Progressi nella lotta contro l’olio di palma

15.3.2018
Articoli di politica
Il 28 febbraio, una grande maggioranza del Consiglio Nazionale (140 voti a favore e 35 contrari) ha accettato la mozione di Jean-Pierre Grin (UDC) che chiede l’esclusione dell’olio di palma dai negoziati per l’accordo di libero scambio con la Malesia

Il voto del Consiglio Nazionale è una prima tappa vincente per la coalizione svizzera sull’olio di palma, di cui fa parte anche Alliance Sud. Questo voto fa seguito a una decisione che va nello stesso senso adottata il 23 febbraio dal Gran Consiglio del Canton Ginevra, a delle azioni simili promosse dai parlamenti dei cantoni di Turgovia, Berna, Friborgo, Vaud e Giura nonché a innumerevoli interventi parlamentari deposti a Berna a partire dal 2010.

Il 2 febbraio la coalizione ha mandato una lettera aperta al Consigliere Johann Schneider-Amman e ai ministri indonesiani competenti per chiedere di escludere l’olio di palma dagli accordi con l’Indonesia. Concretamente questo comporterebbe la non diminuzione dei diritti doganali (attualmente al 100%) per non facilitare ulteriormente l’importazione di questo prodotto controverso e causare così un aumento della sua produzione che pone già enormi problemi dal punto di vista ambientale, sociale, dei diritti dell’uomo e dei diritti del lavoro. La lista dei punti critici è lunga: deforestazione, inquinamento, diminuzione della biodiversità, confisca delle terre, violazioni delle comunità locali e dei lavoratori…

Ci opponiamo anche alla presa in considerazione di qualsiasi marchio di olio di palma presunto “sostenibile” come ad esempio la RSPO (Tavola Rotonda sull’Olio di Palma Sostenibile), un’iniziativa volontaria nata a Zurigo nel 2004 che raggruppa oggi più di 2000 membri provenienti soprattutto dal settore privato ma anche alcune ONG come il WWF. In particolare, il problema della RSPO è che autorizza alcune forme di deforestamento, ha delle linee di condotta vaghe e un meccanismo di controllo e di denuncia molto debole. La lettera è stata firmata anche dall’associazione indonesiana Wahli, membra di “Amis de la terre Indonésie”, che ha appena sostenuto la causa mossa da due villaggi indonesiani contro la RSPO presso il Punto di contatto svizzero della OCSE. Le comunità di questi villaggi hanno accusato la RSPO di non aver preso misure contro il deforestamento effettuato a West Kalimantan da una società malese membra del marchio.

La Svizzera conduce parallelamente i negoziati con la Malesia e con l’Indonesia nel contesto dell’AELS (Associazione Europea di Libero Scambio). Quelli con l’Indonesia potrebbero concludersi quest’anno mentre quelli con la Malesia hanno avuto qualche ritardo. Il voto del Consiglio Nazionale deve ancora essere validato dal Consiglio degli Stati ma in ogni caso il Consiglio Nazionale non potrà non tenerne conto al momento della ratifica dell’accordo con l’Indonesia. Johan Schneider-Amman ha messo in guardia più volte sull’impossibilità di stipulare accordi escludendo l’olio di palma, un prodotto strategico per i governi di questi due Paesi. Quando il Consiglio Nazionale sarà chiamato a ratificare l’accordo con la Malesia sarà tenuto a respingerlo qualora l’olio di palma ne facesse parte! E lo stesso principio dovrebbe valere per l’accordo con l’Indonesia.

Nuvole nere si addensano anche a Bruxelles dopo che le ONG indonesiane hanno chiesto di escludere l’olio di palma dai negoziati di libero scambio con l’UE. A fine gennaio il Parlamento Europeo ha votato per escluderlo dalla quota europea di agro carburanti da qui al 2011. Si dovrà ora riuscire a convincere la Commissione Europea e il Consiglio Europeo, che non la pensano allo stesso modo, ma questo voto ha già gettato un’ombra sui negoziati di libero scambio con la Malesia. In febbraio è stato il turno delle ONG europee di chiedere l’esclusione dell’olio di palma dai negoziati con l’Indonesia.

Staremo a vedere chi, tra la Svizzera e l’UE, riuscirà a battere l’altra sul tempo e a concludere per prima gli accordi di libero scambio con i due principali produttori di olio di palma al mondo. Le possibilità che vinca la Svizzera sono alte ma è necessario che non si tratti di una vittoria a scapito della biodiversità, dei diritti umani e dei diritti delle comunità locali. Questo potrebbe creare un precedente molto pericoloso.

(Traduzione Sofia Reggiani)