I negoziati sono tuttavia difficili e nessun compromesso sembra profilarsi sui punti chiave. Tre settimane supplementari di trattative dovrebbero portare ad una svolta. Analisi dei principali punti critici.
La conferenza di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo (FdS) dovrebbe indicare come finanziare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) che sono al centro della futura agenda post-2015. Saranno adottati durante l’Assemblea generale dell’ONU in settembre.
Punto critico 1: come si articolano il finanziamento dello sviluppo e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile?
I paesi industrializzati - Unione europea in testa - vedono il finanziamento dello sviluppo come una parte integrante dell’agenda post-2015. La conferenza d’Addis Abeba deve, secondo loro, fornire le risorse per realizzare gli ambiziosi OSS, precisare l’obiettivo 17 (“Rafforzare gli strumenti di implementazione”) e quasi preannunciare la sua realizzazione.
Non è quello che pensava il G77, che raggruppa i paesi emergenti ed in via di sviluppo, che spera di tenere aperta la possibilità di negoziare fino a settembre alcune opzioni di realizzazione degli OSS. Inoltre, la conferenza dell’ONU sul finanziamento dello sviluppo rappresenta un ambito universale per dibattere di temi che i paesi ricchi discutono volentieri tra di loro, come per esempio in seno all’OCSE. Se, nel futuro, esisterà solo un unico processo comune da seguire per l’insieme dell’ambito dell’agenda post-2015 degli OSS, così come caldeggiato dall’Unione europea e dalla Svizzera, i paesi del G77 temono che le tematiche tradizionali del finanziamento dello sviluppo perderanno la loro specificità. Questa paura è comprensibile vista l’estensione tematica dello spettro degli OSS, che vanno dall’accesso alle energie pulite alla protezione degli oceani. È per questo motivo che il G77 chiede un «sì» chiaro ad una quarta conferenza sul finanziamento dello sviluppo.
Oltre a questa questione fondamentale di procedura, vi sono altri due punti cruciali di contenuto che si sono cristallizzati nei negoziati. Se non si troverà il modo di risolverli, la controversia rischia di continuare al vertice ONU. Questo, senza parlare dei blocchi politici nei negoziati sul clima, che potrebbero ancora aumentare.
Punto critico 2: un organo inter-governativo sulle questioni fiscali
La disputa verte anche sul sapere come generare entrate fiscali al servizio dello sviluppo. I paesi industrializzati vedono un grande potenziale nella mobilizzazione delle imposte nazionali. Amministrazioni fiscali efficaci potrebbero dare un contributo importante negli ambiti della formazione, della sanità e della lotta contro la povertà. È anche per questo che paesi come la Svizzera vi vogliono anche investire soldi dello sviluppo e rinforzare le istituzioni corrispondenti.
Questo è sicuramente importante ma distoglie l’attenzione lontano dallo scandalo dell’ottimizzazione e dell’evasione fiscale internazionali. Ogni anno, queste pratiche fanno perdere - secondo le stime - tra i 170 e i 280 miliardi di dollari di entrate fiscali ai paesi in sviluppo. Questi ultimi hanno quindi ragione a mettere fine a questi flussi di denaro. Sono convinti che, per questo, sia necessario un organo inter-governativo con i mezzi necessari ed un mandato adatto. La Germania ha segnalato che sarebbe pronta a sostenere finanziariamente maggiormente il comitato esistente, senza che si debba per forza estendere il suo mandato.
Per il G77 questo non basta: insiste perché la collaborazione in materia fiscale non sia più un dominio riservato all’OCSE. Questo club esclusivo di paesi ricchi industrializzati dirige attualmente le iniziative internazionali contro l’evasione e la sottrazione fiscali. I paesi in sviluppo non partecipano ai processi decisionali. Il nuovo organo da creare dovrebbe invece garantire un diritto di parola uguale per tutti i paesi.
Punto critico 3: procedura regolata di ristrutturazione del debito
Il G77 ed i paesi industrializzati si oppongono diametralmente su un altro tema. I paesi in sviluppo chiedono da molto tempo una procedura regolata per la ristrutturazione del debito. Dal momento in cui gli Stati non possono dichiarare fallimento, le situazioni d’indebitamento senza speranza si trascinano da troppo tempo. Gli Stati sono costretti a prendere nuovi crediti per servire i loro vecchi debiti e questo accelera sempre più la spirale dell’indebitamento. Se esistesse un meccanismo equo e trasparente d’insolvenza, questi fondi potrebbero essere liberati per progetti di sviluppo sostenibile.
Nel settembre 2014, l’ONU ha posto le basi per i negoziati verso un quadro giuridico multilaterale sulla ristrutturazione dei debiti statali. I paesi in sviluppo esigono che la necessità di una tale procedura sia confermata ad Addis Abeba. Tuttavia, specialmente gli Stati Uniti, vi si oppongono. Essi credono che tocchi al Fondo monetario internazionale (FMI) ed all’OCSE continuare a condurre i dibattiti. Vista la ripartizione dei diritti di voto, gli USA hanno, di fatto, un potere di veto nel FMI.
Anche la Svizzera rifiuta la menzione di una procedura dell’ONU nel documento finale. Con questa posizione, la Svizzera non mette in pericolo solo la conferenza di Addis Abeba. In effetti, se i paesi industrializzati non fanno concessioni alle rivendicazioni del G77 su almeno uno dei due punti cruciali del contenuto, questo renderà ancora più difficili i negoziati sul clima.
Un contenzioso costante: il volume dell’aiuto pubblico allo sviluppo
La discordia regna anche in altri ambiti. Tra questi, il volume ed il ruolo dell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS). I paesi industrializzati desiderano utilizzarlo maggiormente come leva per mobilizzare risorse private e nazionali. I paesi in sviluppo vedono questo con scetticismo. Il mantenimento dell’APS continua a giocare per loro il ruolo centrale nel finanziamento dello sviluppo. Chiedono in particolare che la promessa - fatta da decenni - di aumentare l’aiuto allo sviluppo allo 0.7% del reddito nazionale lordo, sia infine realizzata, al più tardi entro il 2020. Se i paesi industrializzati sono d’accordo di riaffermare questo obiettivo, rifiutano di legarsi le mani con un termine vincolante.
In breve, un progetto corretto di documento finale, dovrebbe esser pronto a fine giugno per la conferenza di Addis Abeba. Il tempo stringe per accordarsi sui punti centrali. Per Alliance Sud, tocca ora ai paesi industrializzati dimostrare che sono pronti a sostenere i paesi in sviluppo nella realizzazione degli OSS. Questo implica fare un passo nella direzione dei paesi in via di sviluppo, in almeno una delle loro rivendicazioni chiave: la lotta internazionale contro l’evasione e la sottrazione fiscali, o lo sdebitamento. Questo richiederà anche la concessione dei mezzi finanziari. Tali concessioni permetterebbero anche di ridurre la tensione sull’indipendenza del processo del finanziamento dello sviluppo. Se essi figurano in maniera soddisfacente nel documento finale di Addis Abeba, il G77 potrebbe accettare quest’ultimo come piano d’applicazione degli OSS.
pubblicato su La Regione, Traduzione Daisy Degiorgi