Secondo Cassis, consigliere federale e capo del Dipartimento federale degli affari esteri, sarebbe sbagliato limitare il ruolo della Svizzera alla mediazione di pace o all'aiuto umanitario; Cassis vuole anche creare opportunità per le imprese svizzere e rafforzare i partenariati tra pubblico e privato. Segue l’intervista con il nostro esperto Laurent Matile sul ruolo controverso del settore privato nella cooperazione internazionale.
L'intenzione dichiarata dal Consiglio federale nella sua prima strategia per l'Africa subsahariana è quella di impegnarsi per gli interessi della Svizzera, compresi gli interessi economici e quelli delle sue imprese. Ciò è accettabile secondo lei?
È nell'interesse della Svizzera (e dei membri della comunità internazionale) contribuire a un'Africa stabile, pacifica e prospera che possa offrire ai suoi giovani, alle donne e alle minoranze delle prospettive per il futuro sotto forma di lavori dignitosi. Allo stesso tempo, è fondamentale permettere anche alle popolazioni svantaggiate una maggiore partecipazione alle decisioni politiche, economiche e sociali.
Ci rallegriamo quindi del fatto che la cooperazione svizzera miri soprattutto a sostenere la pace e la sicurezza e a promuovere i diritti umani, e che la Svizzera continui a impegnarsi per la democrazia e lo Stato di diritto e sostenga le iniziative della società civile in questi settori. Questi obiettivi servono anche gli interessi delle imprese svizzere che desiderano investire in questi Paesi o esportarvi prodotti o servizi. Un ambiente economico stabile, dove lo stato di diritto e la protezione dei diritti umani sono garantiti, è infatti una condizione imprescindibile per lo sviluppo economico sostenibile e la prosperità.
Non ci si dovrebbe invece concentrare esclusivamente sul rafforzamento dell'economia locale?
Una logica binaria non serve a nulla: le politiche della Svizzera, compresa la sua politica economica estera, devono invece essere coerenti e al servizio dello sviluppo sostenibile. Crediamo che la promozione delle imprese locali nei Paesi prioritari della cooperazione internazionale (CI) della Svizzera debba rimanere una priorità.
Il sostegno all'imprenditoria locale, alle PMI - in quanto spina dorsale di ogni economia - con particolare attenzione a un’istruzione che sia di qualità per i giovani e per la loro formazione professionale, è uno strumento importante nella lotta contro la disoccupazione. E in tema di parità, anche l’accesso al mercato del lavoro per le donne e per le minoranze deve essere sostenuto.
Che ruolo ha il settore privato svizzero nel rafforzare l'economia locale? L'impegno è auspicabile e se sì, a quali condizioni?
Ci aspettiamo che le aziende svizzere assicurino una corporate governance responsabile - rispettando le linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali e i principi guida dell'ONU su affari e diritti umani.
In particolare, esse devono:
- rispettare i diritti umani;
- non danneggiare l’ambiente;
- creare posti di lavoro decenti;
- versare un giusto contributo fiscale e, in particolare, porre fine alle pratiche aggressive di trasferimento dei profitti nei paradisi fiscali
- non essere corrotte.
Inoltre, le aziende devono fare investimenti a lungo termine (cioè evitare investimenti puramente speculativi o a breve termine) e aiutare a costruire legami con le imprese locali. Questo con l'obiettivo di fornire opportunità commerciali al settore privato locale e contribuire così alla diversificazione del tessuto economico dei Paesi africani.
Oltre ai contatti con i rappresentanti del governo, sarebbe auspicabile che il consigliere federale Cassis cercasse il dialogo con i sindacati e la società civile per conoscere la loro posizione e le loro richieste riguardo al contributo delle imprese svizzere allo sviluppo economico dei paesi in cui la CI svizzera è attiva.
(Traduzione: Valeria Camia )