Il Regno Unito era stato il primo paese, nel 2013, ad adottare un Piano d’azione nazionale volto ad applicare i Principi guida dell’ONU su imprese e diritti umani. Tre anni prima della Svizzera. Questo Piano d’azione nazionale britannico è stato sottoposto a una revisione nel maggio 2016. Nel marzo 2017, il Joint Commitee on Human rights del Parlamento britannico ha adottato un rapporto dal contenuto molto interessante, in particolare per la Svizzera.[1] Si tratta, infatti, di un rapporto esemplare per portata e profondità d’analisi. Contiene, in particolare, numerose testimonianze originali di imprese, di autorità competenti, di professori e di ONG, che permettono di cogliere e distinguere con chiarezza le diverse posizioni espresse.
Innanzitutto, questo rapporto esprime in modo esplicito la delusione del Comitato parlamentare per la mancanza di ambizioni del Piano d’azione nazionale rivisto nel 2016 e per l’assenza di nuovi impegni, deplorando particolarmente l’assenza di un’analisi di base (baseline study). Il Comitato chiede dunque al governo di consultare un ampio ventaglio di parti in causa, di sviluppare obiettivi più ambiziosi e di creare delle misure di valutazione. Si tratta, insomma, di richieste simili a quelle espresse dalle ONG svizzere nei confronti del Piano d’Azione Nazionale (PAN) adottato dal Consiglio federale nel dicembre 2016.
Basandosi sulle numerose testimonianze raccolte, il Rapporto sottolinea la particolare vulnerabilità dei bambini,[2] delle donne e delle ragazze nei confronti di alcune forme di violazione dei diritti umani da parte delle imprese, soprattutto nei settori dell’estrazione mineraria, dell’agricoltura a grande scala e del tessile. Le violazioni riguardano in primo luogo la libertà d’associazione, le minacce alla salute e alla sicurezza, i bassi salari e gli orari di lavoro eccessivi, la tratta degli esseri umani, il lavoro forzato e il lavoro dei bambini. Quest’ultimo sarebbe pratica corrente nell’industria del tabacco, ampiamente rappresentata in Svizzera. Nel settore dei mercati pubblici, il Rapporto esige che sia effettuata una diligenza ragionevole per i contratti pubblici e che le imprese che non adempiranno a quest’obbligo saranno escluse dai mercati pubblici, anche a livello locale. Quest’esigenza dovrebbe applicarsi anche ai crediti per l’esportazione e alle altre misure finanziare volte a incitare gli investimenti all’estero.[3] Questa esclusione dovrebbe inoltre sanzionare le imprese riconosciute colpevoli di violazione dei diritti umani da parte di un tribunale o del Punto di contatto nazionale[4].
Il rapporto è particolarmente incisivo nella parte che riguarda l’accesso alla giustizia. Dopo aver esposto gli attuali ostacoli e le difficoltà in cui si imbattono le vittime di violazioni dei diritti umani ad opere delle imprese, e dopo aver analizzato la portata delle legislazioni recentemente adottate negli Stati Uniti, in Francia e nei Paesi Bassi, il Rapporto raccomanda la presentazione da parte del governo di una legislazione che imponga un dovere di diligenza ragionevole a tutte le imprese – applicabile alle case-madri, alle loro filiali e all’insieme delle imprese da esse controllate – con lo scopo di prevenire le violazioni dei diritti umani. Un’impresa che non abbia adottato le misure necessarie a prevenire la violazione dei diritti umani potrebbe incorrere in procedimenti civili e penali, similmente a quanto previsto dal Bribery Act 2010. Per potersi discolpare, le imprese dovrebbero fornire la prova che hanno adottato le misure di diligenza ragionevole. Un insieme di misure simili – ad eccezione dell’accesso alla giustizia penale – a quelle proposte dall’Iniziativa per multinazionali responsabili, che il Consiglio federale ha proposto, lo scorso 11 gennaio, di rifiutare, senza nemmeno elaborare un contro-progetto. Did you say “missed opportunity”?
Pubblicato su Voce Evangelica il 4.10.2017
(Traduzione: Alessia Di Dio)
[1] House of Lords and House of Commons Joint Committee on Human Rights. Human Rights and Business 2017: Promoting responsibility and ensuring accountability. Sixth Report of Session 2016–17.
[2] Secondo l’Organizzazione Internazionale del lavoro (OIL), nel mondo lavorano più di 168 milioni di bambini, di cui 85 milioni che svolgono un lavoro pericoloso.
[3] Il volume globale dei mercati pubblici ammonta a 1000 miliardi di euro all’anno, ovvero in media il 12% del PIL, nei paesi dell’OCSE.
[4] S’intende: Punto di contatto nazionale (PCN) addetto alle Linee guida OCSE per imprese multinazionali promuove il rispetto di tali linee guida e tratta le domande poste dai diretti interessati, contribuendo così a risolvere eventuali problemi.