Comunicato stampa

La nuova iniziativa per multinazionali responsabili vuole impedire che la Svizzera rimanga al palo

07.01.2025, Responsabilità delle imprese

Un comitato ampio e trasversale, composto da personalità della società civile, del mondo imprenditoriale e appartenenti a tutti gli schieramenti politici, ha oggi presentato la nuova Iniziativa per multinazionali responsabili. L’Iniziativa vuole che le multinazionali rispettino i diritti umani e gli standard ambientali.

La nuova iniziativa per multinazionali responsabili vuole impedire che la Svizzera rimanga al palo

Dietro la recinzione di sicurezza sorge Antapaccay, una gigantesca miniera di rame di proprietà della Glencore in Perù. Gli studi dimostrano che sta avvelenando l'aria, l'acqua e il suolo nel bel mezzo della terra indigena.
© Jacob Balzani Lööv

Comunicato stampa della Coalizione per multinazionali responsabili del 9 gennaio 2025.
Alliance Sud è membro della Coalizione per multinazionali responsabili.

 

Ad oggi, delle multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali: che si tratti di una miniera di Glencore in Perù, che inquina vaste porzioni di territorio, di raffinerie dell’oro come quella di MKS Pamp, che importa oro di origine problematica in Svizzera, della multinazionale del trading di metalli IXM, che in Namibia lascia indietro 300'000 tonnellate di rifiuti altamente tossici o di alcune multinazionali nel settore del cacao, che ancora oggi traggono profitto dal lavoro minorile. Il Consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio sottolinea: “Questi comportamenti nuocciono alla reputazione della nostra piazza economica e devono pertanto cessare”.

Esempi come questi dimostrano anche l’impatto insignificante del controprogetto alla prima Iniziativa per multinazionali responsabili. Questo era stato introdotto sostanzialmente su richiesta della lobby delle multinazionali e si concentra principalmente sull’obbligo di rendicontazione.

La Svizzera sarà ben presto l’unico Paese senza responsabilità d’impresa

Nel 2020, durante la campagna di voto sull’Iniziativa per multinazionali responsabili, il fronte contrario aveva espresso il proprio timore che la Svizzera avrebbe introdotto “regole di responsabilità uniche a livello globale”. Il Consiglio federale aveva promesso di adottare un approccio “armonizzato a livello internazionale” e di adoperarsi per creare “pari condizioni” per le aziende in Svizzera e nell’UE.

Tuttavia, sebbene diversi Paesi europei come la Germania e la Norvegia abbiano introdotto leggi sulla responsabilità d'impresa e l'Unione Europea abbia adottato una Direttiva sulla dovuta diligenza nella primavera del 2024, in Svizzera il dossier non si sblocca. Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International Svizzera afferma: “La Svizzera sarà presto l'unico Paese in Europa senza responsabilità d'impresa. Noi non vogliamo questo, ma un approccio coordinato a livello internazionale”.

L’Iniziativa stabilisce regole vincolanti per le multinazionali

L’Iniziativa “Per grandi imprese responsabili – a tutela dell’essere umano e dell’ambiente” mira a obbligare le multinazionali svizzere a rispettare i diritti umani e gli standard ambientali nelle loro attività commerciali e a ridurre le emissioni dannose per il clima. Gli obblighi richiesti sono allineati agli standard internazionali in materia e alle nuove direttive europee; si applicano alle società con almeno 1’000 dipendenti e un fatturato pari o superiore a 450 milioni di franchi svizzeri. Nel settore sensibile e ad alto rischio delle materie prime, saranno interessate anche le grandi società che non superano queste soglie.

L’Iniziativa impone per esempio a Glencore di adottare finalmente misure per fermare i casi di inquinamento che da anni si protraggono intorno alla miniera di Antapaccay in Perù e di riparare i danni causati.

Per garantire che tutte le multinazionali rispettino le nuove regole, l'Iniziativa prevede che le persone i cui diritti umani sono stati violati possano chiedere un risarcimento presso un tribunale civile elvetico. Il rispetto delle regole sarà inoltre soggetto a controlli a campione da parte di un organo di vigilanza indipendente, come avviene in altri Paesi europei.

Il deputato PLR Matteo Quadranti commenta: “L'Iniziativa chiede l’attuazione di un principio scontato dello stato di diritto e profondamente radicato nella nostra società liberale: chiunque provochi un danno deve assumersi le proprie responsabilità”.

Il comitato d'Iniziativa ritiene importante avanzare una proposta pragmatica. Per tenere in considerazione il dibattito già svoltosi in Svizzera, nel nuovo testo d’Iniziativa sono dunque state fatte alcune concessioni a chi si opponeva alla prima Iniziativa per multinazionali responsabili. Contrariamente a quanto avviene nella normativa europea la proposta attuale esclude la responsabilità dei fornitori, mentre la questione dell’onere della prova è regolata in modo più aperto rispetto alla prima Iniziativa e le PMI non rientrano nell’ambito d’applicazione dell’Iniziativa.

L’obiettivo: raccogliere le firme in soli 30 giorni

L'Iniziativa è sostenuta da un comitato ampio e trasversale, composto da personalità della società civile, del mondo imprenditoriale e appartenenti a tutti gli schieramenti politici. Così come da migliaia di persone che hanno già appeso una bandiera per la prima Iniziativa per multinazionali responsabili e ora contribuiscono a raccogliere le 100’000 firme necessarie in soli 30 giorni. In tutta la Svizzera, volontarie e volontari hanno organizzato oltre 1'000 bancarelle nel mese di gennaio per raggiungere questo record di raccolta e inviare un segnale forte e inequivocabile: le multinazionali devono finalmente assumersi la responsabilità delle violazioni dei diritti umani e della distruzione dell'ambiente.

 

Ulteriori informazioni:

Giorgio Fonio, consigliere nazionale del Centro: 076 679 86 36
Sarah Rusconi, portavoce di Amnesty International Svizzera:‭ 079 689 54 13‬
Matteo Quadranti, deputato PLR: 076 343 23 93

Commento per i media

Un quadro deformato per la cooperazione internazionale

19.12.2024, Finanziamento dello sviluppo

La sessione invernale si conclude con tagli milionari al credito quadro 2025-2028 (-151 milioni di franchi) e al budget 2025 per la cooperazione allo sviluppo (-110 milioni di franchi). Le decisioni del Parlamento avranno conseguenze drammatiche per i Paesi più poveri e sono state caratterizzate da molte false argomentazioni, critica Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud.

Un quadro deformato per la cooperazione internazionale

© Servizi parlamentari / Tim Loosli

Il mercanteggiamento a favore dell'esercito è stato caratterizzato da cifre liberamente interpretate, false argomentazioni e un trucco procedurale. Il 9 dicembre, per pochi minuti, entrambe le Camere federali si sono espresse contro i tagli al credito quadro della Strategia della cooperazione internazionale 2025-2028. Con il sostegno della maggioranza del centro, il Consiglio nazionale ha seguito il Consiglio degli Stati con 95 voti contro 94 e ha respinto tutti i tagli. Ma poi è successo qualcosa che non era mai accaduto prima: il freno alla spesa non è stato sbloccato. Questo perché per le decisioni di bilancio superiori a 20 milioni, il Parlamento deve sempre deliberare in una risoluzione separata, ciò che normalmente è una questione di routine. Questa decisione richiede inoltre la maggioranza assoluta, ossia 101 voti a favore in Consiglio nazionale, mentre le astensioni contano come no. Mancavano solo due voti. Ciò ha dato al PLR l'opportunità di proporre ancora una volta dei tagli. Questi sono state accettati solo con il voto decisivo della Presidente del Consiglio nazionale del PLR, ovvero con 96 voti contro 95.

Oltre ai 151 milioni della cooperazione bilaterale allo sviluppo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), è stato tagliato anche l'aiuto umanitario all'Ucraina (-200 milioni). Questo dopo che i membri del Consiglio nazionale avevano ripetutamente sottolineato durante il dibattito che non erano senza cuore e che non avrebbero certamente tagliato gli aiuti umanitari. Il Consiglio degli Stati ha corretto la cifra riducendola ai -151 milioni della DSC, evitando un imbarazzo totale per la Svizzera e un freddo gelido nelle case dell’Ucraina.

In generale, i fatti non hanno giocato alcun ruolo nel dibattito. Per esempio, l'efficacia scientificamente comprovata della cooperazione allo sviluppo o il fatto che non vi sia nessun altro settore dell'Amministrazione federale in cui si effettuano più controlli e c'è più trasparenza, il che significa che sappiamo esattamente “cosa succede con tutti i soldi all'estero”. Anche le cifre inventate sulla cooperazione internazionale (CI) sono state gonfiate, talvolta arrivando addirittura a due terzi di troppo. L'affermazione spesso sentita che l'esercito è stato ridotto alla fame “negli ultimi anni” a favore della CI è altrettanto priva di fatti. Dal 2015, la crescita della cooperazione internazionale è sempre stata inferiore (1,7% in media) alla crescita del bilancio federale (2,6%), mentre la crescita delle spese dell'esercito è stata significativamente superiore (3,9%). La fame ha un aspetto diverso e viene patita altrove.

Non ha aiutato neanche il fatto che il budget (vincolante) della CI per il 2025 sia stato negoziato contemporaneamente al credito quadro 2025-2028. La cooperazione internazionale sarà ora tagliata di 110 milioni di franchi svizzeri per il prossimo anno. Questo dimostra chiaramente che i crediti quadro sono solo il contesto in cui i parlamentari possono presentarsi sotto una luce migliore (o meno cattiva). Nel bilancio sono stati effettuati tagli anche alla cooperazione multilaterale e alla cooperazione allo sviluppo della SECO, che erano state risparmiate nel credito quadro. E la DSC ha a disposizione meno fondi di quanto il credito quadro lasci intendere.

I 30 milioni di franchi che mancano all'aiuto multilaterale equivalgono all'incirca all'intero impegno della Svizzera nella lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria. In termini concreti, il denaro mancante dalla cooperazione bilaterale significherà che meno alunni potranno essere istruiti nei campi profughi, che molte famiglie contadine non avranno un approvvigionamento idrico sicuro nella lotta contro la crisi climatica, che molti giovani non avranno un posto di apprendistato e che più bambini andranno a letto affamati. Natale ha un aspetto diverso.

Per ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, Direttore di Alliance Sud, Tel. +41 31 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch

 

Comunicato stampa

COP29: finanziamento climatico, i fondi pubblici sono l’unica via

07.11.2024, Giustizia climatica

Alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici “COP29” che si terrà dall’11 al 22 novembre a Baku si discuterà di bilioni, ossia l’entità di fondi necessaria nel Sud globale per ovviare agli effetti gravosi della crisi climatica e porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili. La Svizzera non può più attendere gli investimenti privati: deve contribuire a un obiettivo di finanziamento nettamente più elevato impiegando fondi pubblici.

Marco Fähndrich
Marco Fähndrich

Responsabile della comunicazione e dei media

+41 31 390 93 34 marco.faehndrich@alliancesud.ch
COP29: finanziamento climatico, i fondi pubblici sono l’unica via

© Shutterstock

2400 miliardi di dollari. Anche il Consiglio federale cita questa cifra stimata da un organo di esperti delle Nazioni Unite per quantificare il finanziamento annuale necessario per attuare l’Accordo di Parigi sul clima nel Sud del mondo entro il 2030. Una cifra che illustra l’enorme lacuna lasciata dall’attuale obiettivo di 100 miliardi per il finanziamento climatico nel Sud globale.

“È ovvio che per il nuovo obiettivo di finanziamento collettivo che verrà adottato alla COP29 sono necessarie dimensioni completamente diverse rispetto al passato”, commenta Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo. La società civile internazionale chiede almeno 1000 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici per il clima all’anno. Per la riduzione dei gas serra, ad esempio, bisogna sostenere i Paesi più poveri fortemente indebitati che finora sono riusciti a pagare i loro interessi unicamente con i proventi dell’estrazione di petrolio o di gas.

Ma occorrono fondi pubblici in particolare anche per l’adattamento alle mutate condizioni climatiche. “In ogni Paese, a essere maggiormente colpite dalla crisi climatica sono le fasce più povere della popolazione. Proteggerle e sostenerle è un obbligo globale e non un business case”, sostiene Christina Aebischer, esperta climatica di Helvetas. Un’altra grande priorità per le delegazioni del Sud globale è costituita dall’inclusione dei danni e delle perdite dovuti al clima nel nuovo obiettivo di finanziamento climatico. Anche in questo caso è imperativamente necessario stanziare fondi pubblici. “Sulla base del principio del chi inquina paga, sarebbe da tempo necessario che anche i Paesi ricchi forniscano finanziamenti per coprire i danni dovuti ai cambiamenti climatici”, aggiunge Bettina Dürr, esperta climatica di Azione Quaresimale.

La Svizzera, invece, confida negli investimenti privati per trasferire il denaro necessario al Sud globale, non tenendo conto del fatto che nel caso dei flussi finanziari privati il denaro finora è fluito piuttosto dal Sud al Nord a causa dell’evasione fiscale e degli alti tassi di interesse. “Se l’unica risposta alla lacuna di finanziamento è costituita da vaghe promesse di investimenti privati, questo non aiuta le comunità colpite del Sud globale. Non è moralmente accettabile perché queste persone, che non hanno concorso in alcun modo alla crisi climatica, sono le prime a soffrirne”, dichiara Andreas Missbach.

Al contempo, i Paesi non devono perdere di vista la riduzione delle emissioni. Lo scorso anno, alla COP28 di Dubai, la comunità internazionale aveva deciso di procedere a un abbandono graduale dei combustibili fossili. All’inizio del 2025, tutti i Paesi dovranno presentare i loro nuovi obiettivi climatici, i contributi stabiliti a livello nazionale (NDC, “nationally determined contributions”). Negli NDC i Paesi devono definire come intendono attuare le risoluzioni di Dubai. In occasione della COP29 si traccerà la rotta da seguire. È fondamentale che in particolare i Paesi ricchi diano l’esempio ed illustrino concretamente i loro piani per l’abbandono graduale dei combustibili fossili. “Una transizione energetica rapida e socialmente giusta è imperativa e dovrebbe essere utilizzata come motore di sviluppo per le comunità trascurate. La Svizzera deve fornire il suo contributo in tal senso”, sostiene David Knecht, esperto climatico di Azione Quaresimale.

Nota: Delia Berner, esperta in politica climatica internazionale di Alliance Sud, è membro della delegazione negoziale ufficiale della Svizzera in qualità di rappresentante della società civile e sarà a Baku dall’11 novembre.

Per ulteriori informazioni:

Alliance Sud, Marco Fähndrich, responsabile dei media, tel. 079 374 59 73, marco.faehndrich@alliancesud.ch

Azione Quaresimale, Bettina Dürr, specialista energia e giustizia climatica, tel. 079 745 43 53 (tramite Signal o WhatsApp), duerr@fastenaktion.ch. Bettina Dürr osserverà a Baku i negoziati sul finanziamento climatico e sul bilancio globale (Global Stocktake).

Azione Quaresimale, David Knecht, specialista energia e giustizia climatica, tel. 076 436 59 86 (tramite Signal o WhatsApp), knecht@fastenaktion.ch. David Knecht osserverà a Baku i negoziati sulla mitigazione e gli NDC nonché sui meccanismi di compensazione del CO2.

Helvetas, Katrin Hafner, coordinatrice delle relazioni con i media, tel. 044 368 67 79, katrin.hafner@helvetas.org. Di Helvetas Christina Aebischer sarà a Baku come osservatrice.

Comunicato stampa

Insieme e più velocemente verso una Svizzera sostenibile

25.09.2024, Agenda 2030

17 personalità di spicco del mondo della scienza, dell'economia, delle giovani generazioni, dello sport, della cultura e della società civile, riunite sulla Piazza federale, chiedono di accelerare l'attuazione dell'Agenda 2030, sottoscritta dalla Svizzera 9 anni fa. Il nostro Paese è in preoccupante ritardo nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs).

 

Insieme e più velocemente verso una Svizzera sostenibile

© Martin Bichsel

Comunicato della Piattaforma Agenda 2030

Le personalità si basano sui risultati che hanno già ottenuto e promettono di fare il possibile per decidere e agire nell'interesse della sostenibilità. Rappresentano le migliaia di persone coinvolte nelle imprese, nelle istituzioni scientifiche e accademiche e nella società civile, che stanno già orientando le loro attività verso un'economia circolare, la protezione del clima e la riduzione delle disuguaglianze in particolare.

In occasione del “SDG Flag Day”, un cantante di jodel e un lanciatore di bandiere con i 17 SDG hanno ricordato al pubblico, nei pressi del Palazzo federale, che l'Agenda 2030 si iscrive nella nostra costituzione e nelle nostre tradizioni di vita.

L'appello lanciato il 25 settembre evidenzia sia i successi che le battute d'arresto: “La Svizzera sta facendo progressi in alcuni settori, ad esempio aumentando la parte di agricoltura biologica o sviluppando le energie rinnovabili. In altri settori si registra un regresso o una stagnazione: la povertà e le disuguaglianze aumentano in Svizzera e nel mondo, la diffusione di una mobilità senza barriere è in ritardo e la diversità delle specie si sta erodendo. Inoltre, il nostro Paese esporta una parte significativa del suo impatto sul clima, sull'ambiente e sui diritti umani: circa due terzi della nostra impronta sono generati all'estero”.

Christophe Barman, presidente della Federazione svizzera degli imprenditori e presente all'evento, ha dichiarato: “Sono convinto che (l'economia) debba essere la soluzione e muoversi attivamente verso la transizione. Mi impegno a catalizzare le imprese pionieristiche e a lavorare per creare condizioni quadro favorevoli all'imprenditoria responsabile”. Valérie d'Acremont, docente e medico responsabile di settore presso Unisanté, promette: “Mi impegno a continuare a lavorare in qualità di medico e professoressa, oltre che attraverso il mio impegno di attivista, per rendere i nostri sistemi sanitari più efficienti, sostenibili e robusti, rispettando i limiti del pianeta e garantendo l'equità tra le varie persone e regioni del mondo”. Eva Schmassmann, direttrice della Piattaforma Agenda 2030, aggiunge: “Lo sviluppo sostenibile è una sfida così vasta che richiede una grande collaborazione per non sentirsi sopraffatti. La Piattaforma mira proprio a rafforzare i legami nell'idea “Insieme siamo più forti∙e”.

 

Per ulteriori informazioni:
Eva Schmassmann, direttrice: 079 105 83 97

Sul sito web della campagna www.gemeinsam-fuer-die-sdgs.ch (tedesco) e www.ensemble-pour-les-odd.ch (francese).

 

 

 

Comunicato stampa

Messaggio sull’esercito: un attacco frontale a una politica di sicurezza olistica

19.09.2024, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio nazionale ha deciso oggi di finanziare l'aumento di quattro miliardi del budget dell'esercito attingendo in parte al bilancio della cooperazione internazionale (CI). Si tratta di un attacco frontale a una politica di sicurezza olistica.

Messaggio sull’esercito: un attacco frontale a una politica di sicurezza olistica

 © Keystone / Anthony Anex

La settimana scorsa, durante i dibattiti sulla Strategia della cooperazione internazionale 2025-2028, il Consiglio degli Stati si era espresso con 31 a 13 voti contro il finanziamento dell'esercito a spese della CI. Con la decisione odierna, il Consiglio nazionale ha cambiato rotta e vorrebbe prendere i fondi supplementari per l’esercito anche dalla cooperazione internazionale.

In questo modo, il Consiglio nazionale non riconosce che la cooperazione internazionale è parte integrante di una politica di sicurezza olistica. «Finanziare l'esercito a spese della cooperazione internazionale mina la tradizione umanitaria della Svizzera», afferma Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, il centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo. A suo avviso «è miope, in termini di politica di sicurezza, rafforzare i pompieri a scapito delle misure di protezione antincendio.»

Nell’attuale rapporto sulla politica di sicurezza sta scritto chiaro e tondo che la Svizzera «contribuisce a rafforzare la sicurezza e la stabilità internazionali offrendo i suoi buoni uffici, contribuendo al promovimento della pace, impegnandosi a favore del diritto internazionale, dello Stato di diritto e dei diritti umani, combattendo le cause dell’instabilità e dei conflitti attraverso la cooperazione allo sviluppo e ricorrendo agli aiuti umanitari per sopperire alle necessità della popolazione civile.»

Inoltre, i crediti d'impegno della Strategia CI 2025-2028 hanno già dovuto assorbire 1,5 miliardi di franchi svizzeri di finanziamenti per l'Ucraina. La Commissione di esperti Gaillard ha anche concluso nel suo rapporto che la cooperazione allo sviluppo ha già dovuto attuare riduzioni significative per compensare i fondi aggiuntivi previsti dal Consiglio federale per l'Ucraina. Ulteriori tagli metterebbero a rischio la comprovata cooperazione internazionale della Svizzera.

Per ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, 031 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch

Comunicato stampa

Tagli nella cooperazione allo sviluppo: «Allarme solidarietà» nelle città svizzere

09.09.2024, Cooperazione internazionale

La politica vuole tagliare massicciamente i contributi alla cooperazione allo sviluppo. Contro i tagli si è formata un’ampia opposizione. Le organizzazioni per lo sviluppo svizzere danno insieme l’«Allarme solidarietà» impegnandosi in un tour nazionale che farà tappa in Ticino a inizio ottobre.

Tagli nella cooperazione allo sviluppo: «Allarme solidarietà» nelle città svizzere

Nelle prossime sessioni autunnali e invernali, il Parlamento discuterà la Strategia di cooperazione internazionale per i prossimi quattro anni e il bilancio 2025. A causa dei massicci tagli previsti nella cooperazione allo sviluppo, le organizzazioni per lo sviluppo svizzere danno l’allarme e mandano un chiaro segnale a Berna: no ai tagli a spese della nostra tradizione umanitaria! Al contrario, occorre stanziare ulteriori fondi per l’importante aiuto all’Ucraina senza ridurre le risorse dei programmi già in corso nei Paesi più poveri.

Sul sito della campagna allarme-solidarietà.ch, è possibile premere il pulsante d’allarme virtuale. Con una serie di eventi, l’«Allarme solidarietà» ora si mette anche in viaggio per le città svizzere. A chi passerà dall’installazione verranno fornite ulteriori informazioni sulla cooperazione svizzera allo sviluppo e si potrà lanciare un allarme, questa volta analogico, in direzione di Berna.

Le crisi umanitarie richiedono l’impegno della Svizzera

Nella sua «Strategia di cooperazione internazionale 2025-2028», il Consiglio federale ha preventivato 1,5 miliardi di franchi per l’aiuto all’Ucraina. Si tratta di una somma superiore a quella spesa per la cooperazione allo sviluppo in tutta l’Africa subsahariana. Ora in Parlamento si rischia di discutere di ulteriori tagli a causa delle misure di risparmio e del riarmo dell’esercito. Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo, si mostra indignato: «Questo attacco alla cooperazione allo sviluppo smantella progetti estremamente efficaci pianificati sul lungo termine e intacca la reputazione della Svizzera».

Innumerevoli voci dal mondo della politica, della scienza e della società civile concordano su questo punto, dato che la fame e la povertà sono di nuovo in aumento in tutto il mondo e le crisi umanitarie si stanno intensificando. Sottolineano tra l’altro che un approccio puramente militare alla sicurezza è una risposta inadeguata a queste sfide globali. La Svizzera deve invece rafforzare la sua cooperazione internazionale se vuole promuovere efficacemente la pace e la stabilità.

 

Tappe del tour

  • Dal 5 al 9 settembre: Lucerna
  • 12 e 14 settembre: Zurigo
  • Dal 16 al 17 settembre: Berna
  • 19 e 21 settembre: Zurigo
  • 25 settembre: Losanna
  • Dal 2 al 3 ottobre: Ginevra
  • Dal 4 al 6 ottobre: Lugano
  • Settimana 41: da definire
  • Settimana 42: San Gallo
  • Settimana 43: Winterthur
  • Settimana 44: Basilea
  • Settimana 45: da definire
  • Settimana 46: da definire
  • Settimana 47: da definire
  • 27 e 29 novembre: Berna

Trovate la lista attuale delle tappe del tour «Allarme solidarietà» sul sito
www.allarme-solidarieta.ch/campagna

 

Per ulteriori informazioni:

Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud
andreas.missbach@alliancesud.ch, 031 390 93 30

 

 

Allarme solidarietà è una campagna di Alliance Sud, Swissaid, Azione Quaresimale, Helvetas, Caritas, HEKS/EPER, Solidar Suisse, terre des hommes Suisse, Brücke Le Pont, Biovision, Comundo, Unité e Vivamos Mejor

Organizzazioni sostenitrici: Esercito della Salvezza, Frieda, IAMANEH Suisse, Interaction, Vétérinaires sans frontières, Women’s Hope International, Médecins du Monde, Medici Senza Frontiere, CBM Missioni cristiane per i ciechi nel mondo, Solidarmed, Verein Bethlehem Mission Immensee, OEME-Kommission Bern, Fédération genevoise de coopération, Enfants du monde, Fedevaco, Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini

Comunicato stampa

La «chambre de destruction» minaccia la sicurezza della Svizzera

04.06.2024, Finanziamento dello sviluppo

La decisione del Consiglio degli Stati di togliere due miliardi di franchi alla cooperazione allo sviluppo è fatale e mette a repentaglio la sicurezza della Svizzera. I tagli alla cooperazione allo sviluppo di oggi sono le crisi di domani e la reputazione internazionale della Svizzera ne sarebbe irrimediabilmente danneggiata.

La «chambre de destruction» minaccia la sicurezza della Svizzera

Sessione estiva al Consiglio degli Stati: Grande assente: la solidarietà.

© Servizi del parlamento, 3003 Bern

 

Secondo i dati dell’ONU, nel 2024 nel mondo circa 300 milioni di persone dipendono dall’aiuto umanitario. Sono colpite da guerre, catastrofi naturali o fame e hanno urgente bisogno di cibo, acqua potabile, assistenza medica, accesso all’istruzione o protezione. L’aiuto umanitario garantisce la sopravvivenza, mentre la cooperazione allo sviluppo è fondamentale affinché le persone possano uscire dalla povertà nel lungo periodo.

I risparmi previsti dal Consiglio degli Stati destinati all’esercito, insieme ai contributi per l’Ucraina, significherebbero tagli equivalenti a un terzo del budget. Vorrebbe dire interrompere progetti in corso funzionanti e distruggere strutture messe in piedi nel corso di decenni per le persone che hanno più bisogno di aiuto. La prevenzione dei conflitti a lungo termine non deve scivolare in secondo piano a causa della corsa alle armi innescata dall’aggressione russa all’Ucraina. La cooperazione allo sviluppo fornisce un contributo indispensabile alla sicurezza della Svizzera sul lungo periodo.

Finanziare il riarmo dell’esercito a spese dei più poveri significherebbe che la cooperazione allo sviluppo, già indebolita dai tagli e dal finanziamento degli aiuti all’Ucraina, non sarebbe più in grado di adempiere al suo mandato costituzionale. I 500 milioni di franchi all’anno che verrebbero a mancare corrispondono a molto più dell’intero sostegno della Svizzera all’Africa. La Svizzera si vedrebbe costretta ad abbandonare la popolazione di interi Paesi. Dovrebbe ritirare il suo sostegno a organizzazioni multilaterali come il Programma alimentare mondiale, che salva le persone dalla fame, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) o la Banca africana di sviluppo. Le conseguenze per la reputazione internazionale della Svizzera, già criticata per la sua mancanza di impegno, sarebbero disastrose.

«I politici dell’insicurezza nel Consiglio degli Stati stanno accettando un’ulteriore instabilità, che spinge la gente a fuggire. Non si preoccupano neppure del fatto che con una tale decisione la Svizzera si esporrebbe ancor di più alle critiche sul piano internazionale. Il Consiglio nazionale deve far rinsavire la chambre de destruction», sostiene Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, centro di competenza per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo.

 

Per ulteriori informazioni:

Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, tel. 031 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch

Laura Ebneter, esperta di cooperazione internazionale presso Alliance Sud, tel. 031 390 93 32, laura.ebneter@alliancesud.ch

Comunicato stampa

Il Consiglio federale fa finta di niente

22.05.2024, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio federale ha adottato il tanto atteso messaggio sulla Strategia di cooperazione internazionale 2025-2028, ignorando completamente i risultati della consultazione pubblica e restando sulla linea del finanziamento della ricostruzione dell’Ucraina a spese del Sud globale.

Il Consiglio federale fa finta di niente

Il Consiglio federale sposta drasticamente le priorità a scapito del Sud globale, anche se la Svizzera non ha mantenuto le sue promesse per decenni.

© Anthony Anex / Keystone

Nelle sue prese di posizione, finora il Consiglio federale ha sempre sminuito i cambiamenti di priorità nella cooperazione internazionale (CI). Ancora durante la conferenza stampa del 10 aprile, il consigliere federale Ignazio Cassis ha dichiarato che i contributi a favore dell’Ucraina non si noteranno quasi a fronte della crescita del bilancio. Eppure, il progetto appena pubblicato sembra dire altro: il 39% dei fondi per la cooperazione allo sviluppo viene speso in Europa, Nord Africa e Medio Oriente. L’Africa subsahariana, regione nella quale dovrebbe concentrarsi la cooperazione allo sviluppo, riceve una quota inferiore dei fondi destinati a tale scopo, ovvero il 38%. Nella cooperazione economica allo sviluppo, la ripartizione è ancora più drastica: per l’Europa è previsto ora il 42% dei fondi, mentre l’Africa subsahariana ne riceverà solo il 13%. I tagli a spese dei Paesi più poveri sono drammatici.

Finanziamenti supplementari e straordinari necessari

«L’aiuto contro la povertà e il bisogno è più urgente che mai. Una situazione straordinaria come la guerra in Ucraina richiede risorse straordinarie; le persone nel Sud globale non devono pagarne il conto», sostiene Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo.

Preoccupano inoltre le previsioni di un netto calo dell’aiuto pubblico allo sviluppo  ad appena lo 0,36% del reddito nazionale lordo. «Una quota così bassa – la metà dell’obiettivo concordato a livello internazionale e promesso dalla Svizzera, nonché il livello più basso degli ultimi dieci anni – è assolutamente inaccettabile e indegna per un Paese ricco come la Svizzera», continua Missbach.

Rafforzare la cooperazione internazionale della Svizzera

Alla luce delle numerose crisi e guerre, ora più che mai è necessario che la Svizzera rafforzi il proprio impegno internazionale. In un breve briefing paper, Alliance Sud ha riassunto le principali informazioni di base per una CI orientata al futuro.

 

Per ulteriori informazioni:

Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, tel. 031 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch
Laura Ebneter, esperta di cooperazione internazionale presso Alliance Sud, tel. 031 390 93 32, laura.ebneter@alliancesud.ch

 

Briefing paper: Rafforzare la cooperazione internazionale della Svizzera (in francese)

 

Comunicato stampa

La ricostruzione dell’Ucraina mette a repentaglio la cooperazione allo sviluppo

10.04.2024, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio federale ha preso oggi la decisione sugli aiuti all’Ucraina attesa da mesi: nei prossimi dodici anni intende stanziare per la ricostruzione 5 miliardi di franchi. Passa in sordina però che in tal modo la cooperazione svizzera allo sviluppo, che ha dato buona prova di sé, viene letteralmente annientata.

La ricostruzione dell’Ucraina mette a repentaglio la cooperazione allo sviluppo

Dal 2025 l’Ucraina riceverà più fondi di tutti i programmi bilaterali della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) nell’Africa subsahariana messi insieme. Grafico di Alliance Sud

È indiscutibile che per la ricostruzione dell’Ucraina siano necessari ingenti fondi e che anche la Svizzera debba fornire un contributo finanziario sostanziale all’aiuto umanitario e alla ricostruzione. Secondo quanto deciso dal Consiglio federale, il sostegno all’Ucraina fino al 2028, pari a 1,5 miliardi di franchi, dovrà essere finanziato attingendo al 100% dal bilancio della cooperazione internazionale, il che è assolutamente inaccettabile. Inoltre, il finanziamento dei restanti 3,5 miliardi non è ancora stato chiarito. Anche in questo caso, sussiste il rischio che i fondi vengano stanziati a scapito della CI.

Il Consiglio federale ignora la consultazione
Nel 75% delle risposte alla consultazione sulla strategia di cooperazione internazionale (CI) 2025 2028 il parere è che gli aiuti all’Ucraina non debbano essere forniti a scapito di altre regioni e priorità della CI, come l’Africa subsahariana o il Medio Oriente. Lo pensano 5 partiti su 7 (il Centro scrivendo parole molto chiare) e 9 Cantoni. Solo 3 dei 215 partecipanti alla consultazione si sono mostrati esplicitamente favorevoli a fornire gli aiuti all’Ucraina a spese della CI (il 24% non si è espresso sulla questione). Anche la Commissione consultiva per la cooperazione internazionale del Consiglio federale si è detta contraria al finanziamento dell’Ucraina a spese dei più poveri. Continuare ad aggrapparsi al miliardo e mezzo del bilancio della CI 2025 2028 per il finanziamento dell’Ucraina equivale quindi a ignorare completamente il processo di consultazione.

Il Parlamento deve rispettare la volontà del popolo
Ora solo il Parlamento può correggere la decisione sbagliata del Consiglio federale. Il Parlamento discuterà e adotterà la Strategia di cooperazione internazionale 2025 2028 nella sessione autunnale e nella sessione invernale. «Dobbiamo evitare che la cooperazione svizzera allo sviluppo, che ha dato buona prova di sé, venga letteralmente annientata», sostiene Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, centro di competenza per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo. Ciò consentirebbe anche al Parlamento di rispettare la volontà del popolo, il quale secondo il sondaggio del Centro per lo sviluppo e la cooperazione del Politecnico di Zurigo (NADEL) attribuisce più importanza alla cooperazione allo sviluppo che all’esercito. Secondo lo Studio sulla sicurezza 2024 del Politecnico federale di Zurigo, le persone favorevoli a un aumento dei finanziamenti per il Sud globale sono la netta maggioranza, persino nel centro politico.

 

Ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, tel. 031 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch

Medienmitteilung

Fondi privati per la cooperazione allo sviluppo?

01.10.2020, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio federale vuole diversificare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in collaborazione con il settore privato e testare nuovi strumenti finanziari. Alliance Sud analizza il potenziale, i limiti e i rischi di questo approccio.

Fondi privati per la cooperazione allo sviluppo?

© Gerd Altmann / Pixabay