1. Cosa ha portato alla fondazione della AIIB?
Fondata su iniziativa della Cina nel gennaio 2016 e dotata di un capitale iniziale di 100 miliardi di dollari, la Banca Asiatica d'Investimento per le infrastrutture (AIIB) dispone di un potere finanziario nettamente inferiore a quello delle istituzioni finanziarie cinesi. A titolo di esempio, la Export-Import Bank of China concede ogni anno un volume notevolmente superiore di prestiti. Più importante è il valore simbolico e geostrategico della AIIB, perché con essa Pechino si trova, per la prima volta, a capo di un’istituzione finanziaria multilaterale. La Cina può quindi ora promuovere un multilateralismo di cui definisce le regole del gioco.
La rappresentazione insufficiente dell’Impero di Mezzo nelle istituzioni di Bretton Woods (Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale), dominate dagli Stati occidentali, e nell’Asian Development Bank, dominata dal Giappone, potrebbe aver incitato Pechino a fondare la AIIB. È anche probabile che Pechino consideri una propria banca di sviluppo un mezzo più appropriato per esercitare la sua influenza invece di un approccio unilaterale fondato su un potere puramente economico.
La fondazione della AIIB è stata una vittoria diplomatica per Pechino. Gli Stati Uniti del presidente Obama avevano chiesto con insistenza alle nazioni europee e al Giappone di non aderire alla AIIB. Ma il partner più vicino di Washington, il Regno Unito, è stata la prima nazione europea ad entrare a far parte della AIIB nel marzo 2015. Poco dopo, la Germania, la Svizzera e altri paesi europei ne hanno seguito l’esempio. La speranza di una posizione comune del G7 è dunque andata in frantumi. Nel frattempo, la AIIB è arrivata a contare 56 paesi membri, e altre nazioni sono candidate all’adesione.
2. Qual è il ruolo degli Stati membri “non regionali”?
Gli Stati europei giustificano la loro adesione con la volontà di esercitare fin dall’inizio un’influenza positiva sull’istituzione e di impegnarsi a favore di migliori norme ambientali e sociali. Bisognerà vedere se ci riusciranno a medio e lungo termine. A corto termine, si può constatare un’apertura della AIIB al dialogo con la società civile internazionale, come si aspettavano i governi occidentali. Incaricata di curare l’immagine della AIIB, la società internazionale di relazioni pubbliche Saatchi & Saatchi apprezzerà.
L’adesione dei paesi europei ha certamente contribuito all’attribuzione alla AIIB dell’ambito rating AAA da parte delle tre grandi agenzie di rating internazionali durante l’estate 2017. Questo conferisce alla AIIB il grado di solvibilità più elevato, permettendole così di prendere in prestito dei fondi sui mercati internazionali dei capitali a condizioni vantaggiose e di ampliare il suo futuro volume di crediti. Questo dato è tanto più significativo se si considera che le finanze dei tre principali Stati membri (Cina, India e Russia) non beneficiano di un rating AAA. Ma cosa si sa degli altri tipi di rischi, come la governance e l’impatto sociale e ambientale, che dovrebbero essere presi in conto dalle agenzie di rating? Su questo tema esse si trovano su un terreno incerto, visto che la AIIB non è attiva da sufficiente tempo per fornire un’immagine al riguardo.
Finora, la AIIB ha essenzialmente partecipato a dei cofinanziamenti di progetti ai quali si applicano le norme dell’istituzione finanziaria leader. I rischi della AIIB saranno esposti soltanto quando essa disporrà di un proprio portafoglio.
3. Cosa significa lo slogan dell’AIIB «Lean, Green & Clean»?
La AIIB si presenta come un nuovo tipo di banca, per il XXI secolo, che finanzia dei progetti ecologici (green), dai costi per il personale limitati (lean) e con nessuna tolleranza per la corruzione (clean). Una parte di questa “snellezza” (lean) consiste nell’assenza di un consiglio di amministrazione con una sede permanente; questo ha lo scopo di limitare la burocrazia ma, allo stesso tempo, impedisce ogni tipo di sorveglianza. Due rappresentanti europei siedono nel consiglio di 12 persone, ma i poteri di questo organo non sono finora definiti in modo chiaro. L’incertezza regna quindi sul margine di autonomia di cui gode il presidente della AIIB per approvare crediti e linee politiche.
La AIIB intende limitare il suo personale e approvare i progetti più rapidamente delle altre banche di sviluppo. Ma sono soprattutto gli investimenti nelle infrastrutture che provocano frequentemente dei trasferimenti forzati e presentano numerosi rischi ambientali e sociali. Resta ancora da vedere come un numero ridotto di collaboratori – obbligati ad essere efficaci – sarà in misura di valutare e di sorvegliare la qualità dei progetti.
4. Come valutare le norme climatiche e i criteri ecologici generali della AIIB?
La AIIB ha pubblicato la sua strategia climatica nel giugno 2017. Essa fa riferimento all’Accordo di Parigi, all’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile dell’ONU e all’iniziativa Sustainable Energy for All. Se si può accogliere favorevolmente questi riferimenti e l’esclusione - perlomeno provvisoria - dell’energia nucleare, il fatto di non escludere il finanziamento di progetti petroliferi e legati al carbone, così come quelli per le grandi dighe, si rivela problematico. A questo proposito, la AIIB evidenzia che terrà conto dei bisogni di chi beneficia dei suoi prestiti.
Le norme ecologiche e sociali della AIIB sono definite nell’Environmental & Social Framework (ESF), il quale è flessibile e presenta delle lacune importanti. I debitori devono ad esempio soddisfare le condizioni della banca «secondo modalità e termine giudicati accettabili dalla banca». Ciò che la AIIB intende per accettabile non è però espresso chiaramente. Inoltre, queste normative possono essere rimpiazzate da quelle dei clienti, quindi dalle norme ecologiche e sociali spesso molto poco esigenti dei paesi che desiderano ottenere un prestito.
Al momento mancano due pilastri fondamentali che dovrebbero fare parte della strategia climatica e della politica ambientale: delle linee direttrici in merito all’accesso pubblico alle informazioni sui progetti e quelle relative a un meccanismo di ricorso. Questi due elementi sarebbero in corso di elaborazione. L’accesso pubblico all’informazione, la libertà di associazione e di espressione sono temi politicamente sensibili in Cina e in numerosi paesi debitori, in cui le attività delle ONG sono spesso perseguitate e criminalizzate.
La AIIB non può essere intesa come un’entità separata dagli interessi economici e geopolitici della Cina. Un attento monitoraggio delle sue attività da parte degli Stati membri e della società civile è quindi necessario.
La Svizzera e la AIIB
mh. La Svizzera ha costituito in seno alla AIIB un gruppo di voto comprendente Regno Unito, Polonia, Svezia, Norvegia, Danimarca e Islanda, di cui detiene attualmente la vice-presidenza. I contributi della Svizzera alla AIIB sono stati, finora, finanziati dal budget della cooperazione allo sviluppo. Quest’utilizzazione discutibile dei fondi per lo sviluppo ha provocato delle forti reazioni al Parlamento federale. Numerosi parlamentari ritengono che l’adesione della Svizzera alla AIIB è utile soltanto alle relazioni economiche esterne con la Cina. Il Consiglio federale ha ribattuto che la AIIB contribuirà allo sviluppo sostenibile in Asia, dove vive il più grande numero di persone povere e molto povere del pianeta. Inoltre, rappresenterebbe un utile complemento alle banche mondiali di sviluppo multilaterali esistenti. Queste affermazioni non sono per il momento confermate. La maggior parte dei crediti accordati dalla AIIB riguarda dei progetti in Egitto e Oman. I paesi asiatici che hanno un alto tasso di povertà non rappresentano che un parte minima nel portafoglio della banca. Inoltre, a questo proposito la AIIB collabora principalmente con il Gruppo della Banca mondiale, non avendo quindi un ruolo complementare alle altre banche.
L’autrice Korinna Horta è responsabile del dossier “istituzioni finanziarie internazionali” presso l’ONG tedesca « urgewald e.V. »
Pubblicato il 27.10.2017 su La Regione
(Traduzione : Barbara Rossi)