pesos. Tuttavia questi ultimi volevano continuare a essere pagati in dollari, o in pesos, al valore risalente alla realizzazione degli investimenti.  Questo avrebbe comportato un aumento del 200, 300 o 400%, insostenibile per dei clienti già afflitti da inflazione e disoccupazione. 

Per protestare conto queste misure eccezionali, ma necessarie, gli investitori stranieri hanno presentato una valanga di denunce: 60, un record mondiale! La particolarità è che molte riguardano servizi pubblici, alcuni dei quali di base, come la fornitura d’acqua, di elettricità e di gas[1].

Attirare gli investimenti stranieri, ma a quale prezzo? 

Il presidente Mauricio Macri, in seguito alla sua elezione nel dicembre 2015, ha adottato delle misure per far ritornare gli investitori stranieri[2]: eliminazione dei controlli sul capitale, svalutazione del peso, riduzione delle imposte sulle imprese e agevolazioni burocratiche. Nel mese di marzo, il presidente si prepara a liberalizzare il diritto del lavoro, scelta che potrebbe portare a nuove manifestazioni per le strade di Buenos Aires… Per il momento non è ancora intervenuto sulle misure contestate dagli investitori stranieri, ma i tempi sono cambiati; un esempio: non si tratta più di tornare alla parità monetaria tra peso e dollaro (oggi 1 dollaro è scambiato con 20 pesos). 

Le denunce che l’Argentina ha dovuto e deve affrontare (9 sono ancora in corso e delle nuove non sono da escludere) sollevano molti interrogativi[3]: per principio, la sovranità dello Stato non può essere esercitata quando si verificano eventi economici come una crisi finanziaria, il crollo di una valuta o del prezzo mondiale di un prodotto. Perciò, siccome le misure adottate dall’Argentina erano direttamente legate alla situazione economica del paese e della regione, esse dovrebbero essere considerate come parte dei rischi economici che gli investitori stranieri devono assumersi, sollevando così il paese dalla sua responsabilità giuridica internazionale.

Il fatto che l’Argentina sia stata condannata 19 volte e che ne sia uscita vincente unicamente in 5 casi, dimostra che questo principio non è stato quasi mai rispettato. Evidentemente, l’impegno di un governo nel fornire i servizi pubblici di base e nel rispettare i diritti umani della popolazione è secondario rispetto agli obblighi nei confronti degli investitori stranieri.

Gli 11 miliardi di dollari versati ai fondi avvoltoio!

IA. A queste cifre astronomiche di 8,65 miliardi di USA dollari che l'Argentina deve pagare, vanno inoltre aggiunti gli 11 miliardi di dollari che l’Argentina ha accettato di versare ai fondi avvoltoi americani nel febbraio e marzo 2016. Questa battaglia giuridica è tanto interminabile quanto oltraggiosa: nel 2005 e nel 2010, i governi Kirchner sono riusciti a negoziare una ristrutturazione del debito con il 93% dei loro creditori, i quali avevano accettato uno sconto del 70%. I fondi speculativi americani, che detenevano il 7% del debito, non hanno però accettato quest’accordo. Si sono rivolti a dei tribunali di New-York per ottenere un rimborso integrale delle obbligazioni argentine, acquistate pertanto a un prezzo stracciato. Per finire hanno ottenuto un vero jackpot: 2 miliardi di dollari per delle obbligazioni comprate negli anni 2000 a 80 milioni! L’Argentina è così potuta tornare sui mercati finanziari internazionali, ma a quale prezzo?   

 

Pubblicato il 23.06.2018

Su La Regione

(Traduzione: Zeno Boila)

[1] http://www.ieim.uqam.ca/IMG/pdf/Poursuites_Argentine.pdf

[2] http://investmentpolicyhub.unctad.org/IPM

[3] http://www.ieim.uqam.ca/IMG/pdf/Poursuites_Argentine.pdf

[4] Stato al 28 febbraio 2018 secondo la banca dati CNUCED, http://investmentpolicyhub.unctad.org/ISDS/CountryCases/8?partyRole=2