Una delle questioni centrali relative agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) è il contributo del settore privato alla loro attuazione. L’Agenda 2030, in vigore dal 2016, costituisce a tale proposito il «quadro di riferimento mondiale per lo sviluppo sostenibile» applicabile su scala universale e all’insieme degli attori, sia pubblici che privati, e quindi anche al settore privato nella sua totalità. L’Agenda 2030 invita infatti tutte le imprese «ad applicare la loro creatività e desiderio d’innovazione per risolvere dei problemi di sviluppo sostenibile».
Fino a che punto il corporate sector, tutte le società organizzate a livello internazionale con risorse quasi illimitate a loro disposizione, prende sul serio lo sviluppo sostenibile? E chi assume il comando del processo di trasformazione dell’economia mondiale verso la sostenibilità?
Finora l’ONU non ha stabilito delle direttive, degli strumenti che possano permettere alle imprese di adattare, o riadattare, le proprie attività commerciali in funzione dello sviluppo sostenibile. Alcune ONG criticano la mancanza di un quadro direttivo e chiedono alla comunità internazionale di stabilirne uno. Inoltre, il fatto che gli OSS attribuiscono un ruolo cruciale al settore privato comporta, secondo alcuni osservatori, il rischio che per motivi d’immagine le imprese mettano in evidenza dei contributi che, se guardati più da vicino, non soddisfano i criteri della sostenibilità. Un rischio di rainbow washing, dopo il green washing. È poi possibile misurare l’impatto positivo delle imprese al raggiungimento degli OSS? Come assicurarsi che esse rimedino ai loro effetti negativi? In che modo collaborano con l’ONU e con i governi? E come percepiscono le ONG?
Abbiamo rivolto queste domande a Filippo Veglio, direttore generale del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD) il cui obiettivo è quello di fornire delle risposte a questi interrogativi nell’interesse dei suoi membri e di "accelerare la transizione verso un mondo sostenibile". Ecco un riassunto delle questioni da noi discusse.
Quale approccio adottare per contribuire agli OSS?
Secondo l'ONU, le imprese sono un alleato essenziale alla realizzazione degli OSS. Devono contribuire a essi tramite le loro attività principali, valutare il proprio impatto, sia positivo che negativo, prefissarsi degli obiettivi ambiziosi ed esprimersi in modo trasparente sui risultati.
Il WBCSD affronta gli OSS sotto 4 punti di vista: quello del rischio, quello delle opportunità, quello della governance e quello della trasparenza e della collaborazione. In più, il WBCSD stabilisce come fondamento la prospettiva dei diritti dell’uomo, ricordando ai suoi membri che è necessario esaminare dove si collocano i loro impatti negativi. Secondo il direttore generale «si tratta di un contributo d’importanza cruciale che le imprese possono fornire alla realizzazione degli OSS». Questo approccio è ispirato ai Principi guida su imprese e diritti umani delle Nazioni Unite (consultare la « CEO Guide » sui diritti dell’uomo).
Va ricordato che Alliance Sud considera questo approccio di tipo volontario insufficiente e per questo motivo sostiene l’Iniziativa per multinazionali responsabili.
Lo scopo principale del WBCSD è quello di tradurre i 17 obiettivi e i 169 traguardi, ossia di rendere gli OSS realizzabili per le imprese.
- Si tratta in primo luogo di gestire dei rischi, ad esempio legati all’acqua e ai cambiamenti climatici. Non dei rischi futuri ma i rischi effettivi per le imprese, per la continuità delle operazioni, per la loro reputazione ma anche per quanto riguarda la regolamentazione: le imprese ragionano in modo proattivo o sono "in ritardo"?
- Gli OSS offrono anche delle opportunità da un punto di vista commerciale. È una questione d’innovazione, di tecnologie, di partenariati e di espansione: un’analisi degli OSS dal punto di vista della redditività.
- In termini di governance e trasparenza, visto che le grandi imprese sono mosse da numerose politiche e sistemi di governance, è necessario capire come integrare gli OSS nei rapporti delle imprese. Che tipo di dati condividere con l’esterno, con gli investitori, con la società civile e con i governi, ma anche che tipo di dati fornire all’interno per permettere di capire se un’impresa contribuisce o meno allo sviluppo sostenibile.
- Dal punto di vista della collaborazione, il messaggio del WBCSD è semplice: indipendentemente dalle dimensioni di un’impresa e dalla sua capacità d’azione, bisogna lavorare a livello settoriale per esaminare le sfide presenti nelle catene del valore attraverso degli strumenti di partenariato pubblico-privato e la collaborazione con le ONG.
Contribuire agli OSS: a che livello, in quali circostanze?
Trattandosi di un’associazione diretta da delle imprese, e che deve rendere conto stricto sensu soltanto ai suoi membri, il WBCSD segue due principali linee d’azione. La prima consiste nel lavorare con diversi interessati all’interno di gruppi di lavoro nell’ambito di progetti in campo sociale, ambientale o della divulgazione dei dati. L’altra, che consiste nell’approfittare del suo statuto di organo consultivo delle Nazioni Unite, mira a riunire le imprese in modo che possano far sentire la propria voce durante i processi, le tavole rotonde e le negoziazioni nell’ambito del G20, delle Nazioni Unite, dell’EU, della Convenzione sulla diversità biologica o di Rio +20.
«Per dirla in modo provocatorio, le imprese non sono contro tutto ma hanno delle soluzioni e degli approcci pragmatici da proporre. Ci sono delle imprese che pensano che la "regolamentazione intelligente" e gli "obiettivi intelligenti" abbiano un ruolo importante da giocare». E Veglio insiste: «Si tratta di appelli e non di lobbismo, ad esempio non ci inseriamo nei dibattiti del Parlamento svizzero ma su questioni più sistemiche che vengono affrontate a livello multilaterale».
Imprese e ONG: amiche o nemiche?
Gli OSS sono considerati come IL quadro di riferimento in base al quale dev’essere articolato il dialogo multipartitico. A questo proposito, com’è visto il ruolo delle ONG da parte delle imprese?
Secondo il WBCSD sotto due punti di vista: da una parte le loro conoscenze, il loro savoir-faire e i decenni di esperienza sul campo permettono loro di esprimere dei punti di vista che rispecchiano «un forte senso delle realtà». Dall’altra, in quanto "critical friends", le ONG sono il radar, la voce critica, in un impegno costruttivo, o addirittura in vere e proprie campagne, che spinge le imprese a fare di più.
Grazie ai dati, alla tecnologia e ai social media, i costi di transazione per scoprire cosa accade realmente sul campo sono quasi nulli. «Allora perché un’impresa dovrebbe lanciarsi in qualcosa che non è credibile? Per rispondere al rischio di "lavaggio arcobaleno" (rainbow-washing), chiediamo alle nostre imprese di mantenere la propria credibilità e di prendere sul serio le critiche delle ONG».
Vincenti e perdenti della «corsa alla sostenibilità»
Per permettere alle imprese di (ri)orientare le loro attività verso lo sviluppo sostenibile è necessario sviluppare delle metodologie e degli strumenti. «Le imprese non dovrebbero entrare in concorrenza tra loro sui mezzi ma sui risultati. Dovrebbero mettersi d’accordo sul metodo e che vinca il migliore! In questa "corsa alla sostenibilità" ci saranno dei vincitori e dei perdenti». Che cosa faremo con quelli che rimarranno indietro? Si tratta di mezzi di sussistenza, redditi e settori che possono essere minacciati per quanto riguarda il diritto di esercitare la loro attività (licence to operate). Bisogna pertanto integrare nella transizione degli "ammortizzatori", degli elementi di giustizia, equità, compensazione, ecc. «Ed è qui che dobbiamo impegnarci con i governi ed essere pronti a rispondere alle domande delle ONG: dove sono i soldi per questo? Come comunicate i vostri dati sulle imposte? Come pagate i vostri dipendenti?»
Degli strumenti di misura
Aspettarsi che le imprese contribuiscano agli OSS è una cosa, essere in grado di misurare il loro effettivo impatto è un’altra. Come sviluppare gli strumenti adatti? Chi deve fare cosa?
Secondo Filippo Veglio due esempi dimostrano che sono possibili più approcci: uno, "incentrato sulle imprese" (business driven), e l’altro "incentrato sulle politiche" (policy driven).
Il Protocollo dei gas a effetto serra (GHG Protocol), un metodo sviluppato 15 anni fa per il WBCSD in collaborazione con il World Resources Institute, ha visto un certo numero d’imprese riunirsi con degli esperti per esaminare il modo migliore di divulgare le proprie emissioni di CO2. Si tratta di un esempio di procedura volontaria che ha permesso di sviluppare delle metodologie comuni, accettate dalle imprese e dai governi.
Un altro esempio riguarda il ruolo delle banche centrali nella regolamentazione relativa ai rischi sistemici legati ai cambiamenti climatici. Mark Carney, Governatore della Banca d’Inghilterra, aveva parlato della "tragedia dell’orizzonte" e dell’incapacità di definire gli impatti dei cambiamenti climatici sugli attivi, sugli investimenti, sulle politiche delle imprese e quindi i rischi sistemici sul sistema finanziario e come risultato i rischi di attivi bloccati (stranded assets), di enormi svalutazioni, ecc.
Si tratta di un approccio diverso, la pressione viene "dall’alto" e mira a creare una divulgazione delle informazioni di tipo finanziario legate al clima. Il WBCSD è intervenuto in quanto coordinatore per tradurre le linee guida della Task Force on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) a livello settoriale.
Compensare gli impatti negativi con dei contributi positivi?
Le imprese sono incoraggiate a potenziare il loro contributo positivo agli OSS e allo stesso tempo a ridurre il loro impatto negativo, soprattutto per quanto che riguarda i diritti dell’uomo. L’SDG Compass - uno sforzo collaborativo tra la Global Reporting Initiative (GRI), il Patto mondiale delle nazioni unite e il WBCSD -, sottolinea il fatto che la responsabilità di rispettare i diritti umani non può essere compensata con degli sforzi di promozione dei diritti dell’uomo o dello sviluppo sostenibile. Si tratta qui di questioni fondamentali, ad esempio per quanto riguarda il lavoro minorile.
Filippo Veglio ricorda che dal punto di vista ambientale, sono aperte numerose discussioni su come instaurare dei meccanismi di compensazione, dal piantare alberi all’avviare strategie che permettano di compensare le emissioni o gli inquinamenti. «Dal punto di vista sociale, non c’è alcuna compensazione per le sfide sistemiche alle quali si è confrontati nelle proprie catene d’approvvigionamento. Le imprese devono individuare le sfide alle quali sono confrontate a livello dei prezzi, delle condizioni di produzione, dei salari, delle condizioni di lavoro o dei loro fornitori».
Conclusione:
Gli OSS esigono una profonda trasformazione dell’economia, per questo motivo alcune delle loro associazioni, come il WBCSD, lanciano dei chiari appelli all’azione e chiedono ad alcuni capi d’impresa di primo piano di rispondere positivamente. Ma le necessarie trasformazioni avverranno in tempo? L’asticella è posizionata abbastanza in alto? Alliance Sud seguirà da vicino gli sviluppi e proseguirà lo scambio critico con il WBCSD e altri rappresentanti dell’economia.
(traduzione:Sofia Reggiani)