I paesi in sviluppo esigeranno dai paesi industrializzati un maggiore sostegno nella lotta contro l'evasione fiscale ed i trasferimenti degli utili delle multinazionali. A settembre 2015, l’ONU intende fissare nuovi Obiettivi globali di sviluppo sostenibile (OSS). I pre-negoziati nell’ambito del Gruppo di lavoro aperto sono sfociati in un catalogo ambizioso di 17 obiettivi principali con molti sotto-obiettivi allegati, riferiti con uguale forza agli aspetti economici, sociali ed ambientali dello sviluppo sostenibile. Non è ancora noto se questi obiettivi verranno attenuati entro la fine delle discussioni. Diversi paesi hanno già annunciato la loro opposizione ad alcune proposte.
Un'altra questione aperta riguarda il finanziamento di questi obiettivi futuri. Cosa certa è che i costi della loro applicazione supereranno le capacità proprie dei paesi più poveri. È per questo che i paesi del Sud hanno ottenuto che ad Addis Abeba (Etiopia) si inizi già nel luglio 2015, due mesi prima della chiusura dei negoziati sugli OSS, una conferenza dell’ONU di alto livello sul tema del finanziamento dello sviluppo. Uno scopo essenziale di questo vertice riguarderà la conferma dei paesi industrializzati del loro impegno ad investire lo 0,7 per cento del loro reddito nazionale lordo nell’aiuto pubblico allo sviluppo e la relativa definizione di un nuovo calendario vincolante. Questo obiettivo dello 0,7 per cento avrebbe dovuto già essere raggiunto nel 2015.
Fonti innovative e flusso sospetto
Da parte loro, i paesi industrializzati spingeranno probabilmente soprattutto le misure utili alle loro proprie multinazionali e alle persone private fortunate. Si tratta per esempio della costituzione di fondi per finanziare la creazione d’imprese nei paesi in sviluppo. La discussione verterà anche sulle garanzie pubbliche per i rischi legati agli investimenti di multinazionali nei paesi in sviluppo considerati come politicamente fragili o economicamente a rischio.
Il problema di queste misure è che incoraggiano solamente il settore privato. I beneficiari certamente includono le imprese nazionali dei paesi in sviluppo, ma il finanziamento di servizi pubblici essenziali come l'educazione, la salute, la costruzione e la manutenzione d’infrastrutture non è assolutamente coperto. Per questi compiti statali centrali, i paesi in sviluppo hanno urgente bisogno di entrate pubbliche più elevate.
Un altro tema centrale della conferenza di Addis Abeba riguarderà i flussi finanziari sospetti che, ogni anno, amputano di miliardi di franchi i bilanci dei paesi in sviluppo. Si tratta di trasferimenti di fortune su conti esteri, che servono all’evasione fiscale o alla dissimulazione della corruzione e di altre attività illegali. L'ammontare di queste transazioni supera di parecchio l’aiuto pubblico dei paesi industrializzati. A questo si aggiungono i trasferimenti degli utili delle multinazionali verso i paradisi fiscali. E' essenziale porre fine a queste pratiche per sostenere i paesi toccati nel finanziamento degli OSS.
La Svizzera sotto i riflettori
La Svizzera è direttamente coinvolta in quanto principale piazza finanziaria al mondo nel settore bancario privato off-shore. Ha certamente fatto qualche progresso, ma diversi progetti di legge a favore dei paesi in sviluppo sono ancora in discussione in Parlamento:
- I fondi dei potentati. Sulla scena internazionale, la Svizzera ha sempre la sospetta reputazione di essere un rifugio per le fortune illecite. Le lacune legislative sul riciclaggio di denaro così come la scarsissima applicazione da parte di alcune banche dell’obbligo di diligenza, hanno come risultato il continuo sbarco di questi fondi in Svizzera. I milioni di averi - bloccati nel frattempo - dell'entourage del deposto presidente ucraino Janukowitsch ne sono l'esempio più recente.
La Svizzera ha fatto progressi innegabili negli ultimi anni in relazione al congelamento e alla restituzione di questi fondi. Dopo la caduta di dittatori stranieri, la Svizzera è ogni volta tra i primi paesi a congelare la loro fortuna. La Svizzera, d’altronde, sostiene fortemente i paesi d’origine nella formulazione delle domande di assistenza giudiziaria, necessarie per la confisca e la restituzione dei fondi. Una nuova legge, che sarà trattata nel 2015 dalle Camere federali, dovrà dare a queste pratiche una solida base legale.
- Evasione fiscale. La Svizzera fatica sempre nell’adottare le misure richieste contro l'evasione fiscale dei paesi in sviluppo. L’applicazione dell'obbligo (2009) di offrire un’assistenza fiscale amministrativa estesa a tutti i paesi interessati, si trascina da tempo. L'elenco dei paesi ai quali la Svizzera è pronta a trasmettere le informazioni bancarie necessarie in caso di fondato sospetto di evasione fiscale, oggi comprende solo sette paesi in sviluppo, a fianco di molti paesi industrializzati.
In questo senso è confortante che il Consiglio federale abbia messo in consultazione in ottobre una legge che dovrebbe porre rimedio a queste carenze. Il progetto legale prevede l’estensione unilaterale dell’assistenza amministrativa allargata a circa 50 altri paesi in sviluppo. L'ideale - politicamente, ahimè, senza speranza - è che il Consiglio federale offra loro nel contempo lo scambio automatico d’informazioni. Questo aiuterebbe le autorità fiscali dei paesi in sviluppo a individuare gli eventuali casi di frode.
- Privilegi fiscali. Per combattere le pratiche d’evasione fiscale delle multinazionali bisogna abolire i privilegi fiscali offerti dai cantoni alle holding e alle altre società a regime fiscale speciale. Fortunatamente, questo è previsto nell’ambito della riforma dell’imposizione delle imprese III, attualmente in fase di consultazione. Così come avevamo mostrato nell'ultimo numero di GLOBAL + (53/2014), il Consiglio federale prevede tuttavia di creare nuove opportunità per incitare le imprese a trasferire i loro utili esteri in Svizzera esentasse. Contrariamente ai privilegi accordati alle holding, le misure previste - licence boxes e tagli fiscali generali - sarebbero, comunque, conformi alle norme dell’OCSE.
Senza nuovi meccanismi di finanziamento, gli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile rimarranno castelli in aria. E’ per questo che la Svizzera dovrebbe impegnarsi ad Addis Abeba per misure concrete contro l'evasione fiscale di persone private ed il trasferimento degli utili delle multinazionali dettati da motivi fiscali. Chiaramente, la Svizzera ha anche molto lavoro da fare sulla sua politica interna.
Traduzione Simonetta Delfi
(pubblicato sul Giornale del Popolo)