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Comunicato stampa
Volontari raccolgono 183’661 firme in 14 giorni
21.01.2025, Responsabilità delle imprese
In pochissimo tempo, oltre 10’000 persone volontarie in ogni parte del Paese hanno raccolto le firme per la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili. Questa raccolta da record mostra l’ampio sostegno all’iniziativa da parte della popolazione.

Comunicato stampa della Coalizione per multinazionali responsabili del 21 gennaio 2025.
Alliance Sud è membro della Coalizione per multinazionali responsabili.
Il 7 gennaio 2025, un ampio comitato di esponenti politici di tutti i partiti, nonché rappresentanti dell’economia e della società civile, ha lanciato la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili. L’Iniziativa obbliga multinazionali come Glencore a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro attività commerciali.
Nelle scorse due settimane, persone volontarie hanno organizzato oltre 1’000 bancarelle per raccogliere le firme necessarie nel più breve tempo possibile. In soli 14 giorni sono state raccolte 183’661 firme, che ora verranno vidimate.
Il Consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio, membro del comitato d’iniziativa, commenta: “Non ho mai visto una causa per la quale così tante persone si impegnano nel loro tempo libero. Nelle ultime due settimane ci sono state bancarelle di raccolta in tutta la Svizzera, nelle città e nelle valli. Il fatto che siano state raccolte 183’661 firme in soli 14 giorni è incredibile! Questo dimostra chiaramente quanto sia ampio il sostegno della popolazione all’Iniziativa per multinazionali responsabili”.
La Svizzera sarà ben presto l’unico Paese senza una legge sulla responsabilità d’impresa
Nel 2020, durante la campagna di voto sulla prima Iniziativa per multinazionali responsabili, il fronte contrario aveva espresso il proprio timore che la Svizzera avrebbe introdotto “regole di responsabilità uniche a livello globale”. Il Consiglio federale aveva promesso di adottare un approccio “armonizzato a livello internazionale” e di adoperarsi per creare “pari condizioni” per le aziende in Svizzera e nell’UE.
Tuttavia, sebbene diversi Paesi europei come la Germania e la Norvegia abbiano introdotto leggi sulla responsabilità d’impresa e l’Unione Europea abbia adottato una Direttiva sulla dovuta diligenza nella primavera del 2024, in Svizzera il dossier non si sblocca.
Gli scandali attuali mostrano la necessità di agire
Ad oggi, alcune multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali: che si tratti di una miniera di Glencore in Perù, che inquina vaste porzioni di territorio, di raffinerie dell’oro come quella di MKS Pamp, che importa oro di origine problematica in Svizzera, della multinazionale del trading di metalli IXM, che in Namibia lascia indietro 300'000 tonnellate di rifiuti altamente tossici o di alcune multinazionali nel settore del cacao, che ancora oggi traggono profitto dal lavoro minorile.
La nuova Iniziativa per multinazionali responsabili metterà fine a queste pratiche.
Ulteriori informazioni:
Giorgio Fonio, consigliere nazionale del Centro: 076 679 86 36
Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International Svizzera: 079 689 54 13
Matteo Quadranti, deputato PLR: 076 343 23 93
Comunicato stampa
La nuova iniziativa per multinazionali responsabili vuole impedire che la Svizzera rimanga al palo
07.01.2025, Responsabilità delle imprese
Un comitato ampio e trasversale, composto da personalità della società civile, del mondo imprenditoriale e appartenenti a tutti gli schieramenti politici, ha oggi presentato la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili. L’Iniziativa vuole che le multinazionali rispettino i diritti umani e gli standard ambientali.

Dietro la recinzione di sicurezza sorge Antapaccay, una gigantesca miniera di rame di proprietà della Glencore in Perù. Gli studi dimostrano che sta avvelenando l'aria, l'acqua e il suolo nel bel mezzo della terra indigena.
© Jacob Balzani Lööv
Comunicato stampa della Coalizione per multinazionali responsabili del 9 gennaio 2025.
Alliance Sud è membro della Coalizione per multinazionali responsabili.
Ad oggi, delle multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali: che si tratti di una miniera di Glencore in Perù, che inquina vaste porzioni di territorio, di raffinerie dell’oro come quella di MKS Pamp, che importa oro di origine problematica in Svizzera, della multinazionale del trading di metalli IXM, che in Namibia lascia indietro 300'000 tonnellate di rifiuti altamente tossici o di alcune multinazionali nel settore del cacao, che ancora oggi traggono profitto dal lavoro minorile. Il Consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio sottolinea: “Questi comportamenti nuocciono alla reputazione della nostra piazza economica e devono pertanto cessare”.
Esempi come questi dimostrano anche l’impatto insignificante del controprogetto alla prima Iniziativa per multinazionali responsabili. Questo era stato introdotto sostanzialmente su richiesta della lobby delle multinazionali e si concentra principalmente sull’obbligo di rendicontazione.
La Svizzera sarà ben presto l’unico Paese senza responsabilità d’impresa
Nel 2020, durante la campagna di voto sull’Iniziativa per multinazionali responsabili, il fronte contrario aveva espresso il proprio timore che la Svizzera avrebbe introdotto “regole di responsabilità uniche a livello globale”. Il Consiglio federale aveva promesso di adottare un approccio “armonizzato a livello internazionale” e di adoperarsi per creare “pari condizioni” per le aziende in Svizzera e nell’UE.
Tuttavia, sebbene diversi Paesi europei come la Germania e la Norvegia abbiano introdotto leggi sulla responsabilità d'impresa e l'Unione Europea abbia adottato una Direttiva sulla dovuta diligenza nella primavera del 2024, in Svizzera il dossier non si sblocca. Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International Svizzera afferma: “La Svizzera sarà presto l'unico Paese in Europa senza responsabilità d'impresa. Noi non vogliamo questo, ma un approccio coordinato a livello internazionale”.
L’Iniziativa stabilisce regole vincolanti per le multinazionali
L’Iniziativa “Per grandi imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” mira a obbligare le multinazionali svizzere a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro attività commerciali e a ridurre le emissioni dannose per il clima. Gli obblighi richiesti sono allineati agli standard internazionali in materia e alle nuove direttive europee; si applicano alle società con almeno 1’000 dipendenti e un fatturato pari o superiore a 450 milioni di franchi svizzeri. Nel settore sensibile e ad alto rischio delle materie prime, saranno interessate anche le grandi società che non superano queste soglie.
L’Iniziativa impone per esempio a Glencore di adottare finalmente misure per fermare i casi di inquinamento che da anni si protraggono intorno alla miniera di Antapaccay in Perù e di riparare i danni causati.
Per garantire che tutte le multinazionali rispettino le nuove regole, l'Iniziativa prevede che le persone i cui diritti umani sono stati violati possano chiedere un risarcimento presso un tribunale civile elvetico. Il rispetto delle regole sarà inoltre soggetto a controlli a campione da parte di un organo di vigilanza indipendente, come avviene in altri Paesi europei.
Il deputato PLR Matteo Quadranti commenta: “L'Iniziativa chiede l’attuazione di un principio scontato dello stato di diritto e profondamente radicato nella nostra società liberale: chiunque provochi un danno deve assumersi le proprie responsabilità”.
Il comitato d'Iniziativa ritiene importante avanzare una proposta pragmatica. Per tenere in considerazione il dibattito già svoltosi in Svizzera, nel nuovo testo d’Iniziativa sono dunque state fatte alcune concessioni a chi si opponeva alla prima Iniziativa per multinazionali responsabili. Contrariamente a quanto avviene nella normativa europea la proposta attuale esclude la responsabilità dei fornitori, mentre la questione dell’onere della prova è regolata in modo più aperto rispetto alla prima Iniziativa e le PMI non rientrano nell’ambito d’applicazione dell’Iniziativa.
L’obiettivo: raccogliere le firme in soli 30 giorni
L'Iniziativa è sostenuta da un comitato ampio e trasversale, composto da personalità della società civile, del mondo imprenditoriale e appartenenti a tutti gli schieramenti politici. Così come da migliaia di persone che hanno già appeso una bandiera per la prima Iniziativa per multinazionali responsabili e ora contribuiscono a raccogliere le 100’000 firme necessarie in soli 30 giorni. In tutta la Svizzera, volontarie e volontari hanno organizzato oltre 1'000 bancarelle nel mese di gennaio per raggiungere questo record di raccolta e inviare un segnale forte e inequivocabile: le multinazionali devono finalmente assumersi la responsabilità delle violazioni dei diritti umani e della distruzione dell'ambiente.
Ulteriori informazioni:
Giorgio Fonio, consigliere nazionale del Centro: 076 679 86 36
Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International Svizzera: 079 689 54 13
Matteo Quadranti, deputato PLR: 076 343 23 93
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Comunicato stampa
Insieme e più velocemente verso una Svizzera sostenibile
25.09.2024, Agenda 2030
17 personalità di spicco del mondo della scienza, dell'economia, delle giovani generazioni, dello sport, della cultura e della società civile, riunite sulla Piazza federale, chiedono di accelerare l'attuazione dell'Agenda 2030, sottoscritta dalla Svizzera 9 anni fa. Il nostro Paese è in preoccupante ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

© Martin Bichsel
Comunicato della Piattaforma Agenda 2030
Le personalità si basano sui risultati che hanno già ottenuto e promettono di fare il possibile per decidere e agire nell'interesse della sostenibilità. Rappresentano le migliaia di persone coinvolte nelle imprese, nelle istituzioni scientifiche e accademiche e nella società civile, che stanno già orientando le loro attività verso un'economia circolare, la protezione del clima e la riduzione delle disuguaglianze in particolare.
In occasione del “SDG Flag Day”, un cantante di jodel e un lanciatore di bandiere con i 17 SDG hanno ricordato al pubblico, nei pressi del Palazzo federale, che l'Agenda 2030 si iscrive nella nostra costituzione e nelle nostre tradizioni di vita.
L'appello lanciato il 25 settembre evidenzia sia i successi che le battute d'arresto: “La Svizzera sta facendo progressi in alcuni settori, ad esempio aumentando la parte di agricoltura biologica o sviluppando le energie rinnovabili. In altri settori si registra un regresso o una stagnazione: la povertà e le disuguaglianze aumentano in Svizzera e nel mondo, la diffusione di una mobilità senza barriere è in ritardo e la diversità delle specie si sta erodendo. Inoltre, il nostro Paese esporta una parte significativa del suo impatto sul clima, sull'ambiente e sui diritti umani: circa due terzi della nostra impronta sono generati all'estero”.
Christophe Barman, presidente della Federazione svizzera degli imprenditori e presente all'evento, ha dichiarato: “Sono convinto che (l'economia) debba essere la soluzione e muoversi attivamente verso la transizione. Mi impegno a catalizzare le imprese pionieristiche e a lavorare per creare condizioni quadro favorevoli all'imprenditoria responsabile”. Valérie d'Acremont, docente e medico responsabile di settore presso Unisanté, promette: “Mi impegno a continuare a lavorare in qualità di medico e professoressa, oltre che attraverso il mio impegno di attivista, per rendere i nostri sistemi sanitari più efficienti, sostenibili e robusti, rispettando i limiti del pianeta e garantendo l'equità tra le varie persone e regioni del mondo”. Eva Schmassmann, direttrice della Piattaforma Agenda 2030, aggiunge: “Lo sviluppo sostenibile è una sfida così vasta che richiede una grande collaborazione per non sentirsi sopraffatti. La Piattaforma mira proprio a rafforzare i legami nell'idea “Insieme siamo più forti∙e”.
Per ulteriori informazioni:
Eva Schmassmann, direttrice: 079 105 83 97
Sul sito web della campagna www.gemeinsam-fuer-die-sdgs.ch (tedesco) e www.ensemble-pour-les-odd.ch (francese).
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Articolo, Global
PCN dell'OCSE : I limiti del dialogo
09.10.2017, Responsabilità delle imprese
Le associazioni economiche si oppongono all’introduzione di una responsabilità civile per violazione dei diritti umani e dell’ambiente da parte delle imprese evidenziando i benefici del Punto di contatto nazionale della Svizzera.

Quando gli esseri umani sono piccoli di fronte alle macchine. Foto: nella miniera di rame di Mopani, proprietà di Glencore, in Zambia, 4'000 tonnellate di minerale sono estratte ogni giorno dal sottosuolo.
© Meinrad Schade
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global
La rivista periodica di Alliance Sud viene pubblicata quattro volte all’anno (in tedesco e francese) ed è possibile abbonarsi gratuitamente. In «global» trovate analisi e commenti riguardanti la politica estera e di sviluppo del nostro Paese.
Medienmitteilung
Priorità all’Agenda 2030
20.08.2019, Cooperazione internazionale, Agenda 2030
Alliance Sud critica i piani di ri-orientamento della cooperazione internazionale (CI) 2021-24 del DFAE e del DEFR. Gli obiettivi della cooperazione internazionale dovrebbero essere rigorosamente allineati con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

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Comunicato stampa
Covid-19: Lettera aperta alla politica svizzera
06.05.2020, Agenda 2030
Oltre 25 organizzazioni della società civile svizzera, tra cui Alliance Sud, chiedono alla Svizzera ufficiale di impegnarsi a livello internazionale nella lotta contro la pandemia di Covid 19 e le sue conseguenze, in particolare nei paesi più poveri.

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Medienmitteilung der Koalition für Konzernverantwortung
Multinazionali responsabili: nuova associazione
16.06.2021, Responsabilità delle imprese
In poche settimane, migliaia di persone hanno accettato di continuare a sostenere finanziariamente il lavoro politico dell'associazione al fine di stabilire una legge vincolante in Svizzera sulla responsabilità delle multinazionali. Sempre più stati europei obbligano le loro multinazionali a rispettare i diritti umani - come la Germania e la Norvegia la settimana scorsa: ora la Svizzera deve seguire l'esempio.

Glencore-Mine in Kolumbien.
© Associazione per multinazionali responsabili
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Comunicato stampa
La legge minimalista ora assomiglia a una farsa
01.07.2021, Responsabilità delle imprese
40 organizzazioni prendono posizione in merito all'ordinanza relativa al controprogetto indiretto all'Iniziativa per imprese responsabili. Sono unite nel criticare l'inefficacia della proposta del Consiglio federale.

Associazione per multinazionali responsabili
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Comunicato stampa
La Svizzera vive a spese del mondo
06.04.2022, Agenda 2030
Nel suo rapporto pubblicato oggi, la Piattaforma Agenda 2030 non vede la Svizzera sulla strada giusta verso un mondo sostenibile e chiede al Consiglio federale una leadership più forte per la trasformazione necessaria.

© Silvia Rohrbach / Plattform Agenda 2030
Nel suo rapporto pubblicato oggi, la Piattaforma Agenda 2030 non vede la Svizzera sulla strada giusta verso un mondo sostenibile e chiede al Consiglio federale una leadership più forte per la trasformazione necessaria a dimezzare la povertà, a proteggere il clima e i diritti umani e a responsabilizzare la piazza finanziaria.
A sette anni dalla sottoscrizione a New York dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, la Piattaforma Agenda 2030 - una coalizione di oltre 50 organizzazioni attive negli ambiti ambiente, cooperazione allo sviluppo, diritti umani, economia sostenibile, genere, pace, alloggi e lavoro - stila un bilancio: la Svizzera non è sulla strada giusta per il raggiungimento dei 17 obiettivi sostenibili. Viviamo a spese del mondo, eppure il Consiglio federale non ha ancora presentato una strategia per gestire la necessaria trasformazione verso un’economia che rispetti i confini planetari. In tutto il mondo e in Svizzera ci sono persone private della facoltà di esercitare i propri diritti fondamentali e fame e povertà sono in aumento.
Per raggiungere i 17 OSS è necessario un chiaro adeguamento di tutti i settori politici agli obiettivi e alle ambizioni dell’Agenda 2030. Chiediamo misure efficaci per affrontare rapidamente le carenze individuate. Ciò include una strategia che indichi come sia possibile dimezzare la povertà in Svizzera entro il 2030 e un ambizioso piano d’azione sulla biodiversità che preveda fondi sufficienti per arrestare la perdita di specie naturali. Sono inoltre necessari requisiti per il mercato finanziario, in modo che gli investimenti possano contribuire alla tutela della biodiversità e dei diritti umani, nonché un maggiore impegno contro la militarizzazione e a favore della sicurezza umana nel mondo.
La Piattaforma Agenda 2030 chiede al Consiglio federale una leadership più forte per lo sviluppo sostenibile. Deve avere il coraggio necessario per sviluppare effettivamente soluzioni trasformative. Restare nell’immobilismo con il pretesto di adottare accorgimenti estetici tinti con i colori degli obiettivi di sviluppo sostenibile non è sufficiente. Per passare a una società sostenibile è necessaria una trasformazione reale.
La Piattaforma Agenda 2030 presenta il suo rapporto sulla società civile al Forum politico di alto livello della Nazioni Unite, che si terrà dal 5 al 15 luglio. In questo modo confronta le proprie analisi e raccomandazioni al rapporto ufficiale della Svizzera che il Consigliere federale Cassis presenterà al Forum di New York il 12 luglio. Invitiamo il Consiglio federale a lavorare con noi per rivedere la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile 2030 e il relativo piano d’azione.
Il rapporto della Piattaforma Agenda 2030 è disponibile per il download online in tedesco, francese e inglese. Il capitolo "Occorre una leadership più forte per uno sviluppo sostenibile!" è stato tradotto in italiano.
Un’immagine per la stampa è disponibile a questo link.
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Articolo, Global
Spillovers: il ruolo poco glorioso della Svizzera
17.03.2022, Agenda 2030
Inquinamento ambientale, esportazioni di armi, evasione fiscale: gli effetti negativi che la Svizzera genera all’estero sono numerosi e minano gli sforzi internazionali volti a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, scrive Laura Ebneter.

International Spillover Index : la Svizzera non ottiene un buon piazzamento.
© Sustainable Development Report 2021
Negli ultimi anni, gli scambi globalizzati di beni, capitali e informazioni sono aumentati esponenzialmente. Essi dimostrano sistematicamente che delle cosiddette decisioni locali possono avere ripercussioni a livello planetario. Il consumo in Svizzera durante tutto l’arco dell’anno di pomodori, cetrioli e melanzane, influenza direttamente, per esempio, l’orto dell’Europa, nel sud desertico della Spagna, dove alcuni alimenti sono prodotti in condizioni problematiche, con l’ausilio di acqua di falda e di pesticidi. Questi effetti, detti di esternalità territoriale o effetti di spillover (“traboccamento”), si verificano quando delle azioni specifiche in un Paese hanno conseguenze negative per altre nazioni e impediscono loro, inoltre, di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Avendo formulato diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 dell’ONU cerca di prendere in considerazione questi effetti. Nel mondo interdipendente e interconnesso che conosciamo, tutti gli Stati membri dell’ONU si sono impegnati, nel 2015, ad attuare l’Agenda 2030. Com’è possibile realizzare le implementazioni nazionali dell’Agenda in un mondo globalizzato? A questo proposito, è impossibile trascurare gli effetti di esternalità territoriale.
Il Sustainable Development Report (SDR), pubblicato annualmente da un gruppo di autori riuniti attorno all’economista americano Jeffrey D. Sachs, valuta i 193 Stati membri dell’ONU in base agli impatti negativi che generano all’estero. Questi ultimi sono divisi in tre aree: effetti ecologici e sociali del commercio, economia e flussi finanziari, promozione di pace e sicurezza. Nella recente valutazione del 2021, la Svizzera occupa poco gloriosamente il 161° posto. Solo gli Emirati Arabi Uniti, il Lussemburgo, la Guyana e Singapore ottengono un punteggio inferiore in termini di effetti di spillover. In un confronto europeo, la Svizzera si situa al 30° posto su 31. Com’è possibile che il nostro Paese, un presunto allievo modello, se ne esca così male?
Effetti ecologici e sociali del commercio
Gli impatti negativi all’estero nel campo del commercio includono le conseguenze internazionali legate all’utilizzo delle risorse naturali, all’inquinamento ambientale e agli effetti sociali generati dal consumo di beni e servizi. La Svizzera ottiene dei pessimi risultati in termini di importazione di acqua virtuale, azoto, diossido di azoto e diossido di carbonio. Ha anche un punteggio molto basso per quanto attiene alla messa in pericolo della biodiversità negli ecosistemi. In parte invisibili, questi sottoprodotti sono generati lungo tutta la catena di creazione di valore, in particolare: nella produzione e nell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici, nell’irrigazione, nell’utilizzo di motori a combustione per la produzione e il trasporto. Chiunque metta in dubbio queste cifre internazionali può anche fare riferimento al monitoraggio nazionale MONET 2030 dell’Ufficio federale di statistica. Nemmeno questo monitoraggio prevede una riduzione dell’elevata impronta materiale o dell’impronta di gas serra della Svizzera.
È chiaro che i piccoli Paesi poveri di risorse dipendono dai beni e dai servizi provenienti dall’estero. È quindi ancora più cruciale organizzare queste relazioni commerciali in modo sostenibile. La risposta del Consiglio federale a un’interpellanza del consigliere nazionale Roland Fischer (PVL) sulla riduzione delle esternalità negative della Svizzera lascia molto a desiderare, così come la riduzione della sua impronta: secondo il Consiglio federale, il nostro Paese si impegna affinché l’ONU si fissi degli obiettivi ambiziosi per dei modelli di consumo e di produzione sostenibili. E il nostro Paese promuove l’economia circolare, per la quale saranno sviluppate delle misure entro la fine del 2022. Resta da vedere se queste misure contribuiranno a una riduzione significativa dell’impronta materiale e dell’impronta di gas serra della Svizzera.
Gli sforzi internazionali per assicurare delle catene di creazione di valore sostenibili sono molto più promettenti. La risoluzione recentemente adottata dal Consiglio dei diritti umani dell’ONU, deve sancire il diritto fondamentale a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile (vedi l’articolo su global #84). La Francia e la Germania stanno facendo sforzi simili con, rispettivamente, la loi relative au devoir de vigilance (N.d.T. legge relativa al dovere di diligenza) e la Gesetzes über die unternehmerischen Sorgfaltspflichten in Lieferketten (N.d.T. legge sulle catene di approvvigionamento). In confronto, vediamo chiaramente ciò che il controprogetto all’Iniziativa multinazionali responsabili riesce effettivamente a "produrre": opuscoli patinati senza senso scritti dai dipartimenti di marketing delle grandi imprese multinazionali.
Economia e flussi finanziari
Nell’area dell’economia e dei flussi finanziari, la Svizzera ottiene un punteggio da scarso a molto scarso per tutti e quattro gli indicatori. Il problema è chiaro: con lo 0,48% del reddito nazionale lordo, le spese pubbliche consacrate allo sviluppo sono ancora al di sotto dello 0,7% stabilito nell’Agenda 2030. La piazza finanziaria svizzera rimane un paradiso per i rifugiati fiscali. Lo scambio automatico di informazioni sui conti finanziari è garantito solo parzialmente. E infine, le multinazionali possono ancora praticare l’ottimizzazione fiscale in Svizzera, a spese dei più poveri. Senza misure concrete contro le pratiche di evasione fiscale e i trasferimenti di profitti delle imprese verso delle zone a bassa imposizione, la Svizzera non adempirà alle sue responsabilità verso i Paesi poveri.
Promozione della pace e della sicurezza
La terza area, quella della promozione della pace e della sicurezza, comprende le conseguenze negative e destabilizzanti che le esportazioni di armi possono avere sui Paesi poveri. Anche qui, le esportazioni di armi della Svizzera le valgono un pessimo risultato. Dopo la pubblicazione del SDR, tuttavia, un primo passo è stato fatto nella giusta direzione: il controprogetto all’Iniziativa correttiva garantisce che nessun materiale bellico sarà esportato in Paesi nei quali è in corso una guerra civile o dove i diritti umani sono sistematicamente e gravemente violati. La regolamentazione delle esportazioni è sancita dalla legge e conferisce così alla popolazione e al Parlamento il necessario controllo democratico sulla consegna di materiale bellico.
Il ruolo preminente della piccola Svizzera
Il Sustainable Development Report è regolarmente criticato per i suoi dati insufficienti e incompleti, così come per la scelta dei suoi indicatori. Ma queste critiche non devono oscurare la responsabilità globale della politica condotta dalla Svizzera, dalla sua economia e dalla sua popolazione. Spetta a tutti noi fare in modo che le decisioni politiche prese dal nostro Paese contribuiscano allo sviluppo sostenibile globale e non portino all’inquinamento delle acque, alla povertà o allo spostamento delle popolazioni. Perché le esternalità negative dei Paesi ricchi dell’OCSE non hanno unicamente un impatto sugli altri Paesi: minano anche gli sforzi internazionali per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Pubblicato Il 5 maggio 2022
su Il Lavoro
(Traduzione di Valeria Matasci)
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