Studio

Impact Investing e sviluppo sostenibile

10.12.2024, Finanziamento dello sviluppo

L'impact investing sta guadagnando sempre più consensi, soprattutto in Svizzera, Paese noto per il suo sistema finanziario e per il suo impegno a favore di una piazza finanziaria sostenibile. Tuttavia, proprio perché l'impact investing viene spesso presentato come una panacea per superare le sfide dello sviluppo sostenibile, lo studio di Alliance Sud ne esamina criticamente l'efficacia e i limiti.

 

Laurent Matile
Laurent Matile

Esperto in imprese e sviluppo

Impact Investing e sviluppo sostenibile

L'Impact Investing diventa sempre più importante, ma rimane un mercato di nicchia. Fonte: Tameo 2023.

Ricostruzione dell'Ucraina

Aziende svizzere avvantaggiate?

03.10.2024, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio federale intende attribuire 500 milioni di franchi destinati alla ricostruzione dell’Ucraina al settore privato svizzero. Ciò non è certo nell’interesse dell’economia ucraina e delle sue imprese.

Laurent Matile
Laurent Matile

Esperto in imprese e sviluppo

Aziende svizzere avvantaggiate?

 © Keystone/EPA/Oleg Petrasyuk

L’11 giugno, in occasione della Ukraine Recovery Conference (URC) a Berlino, il consigliere federale Ignazio Cassis ha presentato l’impegno della Svizzera: «In primo luogo, il settore privato svolge un ruolo fondamentale nel processo di ricostruzione. La Svizzera promuove condizioni quadro sostenibili e si assicura che le piccole e medie imprese (PMI) funzionino e rimangano competitive». In collaborazione con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), la Svizzera ha inoltre dichiarato di sostenere un nuovo meccanismo di protezione degli investimenti privati dai rischi di guerra e di voler aderire all’alleanza per il sostegno alle PMI fondata in occasione della conferenza. Era dunque lecito pensare che il ministro degli affari esteri svizzero intendesse sostenere soprattutto le imprese e l’economia ucraine.

Tuttavia, due settimane dopo, il 26 giugno, il Consiglio federale ha annunciato l’intenzione di dare al settore privato svizzero un «ruolo di primo piano nella ricostruzione in Ucraina». A questo scopo, nei prossimi quattro anni intende impiegare un terzo degli 1,5 miliardi di franchi previsti a favore dell’Ucraina dalla Strategia di cooperazione internazionale 2025–2028. La quasi totalità dei fondi sarà trasferita dalla cooperazione bilaterale allo sviluppo della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). L’intero “budget Ucraina” sarà gestito da Jacques Gerber, attuale consigliere di Stato PLR del Giura, che siederà nella Segreteria generale del DFAE in qualità di delegato per l’Ucraina e sarà direttamente subordinato ai consiglieri federali Cassis e Parmelin.

I piani della SECO

Per quanto si sappia attualmente, i piani della SECO prevedono due fasi. Nella prima si mira a sostenere le imprese svizzere già presenti in Ucraina, affinché possano creare o mantenere posti di lavoro. A tal fine, la Confederazione si fa carico dei rischi delle imprese, ad esempio tramite aiuti finanziari o soluzioni assicurative. L’argomento per giustificare l’impiego dei fondi della cooperazione internazionale (CI): i progetti delle imprese sostenute devono comportare una «componente di sviluppo», ad esempio misure di formazione professionale. Fin qui, tutto poco chiaro, ma si citano possibili beneficiari, come il fabbricante di vetro Glas Trösch. Inoltre, alcune delle misure mirano a incoraggiare le imprese svizzere che non sono ancora attive in Ucraina a investirvi. Ciò potrebbe pregiudicare ulteriormente l’attività delle PMI e delle aziende locali.

La seconda fase, in cui la SECO intende «privilegiare in generale il settore privato svizzero», è ancora più problematica. L’Ucraina riceverebbe denaro dalla Svizzera che potrebbe utilizzare solo per acquisti presso imprese svizzere. Tale aiuto vincolato (tied aid) è contrario alle buone pratiche della CI, ai regolamenti dell’OMC e al diritto svizzero in materia di appalti pubblici. Non esiste una base giuridica adeguata: dovrà essere creata nei prossimi mesi. Per il Consiglio federale è sufficiente un trattato internazionale con l’Ucraina, mentre la Commissione per gli affari esteri del Consiglio degli Stati ha chiesto una legge specifica. Sarà il Parlamento a prendere la decisione finale sull’intero pacchetto, come parte della strategia di CI, nella sessione invernale. Tuttavia, la decisione del Consiglio federale di concedere un trattamento preferenziale al settore privato svizzero è chiaramente incoerente con le promesse fatte a Berlino. Il fatto che l’Ucraina possa decidere essa stessa di cosa ha bisogno dalle aziende svizzere non è un argomento convincente. In una situazione di emergenza, si accettano comunque i buoni della Migros, anche se così si danneggia il negozietto di paese, che sarebbe più importante sostenere.

Rafforzare l’economia locale

Ciò di cui l’Ucraina avrebbe bisogno, sarebbe il sostegno della comunità internazionale, e quindi anche della Svizzera, a favore della sua economia e delle sue imprese. Per il 90% si tratta di PMI, che hanno dimostrato un’eccezionale resilienza nonostante le incertezze della guerra. Un recente studio della London School of Economics  ha constatato che l’economia ucraina si è dimostrata sorprendentemente resistente, ma che le sue prospettive di crescita rimarranno limitate finché la guerra continuerà. I produttori ucraini stanno perdendo quote di mercato nazionale a fronte di concorrenti internazionali che non operano in condizioni di guerra. Questa perdita mostra che la sua economia relativamente aperta (soprattutto nei confronti dell’UE, grazie all’accordo di associazione) non si adatta bene alle condizioni in tempi di guerra. In questa situazione, l’aumento degli acquisti pubblici da parte dello Stato di beni e servizi da imprese private ucraine è uno strumento importante per rafforzare la resistenza dell’economia ucraina durante la guerra e per sostenere la capacità produttiva e l’occupazione. Così l’economia ucraina al contempo può prepararsi alla ripresa e alla ricostruzione future.

Promuovere il “Made in Ukraine”

I Paesi donatori, inclusa la Svizzera, dovrebbero quindi perseguire una “offensiva di localizzazione” per l’Ucraina, al fine di garantire e sviluppare le capacità nazionali. Dovrebbero sostenere il programma di sovvenzioni del governo ucraino “Made in Ukraine” volto ad aumentare la produzione nazionale. Dovrebbero fare dell’impiego di semilavorati locali (local content) e degli acquisti locali una condizione del sostegno finanziario al Paese, in maniera che gli aiuti per l’Ucraina siano spesi in Ucraina. Infine, dovrebbe rientrare in questo approccio anche la promozione del trasferimento tecnologico per l’economia ucraina. Il risultato non sarebbe solo un aumento del gettito fiscale, ma anche entrate di divise grazie all’incremento delle esportazioni, entrambe necessarie per rimborsare i prestiti per la ricostruzione concessi dalla comunità internazionale (principalmente l’UE).

Inoltre, i Paesi donatori dovrebbero promuovere la cooperazione tra le loro imprese e quelle ucraine nella produzione di beni (ad esempio attraverso joint venture o consorzi) con modelli assicurativi contro i rischi di guerra e finanziamenti favorevoli. Ciò può rafforzare la resilienza dell’economia ucraina nel breve termine, finché la guerra continua, e nel medio-lungo termine contribuire alla sua integrazione nelle catene produttive globali. Le misure della prima fase dei piani svizzeri sarebbero quindi ragionevoli, con le opportune condizioni quadro.

La ricostruzione deve essere pianificata tenendo conto della transizione verso un’economia verde, sia per rendere l’economia ucraina sostenibile sia per facilitare l’allineamento al Green Deal dell’UE. Gli investimenti nelle energie pulite saranno fondamentali, così come la decentralizzazione della produzione energetica (l’Ucraina ha un gran numero di piccole centrali elettriche), per ridurre la vulnerabilità agli attacchi russi. I partner e gli investitori esteri dovrebbero sostenere le aziende ucraine a cui mancano le competenze e il capitale umano e assisterle nell’implementazione di tecnologie all’avanguardia (comprese quelle a zero emissioni). I piani della SECO potrebbero contribuire anche a questo obiettivo.

Finanziare le imprese

C’è un’enorme carenza di fondi per finanziare la modernizzazione dell’industria ucraina, necessaria per la ricostruzione. In particolare nel settore dei materiali da costruzione e della metallurgia, dove alcune strutture risalgono ancora all’era sovietica, urgono misure di decarbonizzazione. Per stanziare i fondi necessari a lungo termine per simili progetti di reindustrializzazione, sarebbe opportuno creare una banca ucraina per lo sviluppo. Partner occidentali come la Svizzera potrebbero aiutare Kiev a raccogliere fondi e fornire garanzie per realizzare il finanziamento delle imprese ucraine su larga scala.

Il nascente settore delle materie prime dell’Ucraina mostra la necessità di maggiori finanziamenti e di una politica industriale mirata. A Berlino, i rappresentanti dell’UE hanno accolto con favore le enormi riserve di «materie prime critiche» dell’Ucraina, che la Commissione europea considera fondamentali per l’economia europea. L’Ucraina possiede 22 dei 34 minerali considerati essenziali per garantire la cosiddetta “autonomia strategica” dell’UE o addirittura la “sovranità europea”. Una banca ucraina per lo sviluppo potrebbe sostenere le imprese nazionali a diventare protagoniste di questo settore emergente e massimizzare la creazione di valore in Ucraina.

È urgente correggere il tiro

Per Alliance Sud è chiaro che alcune misure della prima fase dei piani della SECO possono essere sensate se creano posti di lavoro, favoriscono il trasferimento tecnologico (in particolare quello “verde”), prevedono partenariati con le imprese locali e se si garantisce che nessuna impresa locale venga soppiantata a causa della promozione di imprese svizzere. È urgentemente necessario un resoconto trasparente sui piani concreti, in modo da poterne valutare i benefici o i danni. In ogni caso, l’aiuto svizzero dovrebbe concentrarsi sul sostegno al settore privato locale e all’economia ucraina. A tal fine occorre innanzitutto denaro e sarebbe meglio che la Svizzera impiegasse i canali multilaterali esistenti destinati a questo scopo piuttosto che coltivare la “Swissness” in Ucraina.

La seconda fase, che punta solo ad assicurare una “fetta della torta” della ricostruzione all’industria svizzera delle esportazioni, sarebbe chiaramente contraria agli interessi dell’economia ucraina. Eppure, la stabilità dell’economia ucraina a lungo termine andrebbe a maggior vantaggio della Svizzera rispetto a portafogli ordini completi di singole imprese. Questi piani andrebbero quindi fermati. Oltretutto è evidente che queste attività rientrano solo marginalmente tra le priorità della cooperazione internazionale della Svizzera e quindi non dovrebbero essere finanziate dal bilancio della CI.

 

 

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La rivista periodica di Alliance Sud viene pubblicata quattro volte all’anno (in tedesco e francese) ed è possibile abbonarsi gratuitamente. In «global» trovate analisi e commenti riguardanti la politica estera e di sviluppo del nostro Paese.

Medienmitteilung

Fondi privati per la cooperazione allo sviluppo?

01.10.2020, Finanziamento dello sviluppo

Il Consiglio federale vuole diversificare e rafforzare la cooperazione allo sviluppo in collaborazione con il settore privato e testare nuovi strumenti finanziari. Alliance Sud analizza il potenziale, i limiti e i rischi di questo approccio.

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© Gerd Altmann / Pixabay

Medienmitteilung

Addis Abeba ha perso la sua opportunità

16.08.2015, Finanziamento dello sviluppo

Le discussioni sull’agenda di Addis Abeba sono terminate. Mentre i diplomatici festeggiano il presunto successo dei negoziati, la società civile critica il risultato come insufficiente per assicurare uno sviluppo sostenibile. (in francese)

Addis Abeba ha perso la sua opportunità

Articolo, Global

Blended finance, una panacea?

10.12.2020, Finanziamento dello sviluppo

L’Agenda 2030 presenta la doppia sfida di mobilitare quantità di risorse finanziare senza precedenti e «di non lasciare nessuno indietro» (leave no one behind). È realistico voler «smuovere bilioni» verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)

Laurent Matile
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Esperto in imprese e sviluppo

Blended finance, una panacea?

Un lavoratore controlla la produzione di birra a Beni, Repubblica Democratica del Congo (RDC). La questione centrale è la misura in cui gli investimenti privati contribuiscono alla riduzione della povertà.
© Kris Pannecoucke / Panos

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Articolo, Global

Coinvolgere il settore privato: compito rischioso

22.03.2021, Cooperazione internazionale, Finanziamento dello sviluppo

Nell’ambito dell’attuazione della Strategia di Cooperazione internazionale (CI) 2021-2024, la DSC mira ad intensificare il suo impegno con il settore privato, sviluppando nuovi partenariati. Con quale impatto sui Paesi in via di sviluppo?

Laurent Matile
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Esperto in imprese e sviluppo

Coinvolgere il settore privato: compito rischioso

Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis visita un istituto di formazione turistica durante il suo viaggio in Africa nel febbraio 2021.
© Foto: YEP Gambia

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Comunicato stampa

SDG Impact Finance Initiative: un impatto per chi?

16.03.2022, Finanziamento dello sviluppo

Una nuova iniziativa della SECO ha l’obiettivo di mobilitare dei capitali privati per i Paesi in via di sviluppo. Un piano che però solleva molte questioni di governance e di impatto sullo sviluppo.

SDG Impact Finance Initiative: un impatto per chi?

Le due facce del settore privato: da un lato, trasporta forniture di aiuto da Zurigo al Venezuela nell'estate del 2020; dall'altro, le banche svizzere fanno affari con l'élite del paese in crisi, come ha rivelato "Suisse Secrets".
© KEYSTONE / POOL / Ennio Leanza

Settore privato

Collaborazione col settore privato

Alliance Sud s’impegna affinché i partenariati col settore privato nella
cooperazione allo sviluppo abbiano come obiettivo la lotta alla povertà e siano sottoposti a elevati requisiti di trasparenza e di misurazione dell’efficacia. 

Di cosa si tratta >

Di cosa si tratta

Sin dalla ratifica degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) delle Nazioni Unite, sono state adottate strategie per la «mobilitazione» di finanziamenti privati a favore dello sviluppo sostenibile, sia a livello multilaterale (Gruppo Banca Mondiale, OCSE, banche di sviluppo regionali), sia in molti Stati. Ciò aveva lo scopo di colmare la lacuna finanziaria stimata a circa 2,5 bilioni di dollari annui per il raggiungimento degli SDG.

A tale scopo è stato promosso o creato un ampio ventaglio d’istituzioni e di strumenti. Al tempo stesso le ambizioni sono spesso esagerate, sia per ciò che riguarda l’ammontare del finanziamento che può essere reperito in tal modo, sia per ciò che concerne il potenziale e la rilevanza del finanziamento privato per la lotta alla povertà.

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