Chi teme le ONG? (parte 1)

Test di ammissione scritto presso la HSG di San Gallo per i candidati stranieri. Anche la società civile svizzera è messa alla prova, anche se ha superato da tempo il test della democrazia.
20.4.2021
Articolo global
In novembre, l'Iniziativa per multinazionali responsabili è stata respinta di poco dalla maggioranza dei Cantoni. Le associazioni economiche conservatrici hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Ma il contraccolpo non si è fatto attendere ...

Raramente un'iniziativa popolare ha fatto tanto scalpore come quella delle multinazionali responsabili. Già mesi, se non anni prima della votazione, i giornali ne parlavano regolarmente; le bandiere arancioni e le molteplici attività di numerosi comitati locali le avevano conferito visibilità tra la popolazione. Per la prima volta nella storia politica svizzera, un'ampia coalizione di 130 Organizzazioni non governative - ONG, numerosi rappresentanti delle Chiese e dell'economia, parlamentari di tutti i partiti politici e migliaia di volontari si sono uniti per perseguire lo stesso scopo. Anche se alla fine l'iniziativa non è riuscita a conquistare la maggioranza dei Cantoni, ha comunque dimostrato ciò che la società civile e soprattutto le ONG possono ottenere quando uniscono le loro forze. Tuttavia, quello che si potrebbe interpretare come segnale positivo di una democrazia vivace e di una popolazione interessata sembra non piacere a tutti.

I liberali vogliono vietare la politica alle ONG

Ancora prima della votazione, Ruedi Noser (consigliere agli Stati PLR e tra i primi oppositori dell'iniziativa) aveva presentato una mozione che chiede alla Confederazione di esaminare se le condizioni dell'esenzione fiscale per le organizzazioni di pubblica utilità (cioè le ONG) che perseguono obiettivi politici sono ancora soddisfatte o se l'esenzione fiscale deve essere revocata. Nella sua risposta, fondata su basi giuridiche, il Consiglio federale propone tuttavia di respingere la mozione. Innanzitutto, specifica le attività che promuovono l'interesse generale, cioè «l'assistenza sociale, l'arte e le scienze, l'insegnamento, la promozione dei diritti umani, la protezione del paesaggio, della natura e degli animali nonché l'aiuto allo sviluppo». Sottolinea inoltre che nel caso delle «organizzazioni esentate da imposte, possono crearsi anche legami con temi politici (ad esempio nel caso delle organizzazioni impegnate nella tutela dell'ambiente, dei disabili, della salute, dei diritti umani, ecc.)». Il Consiglio federale precisa anche che «il sostegno materiale o ideale di iniziative o referendum non si oppone all'esenzione fiscale». La mozione sarà dapprima discussa in seno alla Commissione dell'economia e dei tributi del Consiglio degli Stati (CET-CS) e poi verrà riesaminata nello stesso Consiglio degli Stati.

In seguito alla votazione sull'iniziativa per multinazionali responsabili si è scatenata una tempesta in Parlamento, che ha generato tutta una serie di interrogazioni, interpellanze, postulati e mozioni che mettono in discussione il ruolo politico delle ONG. Per esempio, la consigliera nazionale Elisabeth Schneider-Schneiter (PPD) ha presentato un postulato per chiedere al Consiglio federale di redigere un rapporto che indichi quali attività delle ONG vengono finanziate con quali fondi e su quali basi giuridiche, nonché quali rappresentanti politici siedono negli organi direttivi di queste ONG. Motivazione della richiesta: «le organizzazioni di aiuto allo sviluppo si occupano sempre più spesso di politica di sviluppo in Svizzera invece di fornire assistenza concreta all'estero». Inoltre, una mozione del consigliere nazionale Hans-Peter Portmann (PLR) chiede al Consiglio federale di esaminare l'opportunità di fornire un sostegno statale ai progetti di cooperazione internazionale di ONG che hanno partecipato a campagne politiche e di interrompere, se è il caso, tali sovvenzioni.

Sembra che questi interventi parlamentari cerchino di evitare un dibattito critico sul ruolo politico delle associazioni e dei think tank vicini al mondo economico, che in qualità di attori non governativi fanno pur parte delle ONG. Solo le ONG nell’ambito della cooperazione allo sviluppo sono infatti esplicitamente menzionate. Tuttavia, il finanziamento delle attività politiche di ONG con fondi della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) è sempre stato escluso per contratto. È ovvio che la Confederazione non voglia investire denaro pubblico in campagne politiche, però un divieto politico generale per le ONG che ricevono finanziamenti federali sarebbe non solo assurdo, ma anche particolarmente problematico.

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