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Comunicato stampa
Promozione esportazioni sulle spalle dell'aiuto
11.09.2015, Finanziamento dello sviluppo
Il Consiglio federale vuole finanziare come aiuto allo sviluppo i contributi futuri della Svizzera alla Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (AIIB). Alliance Sud critica aspramente questa decisione. (in francese)

Medienmitteilung
Addis Abeba ha perso la sua opportunità
16.08.2015, Finanziamento dello sviluppo
Le discussioni sull’agenda di Addis Abeba sono terminate. Mentre i diplomatici festeggiano il presunto successo dei negoziati, la società civile critica il risultato come insufficiente per assicurare uno sviluppo sostenibile. (in francese)

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Articolo, Global
Blended finance, una panacea?
10.12.2020, Finanziamento dello sviluppo
L’Agenda 2030 presenta la doppia sfida di mobilitare quantità di risorse finanziare senza precedenti e «di non lasciare nessuno indietro» (leave no one behind). È realistico voler «smuovere bilioni» verso gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)

Un lavoratore controlla la produzione di birra a Beni, Repubblica Democratica del Congo (RDC). La questione centrale è la misura in cui gli investimenti privati contribuiscono alla riduzione della povertà.
© Kris Pannecoucke / Panos
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La rivista periodica di Alliance Sud viene pubblicata quattro volte all’anno (in tedesco e francese) ed è possibile abbonarsi gratuitamente. In «global» trovate analisi e commenti riguardanti la politica estera e di sviluppo del nostro Paese.
Articolo, Global
Coinvolgere il settore privato: compito rischioso
22.03.2021, Cooperazione internazionale, Finanziamento dello sviluppo
Nell’ambito dell’attuazione della Strategia di Cooperazione internazionale (CI) 2021-2024, la DSC mira ad intensificare il suo impegno con il settore privato, sviluppando nuovi partenariati. Con quale impatto sui Paesi in via di sviluppo?

Il ministro degli Esteri Ignazio Cassis visita un istituto di formazione turistica durante il suo viaggio in Africa nel febbraio 2021.
© Foto: YEP Gambia
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Comunicato stampa
SDG Impact Finance Initiative: un impatto per chi?
16.03.2022, Finanziamento dello sviluppo
Una nuova iniziativa della SECO ha l’obiettivo di mobilitare dei capitali privati per i Paesi in via di sviluppo. Un piano che però solleva molte questioni di governance e di impatto sullo sviluppo.

Le due facce del settore privato: da un lato, trasporta forniture di aiuto da Zurigo al Venezuela nell'estate del 2020; dall'altro, le banche svizzere fanno affari con l'élite del paese in crisi, come ha rivelato "Suisse Secrets".
© KEYSTONE / POOL / Ennio Leanza
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Comunicato stampa
La Svizzera mostra poca solidarietà internazionale
13.04.2021, Finanziamento dello sviluppo
Le cifre pubblicate oggi dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE mostrano che la Svizzera non ha speso molto di più per sostenere i Paesi più poveri durante la crisi del Corona. Resta lontana dall'obiettivo internazionale dello 0.7% del RNL.

© OECD / DAC
Le cifre pubblicate oggi dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE mostrano che la Svizzera non ha aumentato il suo impegno finanziario per sostenere i Paesi più poveri durante la crisi legata al coronavirus. La Svizzera rimane lontana dall'obiettivo concordato a livello internazionale di utilizzare lo 0,7% del suo reddito nazionale lordo (RNL) per l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS).
Benché la percentuale del RNL che la Svizzera consacra all’APS sia leggermente aumentata passando dallo 0,42% allo 0,48% [1] – anche a causa del calo di questo stesso reddito nel 2020 – il tasso di APS del nostro Paese rimane molto al di sotto dell'obiettivo del 0,7% concordato a livello internazionale. Il tasso di APS colloca il nostro Paese dal 9° posto nella classifica dell'OCSE, dietro a Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi e Francia (Paesi che non includono le spese relative all’asilo nel loro APS, o in misura molto minore).
Nonostante la diminuzione dei costi relativi all’asilo nel 2020, conseguenza della pandemia, la Svizzera rimane uno dei Paesi che utilizza maggiormente il margine di manovra concesso dall'OCSE nell'assegnare all'APS le spese relative all’asilo. Se si sottraggono le spese per i richiedenti l’asilo nel loro primo anno di soggiorno (denaro che viene in maniera assurda conteggiato come Aiuto Pubblico allo Sviluppo), il tasso di APS della Svizzera è addirittura solo dello 0,44%.
"Anche se lo scorso anno la Svizzera ha aumentato leggermente la sua spesa per lo sviluppo, questo finanziamento è ancora insufficiente in rapporto al massiccio aumento dei bisogni", spiega Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo presso Alliance Sud.
La povertà e la fame stanno aumentando drammaticamente
In pochi mesi, la crisi legata al coronavirus ha cancellato gran parte dei progressi fatti nella lotta contro la povertà. La Banca Mondiale stima che nel 2020 tra 88 e 115 milioni di persone sono cadute nella povertà estrema a causa della crisi legata al coronavirus, e che altri 150 milioni verranno ad aggiungersi entro la fine di quest'anno. Questo significherebbe che alla fine del 2021, quasi il 10% della popolazione mondiale vivrebbe in situazione di estrema povertà (con un reddito inferiore a 1,5 dollari al giorno). Applicando una soglia di povertà leggermente più realistica pari a 5,5 dollari, quasi la metà della popolazione mondiale vivrebbe in situazione di povertà entro la fine di quest’anno.
Allo stesso tempo, la fame nel mondo è quasi raddoppiata dall'inizio della crisi. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM), circa 270 milioni di persone sono attualmente sull'orlo della carestia. Mentre la crisi climatica continua ad aggravarsi in molte parti del mondo, diversi Paesi sono già minacciati dalla bancarotta pubblica. "Se la comunità internazionale vuole evitare crisi economiche massicce, conflitti e fragilità crescenti, crisi migratorie e future pandemie, i Paesi ricchi devono risolversi a stanziare risorse adeguate per combattere la povertà e le disuguaglianze", dice Kristina Lanz. "Essendo uno dei Paesi più ricchi del mondo, la Svizzera ha una responsabilità a livello globale in questo campo e non deve mostrare solidarietà solo all'interno dei suoi confini.”
Per ulteriori informazioni:
Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo presso Alliance Sud, tel. +41 76 295 47 46
[1] Il tasso di APS è calcolato in percentuale del RNL, quindi se il RNL diminuisce, il tasso aumenta anche se le risorse rimangono le stesse.
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Comunicato stampa
La Svizzera gonfia le sue spese per lo sviluppo
12.04.2022, Finanziamento dello sviluppo
La Svizzera rimane molto lontana dall’obiettivo internazionale di destinare lo 0,7% della sua performance economica alle spese pubbliche di sviluppo: nel 2021, il suo contributo è passato dallo 0,48% allo 0,51% del reddito nazionale lordo (RNL), secondo le cifre pubblicate oggi. Anche le donazioni di dosi di vaccino eccedentarie, contabilizzate ma non divulgate in modo trasparente, hanno contribuito a questo risultato.

Il mondo è in modalità di crisi - crisi climatica, crisi del coronavirus, crisi del debito e ora anche la guerra in Ucraina, che sta facendo salire drasticamente i prezzi delle derrate alimentari e dell’energia in numerosi luoghi. Tutte queste crisi hanno delle ripercussioni negative sui Paesi più poveri del mondo: causano un aumento della povertà, delle carestie e, infine, dei disordini politici, della fragilità e della violenza.
Invece di assumersi finalmente la loro responsabilità globale, gli Stati ricchi continuano a concentrarsi principalmente sui loro interessi nazionali a breve termine, che ora cercano abilmente di mascherare come altruismo. Per esempio, il Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (DAC dell’OCSE) ha deciso che le dosi di vaccino cedute ai Paesi poveri possono essere imputate alle spese per lo sviluppo al prezzo di riferimento di 6,72 USA$ per dose di vaccino. Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, dichiara a questo proposito: “Questo è tanto assurdo quanto poco coscienzioso. Queste dosi di vaccino non sono mai state acquistate nell’interesse dei Paesi poveri - al contrario, gli acquisti eccessivi di dosi di vaccino in Svizzera e in altri Paesi ricchi hanno portato a delle carenze nei Paesi in via di sviluppo più colpiti”.
Obiettivo internazionale tuttora non raggiunto
Anche la Svizzera ravviva sulla carta le sue spese per lo sviluppo (Aiuto Pubblico allo Sviluppo, APS, nel gergo dell’OCSE), ma non comunica in modo trasparente la parte delle dosi di vaccino eccedentarie. Le spese per i richiedenti l’asilo durante il loro primo anno di soggiorno, anch’esse assurdamente imputate all’APD, rappresentano ancora il 9,4% delle spese per lo sviluppo della Svizzera. Così, la Svizzera riesce certo a migliorare un po’ la sua quota rispetto all’anno scorso, ma questa è ancora molto al di sotto dell’obiettivo concordato a livello internazionale dello 0,7%. La Svizzera occupa l’ottavo posto nella classifica dell’OCSE, dietro a Norvegia, Svezia, Germania, Danimarca, Paesi Bassi e Francia.
“La Svizzera deve finalmente dare un contributo adeguato alla lotta contro la povertà e allo sviluppo sostenibile. Questo non è solo per solidarietà con gli abitanti dei Paesi poveri, ma anche nell’interesse di tutti noi, perché senza una riduzione delle disuguaglianze mondiali e senza protezione del clima, la situazione su questo piccolo pianeta diventerà ancora più scomoda”, dichiara Andreas Missbach di Alliance Sud.
Ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, tel. +41 31 390 93 30,
- Marco Fähndrich, media e comunicazione media, tel. +41 79 374 59 73,
(Traduzione Valeria Matasci)
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Comunicato stampa
Il salvadanaio davanti al serpente del debito
20.10.2022, Finanziamento dello sviluppo
ll Consiglio federale ha pubblicato ieri un «rapporto complementare al budget 2023». Intende così, prima dei prossimi dibattiti sul budget, esortare il Parlamento a una severa cura d’austerità.

Tuttavia non vi figurano né la misura più evidente — ritornare sulla decisione precipitosa e superflua di gonfiare il budget dell’esercito — né una discussione realista sulla questione del debito, che avrebbe dovuto aver luogo già da molto tempo. Alliance Sud, il centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo, è molto preoccupata delle conseguenze che potrebbe avere il rapporto in questione. Esso identifica un potenziale di riduzione delle spese «debolmente vincolate» pari al 3% nel 2024 e al 10% a partire dal 2025; e ciò in termini nominali, ossia senza tener conto dell’inflazione.
La cooperazione internazionale (CI), cioè il sostegno della Svizzera ai Paesi più poveri, fa parte di queste spese. Mentre la nostra nazione, una delle più ricche al mondo, è sempre lontana dall’obiettivo concordato a livello internazionale di destinare lo 0,7% del reddito nazionale lordo alla CI, diverse crisi s’aggravano attualmente sul pianeta. La carestia e l’estrema povertà sono fortemente cresciute nel corso degli ultimi due anni e la crisi climatica mette in pericolo le basi d’esistenza d’innumerevoli persone.
La guerra in Ucraina e gli attuali aumenti dei tassi d’interesse delle banche centrali aggravano ulteriormente la situazione — oltre la metà dei Paesi più poveri non sono quasi più in grado d’onorare il loro debito pubblico. Ma con l’aumento della povertà e della fame cresce anche la fragilità e la predisposizione alle crisi di numerose nazioni. «Le spese di sviluppo sono degli investimenti per rendere il mondo un po’ più stabile e sicuro. Sono anche un investimento nella sicurezza della Svizzera», assicura Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo presso Alliance Sud.
La popolazione vuole rafforzare la cooperazione allo sviluppo
Se da un lato il rapporto menziona alcune attività in corso, che potrebbero essere sospese per alleggerire il bilancio, dall’altro tace sulla possibilità di correggere la decisione precipitosa di gonfiare il budget dell’esercito. Già in maggio, secondo un sondaggio rappresentativo di Tamedia, una maggioranza della popolazione elvetica era scettica in merito all’aumento del budget dell’esercito. Lo studio annuale sulla sicurezza dell’Accademia militare del Politecnico federale di Zurigo l’ha confermato in un sondaggio realizzato nel giugno 2022: solo il 19% della popolazione svizzera ha giudicato che le spese per il nostro esercito non erano abbastanza elevate. Per contro, il 30% ha reputato come eccessive le spese per la difesa. Nel frattempo, l’esercito russo ha chiaramente dimostrato che non minacciava il nostro Paese con le sue armi convenzionali, per cui il sostegno delle cittadine e dei cittadini elvetici all’aumento delle spese militari dovrebbe essere sceso ulteriormente. Secondo il suddetto studio del Politecnico, la popolazione è invece molto favorevole a un aumento delle spese di sviluppo — ciò sarebbe caldeggiato dal 68% degli interrogati e da persone di ogni orientamento politico.
Attesa un’eccedenza per il 2023
Il rapporto è inoltre impregnato dal mantra di Ueli Maurer sulla pericolosità del debito pubblico. Eppure, ancora la settimana scorsa, l’Amministrazione federale delle finanze (AFF) giungeva a questa conclusione: «Le ultime cifre lasciano intravedere un’eccedenza di 1,3 miliardi di franchi per l’insieme del settore delle amministrazioni pubbliche (Confederazione, cantoni, comuni e assicurazioni sociali). Le spese dello Stato dovrebbero rimanere stabili ed è atteso un aumento delle entrate pubbliche. Per quanto riguarda invece il debito, dovrebbe calare a partire dal 2023». Anche i debiti della sola Confederazione sono insignificanti se paragonati a livello internazionale, come dimostrato dal grafico sottostante dell’AFF:

© AFF
Finanze pubbliche della Svizzera 2020 – 2023
«Certo, il freno all’indebitamento iscritto nella Costituzione è una «camicia di forza», ma una politica finanziaria previdente dovrebbe finalmente lanciare il dibattito sulla sua sensatezza», sostiene Andreas Missbach, direttore d'Alliance Sud. Il tasso d’indebitamento netto della Svizzera (in percentuale del PIL) è sceso dal suo picco del 39,4% nel 2004 fino al 17,3% nel 2019. L'aumento dovuto alla crisi del coronavirus è minimo e temporaneo (cfr. il grafico qui sopra). Il freno all’indebitamento è quindi diventato un pericolo per la Svizzera.
Se il nostro Paese intende raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e diventare un’economia che non prospera più a scapito d’altri Paesi, deve investire massicciamente e rivedere completamente il suo sistema fiscale. Come sottolineato giustamente dal rapporto complementare, ci vorrà del tempo. Un aumento moderato del debito dà alla Svizzera il tempo necessario per riuscirci. Una valutazione inter pares dell’OCSE («peer-review») ha pure consigliato recentemente alla Svizzera – considerando la sua eccellente situazione finanziaria e nella prospettiva d’un aumento urgente e necessario delle spese per la CI – d’investire di più nello sviluppo sostenibile, dato il suo elevato PIL pro capite e il suo basso debito pubblico: «Switzerland's high GDP per capita and low public debt suggest room to invest more in sustainable development».
Per maggiori informazioni:
Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo d'Alliance Sud, Tel. +4176 295 47 46, kristina.lanz@alliancesud.ch
Andreas Missbach, direttore d'Alliance Sud, Tel. +4131 390 93 30, andreas.missbach@alliancesud.ch
Si veda anche l’articolo (in francese): L’armée suisse pourfend des moulins à vent
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Articolo, Global
Quando di più vale meno
27.03.2023, Finanziamento dello sviluppo
Le disuguaglianze planetarie continuano ad amplificarsi — contrariamente al finanziamento dello sviluppo. I Paesi ricchi come la Svizzera puntano soprattutto su pratiche contabili discutibili per abbellire il loro contributo.

Un dormitorio del centro d'asilo nella Caserma della Poya, nel canton Friburgo.
© Peter Klaunzer/Keystone
l Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha introdotto nel 1969 l'indicatore di riferimento, riconosciuto internazionalmente, del finanziamento pubblico dello sviluppo: l’aiuto pubblico allo sviluppo (APS; Official development assistance, ODA). Da allora, l’APS serve come misura del volume e della qualità dei fondi concessi e permette così di valutare se i Paesi donatori mantengono le loro promesse.
L'APS è definito come un finanziamento dello sviluppo che a) è stanziato dai governi nazionali o locali; b) sostiene le nazioni che ne beneficiano nel loro sviluppo sociale ed economico e c) è concessivo, ossia include sovvenzioni a fondo perso o prestiti a condizioni preferenziali. L'interpretazione di questa definizione genera regolarmente dibattiti, molto tecnici e al tempo stesso politici. La questione centrale è sapere quali sono le spese pubbliche che possono essere considerate nell’APS. I vari attori in gioco criticano il fatto che gli Stati membri dell’OCSE gonfiano artificialmente le loro concessioni effettive con delle pratiche contabili discutibili e creative, stemperando così sempre di più la definizione dell’aiuto allo sviluppo.
I membri dell’OCSE mascherano la loro avarizia
La critica alla contabilizzazione dei fondi concessi proviene sia dalla stessa OCSE, che dai Paesi del Sud globale, come pure dalle organizzazioni non governative del mondo intero. Si assiste soprattutto a due tendenze: il gonfiamento artificiale dell’APS, prendendo in conto dei fondi che non fanno parte della cooperazione allo sviluppo in senso stretto (ODA inflation) e la simultanea riduzione dei fondi negli ambiti in cui sono urgentemente necessari (ODA diversion). Ecco come si bara:
1. Costi per i richiedenti asilo in patria
Dal 1988, i costi per l’alloggio e la formazione dei rifugiati durante il primo anno del loro soggiorno nel Paese che dà aiuto (in-donor refugee costs) possono essere imputati all’APS. L’OCSE lascia agli Stati il compito di decidere se includere o meno i costi dell’asilo nell’APS e, in caso affermativo, in che misura ciò verrà fatto. La Svizzera usufruisce di questo margine di manovra in larga misura. Nel 2021, queste spese rappresentavano il 9 % dell’APS totale del nostro Paese. Esse includono i forfait versati ai cantoni dalla Segreteria di Stato della migrazione, i costi dei centri federali d’asilo (inclusi i programmi occupazionali), i costi della rappresentanza giuridica durante le procedure, quelli degli interpreti, nonché gli importi versati ai cantoni per i bambini in età scolastica nei centri federali d’asilo. Anche se questi fondi sono utilizzati per la protezione delle persone in Svizzera, essi non hanno alcun effetto sulla politica di sviluppo e non contribuiscono a ridurre la povertà e le disuguaglianze nel Sud globale.
Ci si può aspettare che, per il 2022, l’APS aumenti fortemente a seguito dell’imputazione dei costi legati ai rifugiati ucraini (senza che vi siano stati effettivamente maggiori investimenti nella cooperazione allo sviluppo). Nel peggiore dei casi, i costi relativi all’asilo saranno imputati senza che il tasso d’APS aumenti: ciò equivarrebbe a dei tagli reali in altri ambiti. I Paesi più poveri, che soffrono già degli effetti della guerra, pagherebbero così anche la fattura dell’accoglienza dei rifugiati ucraini in Europa.
2. Strumenti del settore privato
Nel 2016, il CAS dell’OCSE ha deciso che i cosiddetti «strumenti del settore privato» (SSP), ossia i vari tipi d’investimenti, partecipazioni e garanzie in aziende per la mobilitazione di risorse finanziarie private, potevano essere computate anche nell’APS. Dato che i membri del CAS dell’OCSE non sono riusciti ad accordarsi su una definizione comune delle «condizioni preferenziali» per i prestiti al settore privato, sono state adottate delle disposizioni provvisorie riguardanti l’imputabilità degli SSP, ciò che minaccia il valore fondamentale della «concessionalità». Per contabilizzare gli SSP nell’APS, basta ormai solo dimostrare il carattere addizionale (additionality) dei fondi di sviluppo, ciò che compromette il concetto stesso dell’APS.
Finora l’unica giustificazione riguardante l’imputazione degli SSP sembrerebbe essere quella che il settore privato è considerato come una risposta alla mancanza di fondi per il finanziamento dello sviluppo e alla loro urgente necessità. In questo contesto, è interessante dare un’occhiata ai Paesi beneficiari: la gran maggioranza delle risorse generate dagli SSP va ai Paesi a medio reddito (2018: 59 %, 2019: 51 %), contro il 7 % (2018) e il 2 % (2019) registrati nei Paesi meno avanzati (PMA). Le nazioni donatrici devono accordarsi su dei criteri e delle norme stretti e vincolanti, come pure su meccanismi di trasparenza e di responsabilità efficaci, che regolino l’utilizzo degli SSP nella cooperazione allo sviluppo, senza compromettere il carattere concessionale decisivo dei fondi pubblici di sviluppo.
In Svizzera, il ruolo degli SSP ha occupato finora un posto marginale (circa 40 milioni di franchi). Ma con il crescente orientamento strategico della cooperazione internazionale verso la cooperazione con il settore privato, è molto probabile che questa parte cresca nettamente nei prossimi anni.
3. Cessione delle dosi di vaccino contro il coronavirus
Nel 2021, il CAS ha deciso che le dosi di vaccino contro il coronavirus cedute ai Paesi più poveri potevano essere contabilizzate come spese di sviluppo al prezzo di riferimento di 6,72 dollari per ogni dose di vaccino. Ciò è tanto assurdo quanto poco scrupoloso, poiché queste dosi di vaccino non sono mai state acquistate nell’interesse dei Paesi poveri — al contrario, gli acquisti eccessivi nelle nazioni ricche hanno fatto sì che esse non fossero né disponibili né pagabili in altri Paesi. Il posizionamento della Svizzera è inoltre discutibile, in quanto – adducendo come giustificazione la protezione dei dati – è l’unico Paese a non voler rendere trasparente il volume delle dosi eccedenti di vaccino cedute.
L'effetto sul tasso dell’APS è considerevole. In confronto all’anno precedente, l'APS totale di tutti i Paesi dell’OCSE è cresciuto dell’8,5 %, soprattutto a seguito del sostegno accordato nel contesto del COVID-19, specialmente sotto forma di offerte di vaccini. Senza queste donazioni, l’APS sarebbe aumentato solo del 4,8 % nel 2021. Il CAS dibatte attualmente per determinare a quale prezzo di riferimento potranno essere contabilizzate le donazioni dell’APS nel 2022. Piuttosto che negoziare questo prezzo, i membri del CAS farebbero bene a limitare l’imputazione alle dosi di vaccino effettivamente acquistate per il Sud globale.
Ristabilire la credibilità
Il crescente annacquamento dell’APS lede la credibilità dei Paesi donatori. Al tempo stesso, il Sud globale non ha i mezzi per lottare contro le molteplici crisi che portano numerose persone alla povertà, all’indigenza e alla fame. Sembra strano che sia lo stesso CAS dell’OCSE a definire i criteri d’imputazione delle spese pubbliche di sviluppo. In effetti, malgrado il CAS abbia il mandato di garantire la qualità e l’integrità dell’APS, gli accordi conclusi finora vanno generalmente nella direzione opposta e hanno un impatto negativo sulla qualità e la quantità dei fondi che giungono alle nazioni del Sud globale. Un primo passo per migliorare l’integrità dell’APS sarebbe ad esempio quello d’istituire un organismo statistico indipendente, per esempio un comitato ufficiale di esperti ed esperte dei Paesi donatori e beneficiari. Solo un’organizzazione simile sarebbe in grado di riformare le regole e ristabilire la credibilità dei fondi di sviluppo dichiarati.
Se, come sostengono, i Paesi ricchi credono veramente alla trasparenza, all’onesta e al rispetto degli impegni internazionali, devono porre fine alle loro pratiche contabili meschine e mantenere le loro promesse. L'APS dev’essere ridefinito in senso stretto e basarsi sullo sradicamento della povertà e delle disuguaglianze. La Svizzera dovrebbe impegnarsi in seno al CAS dell’OCSE per una tale rigida definizione dell’APS e attenervisi nell’ambito dei suoi rapporti. Un altro passo cruciale consisterebbe nel raggiungere l’obiettivo dello 0,7 %, e ciò senza contabilizzare i costi dell’asilo, le offerte di vaccini contro il coronavirus, gli strumenti del settore privato e le borse per gli studenti stranieri in Svizzera. Se si sottraggono questi costi dalla quota parte del 2021, la Svizzera raggiunge a malapena un APS dello 0,44 %. Manca dunque quasi un terzo per raggiungere l’obiettivo dello 0,7 % del prodotto interno lordo fissato dall’ONU nel 1970.
L’APS in crisi
La guerra d’aggressione contro l’Ucraina ha mostrato come i fondi pubblici di sviluppo possano essere messi sotto pressione molto rapidamente. Poco dopo l’inizio della guerra, numerosi Paesi hanno congelato o ridotto i loro budget per la cooperazione allo sviluppo e l’aiuto umanitario; in alcuni casi, i fondi sono stati anche esplicitamente ridistribuiti per coprire le spese d’alloggio dei rifugiati ucraini.
In Svizzera, malgrado i diversi attacchi contro i fondi di sviluppo in Parlamento, s’ignora ancora come evolverà il budget della cooperazione internazionale. Con la forte progressione delle spese militari nel corso dei prossimi anni, impossibile da concretizzare rispettando il freno all’indebitamento, sono già previsti tagli per il 2024 nelle spese non vincolate del budget federale. Sarebbe però davvero sbagliato risparmiare ora sulle spese di sviluppo, poiché le necessità dei Paesi poveri, derivanti dalle molteplici crisi, non sono mai state così importanti, e il loro margine di manovra non è mai stato così ridotto, a causa della grave crisi del debito.
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Medienmitteilung
Politica a corto termine – promesse vane
12.11.2015, Finanziamento dello sviluppo
La Commissione delle finanze del Consiglio degli Stati approva dei tagli chiari nel budget della cooperazione allo sviluppo. Alliance Sud critica le riduzioni previste, inaccetibili di fronte alle sfide globali attuali.

© Kurt Michel/pixelio.de
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