La dichiarazione d’amore alle organizzazioni non governative (ONG), da parte del Consiglio federale, è giunta poco prima della sessione primaverile. Rifiutando la mozione del consigliere nazionale Hans-Peter Portmann (PLR), che voleva proibire alla Confederazione di concludere dei partenariati con delle organizzazioni di sviluppo che partecipano alle campagne politiche, il Consiglio federale ha infatti scritto: «Il lavoro delle ONG svizzere rappresenta un imprescindibile contributo all’attuazione della cooperazione internazionale (CI)». E ha inoltre aggiunto: «Una società civile forte e diversificata è un aspetto caratterizzante della cultura politica svizzera». Al tempo stesso ha ricordato i diversi vantaggi della collaborazione con le ONG: impegno a lungo termine, competenza, ampio radicamento e base di fiducia nella popolazione, lavoro in rete, promozione del volontariato e sensibilizzazione alle sfide correlate allo sviluppo sostenibile.
Siamo di fronte solo a belle parole? Il Dipartimento degli affari esteri ha limitato proprio l’importante lavoro di sensibilizzazione per l’Agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. A partire da quest’anno, i contributi ai programmi della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) non potranno più essere impiegati per l’educazione e la sensibilizzazione in Svizzera. Ciò è incomprensibile poiché, oltre al Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), numerose personalità e organizzazioni avvertono da anni che l’opinione pubblica svizzera ha una comprensione insufficiente delle interrelazioni mondiali e delle sfide della politica di sviluppo. Ed è anche per questo che le ONG continueranno a investire nel lavoro di educazione e di sensibilizzazione – ma senza più poter contare sul sostegno della Confederazione.
Gli attacchi politici del Parlamento contro le ONG non intaccano però la nostra fiducia: l’Iniziativa per multinazionali responsabili ha dimostrato in maniera eclatante l’effetto che la società civile svizzera può avere in seno all’opinione pubblica. Non sono i fondi pubblici che hanno permesso la partecipazione alla campagna di votazione, bensì il sostegno di migliaia di volontari impegnati e ben informati, attivi in tutto il Paese.
Un dato di fatto che dovrebbe accompagnarci anche in futuro, ad esempio quando si tratterà di lottare per una migliore protezione del clima o per un’equa distribuzione dei vaccini. Unita, la società civile può ottenere molto, anche se spesso sono necessari diversi tentativi, come nel caso dell’accettazione tardiva del diritto di voto alle donne in Svizzera concesso 50 anni fa. Oggi è più che mai necessaria una società civile forte: per un’efficiente cooperazione allo sviluppo, per delle regole del gioco propizie allo sviluppo nell’economia mondiale e per una democrazia vivace.
Pubblicato il 25 marzo 2021
Su Il Corriere del Ticino
(Traduzione Fabio Bossi)