«L’aiuto allo sviluppo rafforza la povertà» - con questo e con titoli simili, i media svizzeri hanno commentato l’eccellente ricerca del premio Nobel Angus Deaton. Così facendo, hanno ignorato, in genere, quanto Deaton ha veramente scoperto in merito ai legami tra aiuto allo sviluppo, «salute, ricchezza e le origini della disuguaglianza» (titolo del libro).
Un aiuto allo sviluppo mal concepito, come viene oggi fornito da alcuni stati ricchi nell’Africa subsahariana, dà, secondo l’analisi di Deaton, un pessimo risultato. In questa forma, scrive “il misuratore ingegnoso”, sarebbe meglio abolirlo, perché sostiene regimi che finanziano parti troppo importanti dei loro bilanci pubblici con gli aiuti, mettono gli uni contro gli altri i paesi donatori e si interessano soprattutto alla prosperità delle loro clientele. Questo aiuto rende difficoltoso uno sviluppo autonomo come dovrebbe avvenire in ogni paese ed in ogni società. Ma soprattutto, la maggiore parte degli aiuti favorisce i donatori più che i destinatari ed è cosa piuttosto nota che questi aiuti vengono distribuiti quali lubrificanti diplomatici a favore di interessi economici e geostrategici propri. Finora è stato così.
Questo risultato non è veramente sorprendente: si sovrappone in tanti punti, alle critiche di Alliance Sud nei confronti dell’ “aiuto” snaturato che viene praticato oggi in molti luoghi. Una cooperazione allo sviluppo sensata funziona diversamente: rafforza la società civile dei paesi in sviluppo e le consente di fare valere i propri diritti e ai governi di assumersi le loro responsabilità.
Trattamento impari
Colpisce che in certi luoghi vengano accettate solo le parti dell’analisi di Deaton che si inseriscono nella visione ideologica secondo la quale l’aiuto allo sviluppo sarebbe uno spreco di fondi pubblici. Deaton sottolinea ripetutamente che esiste un obbligo morale di fare qualcosa di veramente efficace contro la povertà e il sottosviluppo. E nel capitolo «Cosa dovremmo fare», Deaton specifica cosa intende: attraverso l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la Banca mondiale (BM), il Fondo monetario internazionale (FMI) e numerosi altri trattati internazionali, i paesi poveri e quelli ricchi sono strettamente collegati, sia a livello politico che economico. Quando gli interessi dei ricchi vengono toccati, per esempio nell’ambito della tutela dei brevetti, questi ultimi non esitano a difendere i loro privilegi con attività di lobbying aggressive.
Quale altro problema, il premio Nobel individua la mancanza di competenze tecniche nei paesi del Sud, cosa che non raramente conduce a sfavoreggiamenti nei loro confronti durante le commissioni e i negoziati. Deaton critica anche il fatto che alcuni regimi dubbiosi non solo ottengano aiuto, ma contemporaneamente gli si vendano pure armi. Questo denaro manca altrove e aumenta le possibilità di conflitti armati – con conseguenze fatali per lo sviluppo. Lo scozzese Angus Deaton, professore a Princeton (USA), ha ottenuto il premio Nobel per le sue ricerche empiriche, come la realizzazione di metodi affidabili per misurare il benessere o le connessioni tra reddito e livello di vita. Nel suo libro più recente, comprensibile anche ai non addetti ai lavori, Deaton giunge alla conclusione che, a livello globale, i parametri fondamentali del benessere sono di certo massicciamente migliorati negli ultimi decenni. Ma rivolge la sua attenzione a quelli che finora non ne hanno ancora potuto approfittare. E ne precisa le ragioni.
Daniel Hitzig, giornalista e responsabile Comunicazione di Alliance Sud, 079 238 39 31
(Pubblicato sul Corriere del Ticino il 23.01.2016) Traduzione Sonia Stephan