Secondo l’ITUC (International Trade Union Confederation – ovvero la Confederazione internazionale dei sindacati) Global Rights Index, il diritto di sciopero non sarebbe rispettato in 123 dei 144 Paesi analizzati, ovvero nell’85% dei casi. Nell’80% dei casi, il diritto alla contrattazione collettiva sarebbe violato, mentre nel 74% dei Paesi analizzati non sarebbe consentito ai lavoratori e alle lavoratrici di fondare o aderire a un sindacato. La libertà di espressione e di riunione sarebbe stata negata o limitata in 56 Paesi nel 2020, in aumento rispetto all’anno precedente. Peggio ancora, in nove Paesi, soprattutto in Sud America, alcuni lavoratori o responsabili sindacali sono stati uccisi, specialmente nel contesto di manifestazioni sindacali.
L’Indice ITUC presenta in dettaglio i «dieci peggiori Paesi per i lavoratori»: Bangladesh, Brasile, Colombia, Kazakistan, Filippine, Turchia, Zimbabwe, e “recentemente” Egitto, Honduras e India. Questa classificazione per Paesi non tiene conto degli Stati nei quali non esistono garanzie dei diritti dei lavoratori a causa del disgregamento dello Stato di diritto, come nel caso di Burundi, Libia, Palestina, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan del Sud, Sudan, Siria e Yemen.
Regione MENA: assenza generalizzata di diritti
La regione del Medio Oriente e Africa del Nord si conferma la peggiore al mondo per i diritti dei lavoratori. Nel 50% dei Paesi di questa regione, la forza lavoro ha subito violenti attacchi. Tutti i Paesi della regione vietano ai lavoratori il diritto di costituire o affiliarsi ad un sindacato. In seconda posizione di questa triste classifica, figura l’Asia e Pacifico, regione in cui i diritti dei lavoratori sono peggiorati rispetto all’anno precedente. Nel 2020, alcuni lavoratori e responsabili sindacali sono stati vittime di discriminazioni antisindacali, sia da parte del governo che dei datori di lavoro. Nel 74% dei Paesi, i lavoratori non hanno accesso, o hanno accesso limitato, alla giustizia.
L’Africa risulta in terza posizione. A parte i Paesi sopra citati devastati da conflitti interni, la violenza contro i responsabili sindacali, lo smantellamento dei sindacati indipendenti o il licenziamento dei lavoratori sono spesso una realtà in molti Paesi. Nel continente americano, i governi di Bolivia, Cile ed Ecuador hanno dichiarato lo stato di emergenza e le forze dell'ordine hanno brutalmente represso le manifestazioni di massa contro le politiche socialmente regressive. Il continente è diventato la regione con più morti tra i lavoratori: sei dei nove Paesi in cui sono stati uccisi membri dei sindacati si trovano nel continente americano.
Last but not least, l’Indice ITUC riporta che in molti Paesi europei, tra cui la Francia, le autorità hanno limitato i movimenti sociali e gli scioperi. In alcuni Paesi dell’Europa dell’Est, i movimenti sindacali indipendenti sono ancora oggi vietati.
Tra i diritti più violati nel mondo, l’Indice ITUC rivela che, nel 2020, gli scioperi sono stati fortemente limitati o completamente vietati in 123 dei 144 Paesi studiati. Dato ancora più preoccupante è quello relativo alla percentuale dei Paesi che violano il diritto di sciopero, che sarebbe passata dal 63% nel 2014 all’85% nel 2020.
A riprova dell’erosione della contrattazione collettiva, nel 2020, 115 Paesi limitano fortemente la contrattazione collettiva e questo numero è in aumento. L'esclusione dei lavoratori dalla protezione sul lavoro è un'altra grave violazione: i lavoratori migranti, i lavoratori domestici, i lavoratori temporanei, quelli impiegati nell'economia informale e nell'economia delle piattaforme non godono in genere della libertà sindacale.
Accesso limitato alla giustizia
L’ITUC rileva inoltre che in 103 Paesi su 144 i lavoratori non hanno accesso, o hanno accesso limitato, alla giustizia e non godono di alcuna garanzia di beneficiare di processi equi e di ottenere giustizia. Inoltre, la revoca della registrazione sindacale costituisce una grave minaccia al diritto sindacale. L'arresto arbitrario, la detenzione e l'incarcerazione rappresentano una pressione crescente sui lavoratori che fanno valere i loro diritti, e sui sindacati che li sostengono, prendendo di mira in modo specifico i responsabili sindacali noti.
L’ITUC considera che le tendenze globali per i lavoratori nel 2020 siano rappresentate dallo smantellamento della democrazia sul luogo di lavoro – tra cui il diritto di costituire o affiliarsi a un sindacato, il diritto di contrattazione collettiva e di scioperare, così come le libertà di espressione e di riunione – e dalla rottura del contratto sociale. Così, la percentuale dei Paesi che limitano le libertà di espressione e di riunione è aumentata dal 26% nel 2014 al 39% nel 2020. Altro dato preoccupante è la crescente sorveglianza dei lavoratori. Nel 2019 e nel 2020 sono scoppiati numerosi scandali, che hanno dimostrato che i governi monitoravano i responsabili sindacali nel tentativo di incutere paura e fare pressione sui sindacati indipendenti e sui loro membri. Tuttavia, l'ITUC rileva anche alcuni sviluppi positivi, come l'adozione di leggi progressiste, in particolare in Vietnam - che ora permette alle organizzazioni indipendenti, liberamente scelte dai lavoratori, di svolgere le loro attività - e in Qatar, che ha intrapreso una serie di importanti riforme culminate, nel gennaio 2020, nell'abolizione dell'obbligo del visto di uscita. Al contrario, in altri Paesi, i governi hanno adottato una legislazione regressiva che ha fortemente indebolito i diritti fondamentali sul lavoro, come in Bielorussia.
Sharan Burrow, Segretario generale dell’ITUC, ritiene che il processo di rilancio economico potrebbe portare ad un nuovo modello di economia mondiale e ad un nuovo impegno a favore dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, nonché dello Stato di diritto. «Ci vorrà un nuovo contratto sociale (New Social contract) per ricostruire l’economia. Se non instauriamo la fiducia nella democrazia, a partire dalla democrazia sul posto di lavoro, mettiamo in pericolo le fondamenta stesse delle nostre società».
Pubblicato il 29.10.2020
Su Il Lavoro
(Traduzione: Gloria Spezzano)