«A cosa mirano gli accordi di libero scambio? Quali interessi difendono? Questi accordi partono dal presupposto che delle condizioni quadro a vantaggio dei più forti creano allo stesso tempo benefici per tutte le fasce della popolazione, eppure – malgrado la crescita economica – le disuguaglianze stanno crescendo. Gli studi dell’impatto sui diritti umani, che i difensori dei diritti umani rivendicano da vent’anni, individuano le aree a rischio per evitare gli effetti negativi, o per cercare di porvi rimedio mediante dei provvedimenti complementari», ci spiega Caroline Dommen. Specialista di questioni relative al commercio e ai diritti umani, Dommen sta terminando uno studio preliminare sull’impatto dell’accordo di libero scambio con i paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) per conto di Alliance Sud.
Attualmente esistono una dozzina di studi sull’impatto degli accordi commerciali, oltre a quelli dell’Unione europea. «Il nostro studio mette l’accento sulla consultazione degli attori coinvolti e non ha la pretesa di essere esaustivo», precisa la consulente: «ci siamo concentrati sui principali diritti umani considerati a rischio dalle organizzazioni consultate.» Esse hanno risposto a un questionario online e ad aprile alcune hanno partecipato a una riunione a Buenos Aires co-organizzata da Alliance Sud.
Il 70% degli intervistati pensa che la ricaduta dell’accordo di libero scambio sui diritti umani sarà negativo (0% ritiene che avrà un effetto positivo). L’impatto negativo riguarda in primo luogo le categorie di popolazione più vulnerabili, ossia i poveri, gli autoctoni, i piccoli agricoltori, i lavoratori del settore informale e dei settori industriali più sensibili, le persone anziane ma non solo: anche le piccole e medie imprese saranno toccate dal problema.
L’agricoltura industriale, tallone d’Achille del Mercosur
«Considerando l’assenza di studi sul suo impatto e la mancanza di informazioni dovuta alla poca trasparenza dei negoziati, si può affermare che l’accordo porterà a una disparità negli scambi, con il Mercosur che esporterà principalmente materie prime a basso valore aggiunto. Al contrario, bisognerebbe promuovere l’agricoltura familiare e la trasformazione in loco dei prodotti, al fine di aumentare i profitti e una loro ripartizione più equa», dice uno degli intervistati.
Secondo i partecipanti alla consultazione, l’agricoltura è il tallone d’Achille del modello di sviluppo dei paesi del Mercosur, e la situazione non farà che peggiorare con l’accordo di libero scambio. «Le abitudini di consumo nei paesi del Sud sono sempre meno adeguate», afferma un’altra partecipante. «Da noi, troviamo dei prodotti agro-industriali economici e di scarsa qualità, mentre gli alimenti sani sono sempre più rari. È necessario applicare restrizioni a questo tipo di approvvigionamento, erogare aiuti all’agro-ecologia, sostenere il diritto alla terra e promuovere la commercializzazione di alimenti sicuri, privi di sostanze tossiche e provenienti dall’agricoltura familiare.» L’accaparramento delle terre è un problema molto serio perché «provocherà su larga scala l’espulsione dalle loro terre di piccoli agricoltori e popolazioni autoctone, privandoli così delle loro fonti di sostentamento.»
Modificare il modello produttivo dei paesi del Mercosur
Altri intervistati evidenziano invece la necessità di modificare il modello produttivo dei paesi del Mercosur, che attualmente si basa sull’esportazione di materie prime (commodities trading) e l’estrazione di prodotti minerari. Al contrario, bisognerebbe orientarlo verso i beni strumentali, i prodotti manifatturieri a bassa e media complessità tecnologica, i prodotti scientifici e tecnologici per lo sviluppo delle competenze ed esportarle come servizi. Questi elementi creerebbero ricchezza e aiuterebbero a ristrutturare un’economia annaspante a causa della recessione, dell’inflazione e dell’adeguamento fiscale, rivitalizzando così il mercato interno e creando degli impieghi – «la nostra preoccupazione principale, al momento.»
Molti fra gli intervistati si dicono preoccupati per la tendenza alla distruzione di posti di lavoro nelle piccole e medie imprese, considerate il motore del sistema economico del Mercosur. Un intervistato sostiene che l’accordo aumenterà la precarietà del lavoro, e argomenta la sua opinione facendo riferimento al NAFTA (l’accordo nordamericano per il libero scambio, rinegoziato di recente), che in Messico ha causato una riduzione dei salari e un peggioramento delle condizioni lavorative nel settore industriale. «L’AELS potrà esportare prodotti manifatturieri senza dazi doganali, causando una forte pressione sulla nascente industria locale.»
Diritto alla salute minacciato
Le organizzazioni consultate temono inoltre che l’accordo limiterà la capacità degli Stati di adottare misure di protezione dell’ambiente e della salute pubblica, così come di assicurare il diritto all’acqua, i diritti delle popolazioni autoctone, i diritti dei lavoratori e un aumento del salario minimo.
Una delle principali preoccupazioni dei partecipanti, soprattutto nei confronti della Svizzera, riguarda però il rafforzamento del diritto di proprietà intellettuale comunemente previsto in questi accordi. Il prolungamento della durata dei brevetti oltre ai 20 anni e le condizioni restrittive per la commercializzazione dei generici, rischiano infatti di fare aumentare il prezzo dei medicamenti e di ridurre la disponibilità di trattamenti medici, mettendo così in pericolo in diritto alla salute.
Il rafforzamento del diritto di proprietà intellettuale potrebbe anche minacciare l’accesso alle sementi dei piccoli agricoltori.
Pubblicato il 25.10.2019
Sul Agricoltore Ticinese
(Traduzione: Barbara Rossi)