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Medienmitteilung
La Svizzera deve cessare il blocco sui brevetti
25.11.2021, Commercio e investimenti
La conferenza ministeriale dell'OMC, che si terrà a Ginevra dal 30 novembre al 3 dicembre, discuterà della deroga temporanea alla protezione della proprietà intellettuale su vaccini, test e farmaci anti-covid. La Svizzera deve cessare il suo blocco sistematico all'OMC, che dura da più di un anno. Da parte loro, le aziende farmaceutiche devono condividere il loro know-how senza restrizioni.

© Tim Reckmann / pixelio.de
Medienmitteilung
Una nuova strategia priva di base giuridica
01.02.2022, Commercio e investimenti
La Commissione della politica estera del Consiglio nazionale (CPE-N) ha tenuto ieri una consultazione sulla nuova strategia economica esterna della Svizzera. Public Eye e Alliance Sud l’accolgono favorevolmente, ma criticano l’assenza di una base legale per questa strategia. La Svizzera deve dotarsi d’una legge efficace sul commercio estero per dare una base solida a questo settore politico molto importante per i diritti dell’uomo e dell’ambiente.

© Parlamentsdienste 3003 Bern
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Comunicato stampa
Nuova strategia senza lungimiranza
02.10.2023, Cooperazione internazionale
Alliance Sud critica i piani del Consiglio federale inerenti al nuovo orientamento della cooperazione internazionale (CI) per il quadriennio 2025-2028. È specialmente il quadro finanziario ad avere conseguenze catastrofiche per il Sud globale.

© Nelly Georgina Quijano Duarte / Climate Visuals
Il sovrapporsi delle crisi e le conseguenze della guerra di aggressione all’Ucraina hanno portato a un grave regresso nella lotta alla povertà e a un incremento delle disuguaglianze a livello globale. Il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 si allontana sempre di più. L’intenzione del Consiglio federale di voler prendere dal quadro finanziario della CI il denaro urgentemente necessario per la ricostruzione dell’Ucraina – con la conseguente diminuzione dei fondi a disposizione del Sud globale afflitto dalle crisi – è perciò assolutamente incomprensibile.
«Una cooperazione internazionale efficace e adeguatamente finanziata è più che mai urgente. Una situazione straordinaria, come la guerra in Ucraina, ha bisogno di mezzi straordinari, ma non per questo coloro che vivono nel Sud globale devono pagarne il conto», afferma Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, il centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo.
Ad aggravare la situazione vi è anche la prevista riduzione del finanziamento pubblico allo sviluppo, che scenderebbe allo 0.36% del reddito nazionale lordo. «Una percentuale così bassa – la metà rispetto agli obiettivi fissati a livello internazionale e la più bassa degli ultimi dieci anni – è assolutamente inaccettabile e indegna di un Paese ricco come la Svizzera», spiega ancora Missbach.
Rafforzare la collaborazione con la società civile
A livello di contenuti, la strategia punta alla continuità, tuttavia non riesce ad ancorare i dibattiti internazionali a livello nazionale. Così, ad esempio, non c’è nessun tipo d’accenno al rispetto dei principi d’efficacia riconosciuti internazionalmente per la cooperazione allo sviluppo, e nemmeno riferimenti concreti alla localizzazione della cooperazione, messa in primo piano nelle discussioni del Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell’OCSE. «Ciò sarebbe fondamentale, poiché in numerosi Paesi l’impegno della società civile si vede confrontato a una crescente repressione dovuta allo smantellamento delle strutture democratiche», sostiene Laura Ebneter, esperta di Alliance Sud in cooperazione internazionale. Per la promozione di procedure e istituzioni partecipative e democratiche, dei diritti umani e della pace, nonché per lottare contro ingiustizie e corruzione, la collaborazione con la società civile è centrale e dev’essere rafforzata.
Risposta alla procedura di consultazione (in francese)
Per ulteriori informazioni:
Laura Ebneter, esperta in cooperazione internazionale, Alliance Sud, tel. +41 31 390 93 32, laura.ebneter@alliancesud.ch
Marco Fähndrich, responsabile della comunicazione, Alliance Sud, tel. +41 31 390 93 34, marco.faehndrich@alliancesud.ch
La cooperazione internazionale della Svizzera funziona
Numerosi studi e valutazioni mostrano che la cooperazione internazionale ha conseguito grandi successi e gode di un ampio sostegno nella popolazione elvetica. Tuttavia continuano a farsi sentire anche singole voci che rumoreggiano pubblicamente contro la CI. Alliance Sud ha indagato sui miti comuni che caratterizzano la CI e li ridiscute in maniera differenziata in un nuovo documento d’analisi.
Fatti e miti sulla cooperazione allo sviluppo (in francese)
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Comunicato stampa
La tanto decantata “rivoluzione fiscale” è assente
08.10.2021, Finanza e fiscalità
Finalmente qualcosa di concreto dall'OCSE: i rappresentanti dei 140 Paesi che partecipano alle negoziazioni si riuniscono oggi per decidere sull'attuazione concreta della nuova tassazione minima dei gruppi di imprese sulle modalità per una più equa distribuzione di una piccola parte degli esorbitanti profitti dei gruppi digitali. È già chiaro che i risultati saranno deludenti dal punto di vista della politica di sviluppo. E che il paradiso fiscale svizzero se la caverà con poco.

© Harry Hautumm / pixelio.de
Questa riforma (nota come BEPS 2.0, “Base Erosion and Profit Shifting”, o erosione della base d’imposizione e trasferimento dei profitti), riguarda da una parte la ridistribuzione degli utili dei gruppi di imprese dai Paesi sede ai Paesi mercato dei gruppi (pilastro 1) e dall’altro l'introduzione di una tassa minima transnazionale effettiva per le grandi imprese multinazionali (pilastro 2). Malgrado questi approcci promettenti, la tanto decantata “rivoluzione fiscale” è assente.
“La riforma BEPS 2.0 lascia molto a desiderare per due ragioni principali”, dice Dominik Gross, esperto di politica fiscale internazionale presso Alliance Sud. “In primo luogo, l’insieme dell'industria estrattiva e il settore finanziario sono esclusi dal primo pilastro e solo una minima parte dei profitti è ridistribuita. In secondo luogo, l'aliquota minima del 15% prevista nel secondo pilastro è ben troppo bassa”. I Paesi che ospitano la sede legale di molti gruppi multinazionali, come la Svizzera, possono decidere autonomamente se vogliono introdurre la nuova tassa minima; al contrario, il Sud è ancora una volta lasciato nel dimenticatoio. I Paesi dell'Africa, dell'America Latina e altri Paesi in via di sviluppo hanno generalmente aliquote fiscali del 25 o del 30%. Per i gruppi di imprese specializzati in materie prime, in particolare, vale quindi ancora la pena di trasferire i loro profitti nella sede legale svizzera.
Secondo un calcolo degli economisti Petr Janský e Miroslav Palanský (2019), i Paesi a basso e medio reddito perdono 30 miliardi di dollari di entrate fiscali ogni anno a causa del trasferimento dei profitti da parte delle multinazionali. Al contrario, secondo un gruppo di economisti guidati dall'esperto fiscale Gabriel Zucman, la Svizzera ricava il 38% delle sue entrate fiscali totali dal trasferimento di profitti da altri Paesi, cioè più di 100 miliardi di dollari all'anno. Il nostro Paese non dovrà rinunciare a questa manna.
Dominik Gross conclude: “Chiunque in Svizzera si impegni in favore di una politica fiscale più equa a livello mondiale e per un cambiamento di paradigma nei territori locali a bassa imposizione fiscale non può affidarsi all'OCSE per una soluzione esterna dei problemi. È necessario fare affidamento sulle forze progressiste della politica svizzera”. Queste ultime possono sostenere l'introduzione di una pubblicazione delle dichiarazioni Paese per Paese (“Country-by-Country Reportings”, CbCR), che migliorerebbe la trasparenza fiscale dei gruppi di multinazionali in Svizzera. Inoltre, le forze progressiste dovrebbero esigere che il Consiglio federale sostenga un rafforzamento del ruolo dell'ONU sulla scena internazionale. È l'unico modo per garantire che i Paesi del Sud possano far valere i loro interessi su un piano di parità nel futuro sviluppo di un sistema fiscale internazionale più equo.
Per maggiori informazioni:
Dominik Gross, Esperto di politica fiscale internazionale presso Alliance Sud, tel. +41 78 838 40 79
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Comunicato stampa
Ora serve una legge sul commercio estero
07.03.2021, Commercio e investimenti
Per la prima volta, il popolo svizzero ha potuto votare su un accordo di libero scambio. Il risultato stretto del voto mostra chiaramente che è necessario un cambio di direzione nella politica economica. Alliance Sud, la Società per i popoli minacciati (GfbV) e Public Eye chiedono una legge che assicuri trasparenza e coerenza nella politica economica estera. Dopo il voto di oggi, il Consiglio federale e il Parlamento lo devono alla popolazione.

Durante la campagna, le nostre tre organizzazioni hanno contribuito al dibattito con valutazioni e analisi diversificate. Sono più di dieci anni che cerchiamo di portare la politica commerciale nell'arena pubblica e non abbiamo mai visto un tale interesse. Questo è gratificante!
Il risultato del referendum, un segnale per i futuri accordi di libero scambio
Questo dimostra che il commercio non è più solo una questione di negoziatori che si svolgono a porte chiuse. La gente è sempre più critica nei confronti degli accordi commerciali che tengono in poco conto l'ambiente e i diritti umani. Questo è già evidente nelle discussioni sui prossimi accordi di libero scambio (ALS) con i paesi del Mercosur e con la Malaysia. Al momento non si sa se uno di questi accordi conterrà capitoli di sostenibilità vincolanti o se sarà sancito il tanto citato "approccio PPM" (process and production methods), che lega le concessioni doganali alle condizioni di produzione. Seguiranno altri referendum.
ALS con la Cina come il punto più basso dei diritti umani
Alla Svizzera è mancata finora la base giuridica per contrastare le violazioni dei diritti umani aggravate dalla sua politica economica estera. L'esempio più lampante è l'accordo di libero scambio con la Cina (ALE). L'esistenza del lavoro forzato nei campi uiguri nello Xinjiang è ben nota, tuttavia la Svizzera fa poco per impedire che i prodotti provenienti da questi campi siano importati in Svizzera e con una tariffa preferenziale, nel quadro dell'ALS. Secondo la Segreteria di Stato dell'economia (SECO), l'ultima riunione del "comitato misto”, dove si potevano discutere questioni di diritto del lavoro nel quadro dell'ALS con la Cina, ha avuto luogo nel 2016. Allo stesso tempo, il Consiglio federale sostiene di non avere alcuna base legale per impedire l'importazione in Svizzera di prodotti provenienti dal lavoro forzato e si è limitato a organizzare una tavola rotonda con i responsabili del settore tessile per "informarli" sulla situazione nello Xinjiang. Questo è assolutamente insufficiente.
È ora di approvare una legge sul commercio estero
Anche se la Cina è un esempio lampante, anche il commercio con paesi che violano gravemente i diritti umani - si pensi alla Birmania di oggi, alla Bielorussia o all'Arabia Saudita che sostiene la guerra in Yemen - è soggetto a pochissime condizioni e controlli.
Per Alliance Sud, Public Eye e la Società per i Popoli Minacciati, è giunto il momento di elaborare una legge sul commercio estero che sottometta la politica commerciale ai diritti umani, come è stato proposto dal professore emerito Thomas Cottier in un parere legale commissionato dalle nostre organizzazioni. Il popolo svizzero se lo merita.
Contatti:
Isolda Agazzi, Alliance Sud, +41 79 434 45 60
Angela Mattli, Società per i popoli minacciati , +41 79 378 54 30
Thomas Braunschweig, Public Eye, 044 277 79 11
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Comunicato stampa
Alliance Sud dice «Sì» alla Legge clima
03.05.2023, Giustizia climatica
Le direttrici e i direttori di Alliance Sud e dei suoi membri sono concordi nel ribadire che la Legge clima è un primo passo verso una maggior giustizia climatica.

È ora che la Svizzera dia il suo contributo alla lotta contro la crisi climatica globale. Le ripercussioni peggiori del riscaldamento terrestre riguardano le persone più povere del sud del mondo, che tuttavia alimentano in minor misura il cambiamento climatico. Nel mese di marzo di quest’anno, il ciclone «Freddy» ha battuto numerosi record a livello mondiale. La tempesta tropicale, che è durata più di un mese e ha provocato la morte di oltre 1000 persone in Mozambico, Malawi e Madagascar, ha lasciato dietro di una scia di distruzione. È stata la tempesta tropicale più lunga mai registrata finora ed ha accumulato così tanta energia come mai nessun altro ciclone era riuscito a fare prima.
Il ciclone «Freddy» lo conferma: le catastrofi climatiche nel sud globale generano danni e perdite sempre più grandi. «I Paesi con un basso reddito sono più vulnerabili alle conseguenze negative della crisi climatica, ad esempio quando mancano i soldi per adattarsi al cambiamento climatico», spiega Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, il centro di competenza svizzero per la politica di sviluppo e di cooperazione internazionale. «L'ultimo rapporto mondiale sul clima mostra che, in caso di uno stesso evento meteorologico estremo, il numero di morti in una regione vulnerabile è 15 volte superiore rispetto a una regione ben adattata, come la Svizzera».
La Svizzera ha la responsabilità di contribuire in modo adeguato al contenimento del riscaldamento climatico. Il confronto delle emissioni annue pro capite di gas serra causate dal consumo mostra inequivocabilmente la discrepanza tra la Svizzera (14 tCO2) e le nazioni più colpite, come il Malawi (0.1 tCO2), il Mozambico (0.3 tCO2) o il Madagascar (0.1 tCO2).
Per la protezione della Svizzera e del sud globale
La Legge clima sancisce gli obiettivi per ridurre a zero le emissioni elvetiche entro il 2050. «Questo è il minimo che la Svizzera deve raggiungere», afferma Bernard DuPasquier, vicedirettore di HEKS/EPER: «Un contributo davvero equo alla protezione del clima significherebbe che la Svizzera avanzi ancor più velocemente». Franziska Lauper, direttrice di Terre des Hommes Svizzera, aggiunge: «Dobbiamo agire subito, affinché le generazioni future – qui da noi, ma pure nel sud del mondo – non debbano patirne ancora le conseguenze».
Per questo è fondamentale il dimezzamento delle emissioni previsto dalla legge entro il 2030. In effetti, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) insiste sul fatto che si debbano adottare misure di protezione del clima più incisive ancora in questo decennio, per evitare il superamento del limite di 1,5 gradi. «Il limite di 1,5 gradi per il riscaldamento globale non è stato scelto in modo arbitrario, ma si fonda su basi scientifiche ed è sancito dall’Accordo sul clima di Parigi», ricorda Melchior Lengsfeld, direttore di Helvetas, che aggiunge: «Le conseguenze di ogni ulteriore aumento sarebbero devastanti, in particolare per le popolazioni del sud globale».
Il rapporto dell’IPCC mostra anche le possibilità esistenti per raggiungere la neutralità climatica. «Ci vuole una rapida decarbonizzazione, anche in Svizzera. Tecnicamente ciò sarebbe fattibile già da molto tempo. Dobbiamo porre fine all’uso di energie fossili, il più presto possibile», sostiene Bernd Nilles, direttore di Azione Quaresimale. Peter Lack, direttore di Caritas Svizzera, aggiunge: «La legge prevede che la protezione climatica venga attuata in maniera socialmente compatibile. Ciò è importante, poiché così può essere sostenuta anche da persone con un reddito basso e beneficerebbe quindi di un appoggio più ampio».
Per una maggior sicurezza alimentare ed energetica
La protezione del clima è davvero fondamentale per la sicurezza alimentare. «Il rapporto mondiale sul clima dimostra che, in generale, la produttività agricola diminuisce con il riscaldamento climatico. La produzione di cibo sano e variato, in quantità sufficiente, diventa più difficile a causa della crescente siccità e dell’imprevedibilità del tempo – sia per noi, sia soprattutto per le piccole famiglie contadine dei Paesi poveri», sottolinea Markus Allemann, direttore di SWISSAID. «L’alimentazione è però anche una parte della soluzione, se ci nutriamo in modo più ecologico e rispettoso del clima».
Un «Sì» alla Legge clima non solo è importante per la sicurezza dell’approvvigionamento e per l’ottenimento delle nostre fonti di sussistenza, ma è anche un’opportunità per dare un segnale alla comunità mondiale: il popolo svizzero prende sul serio la crisi climatica. «Con le molteplici crisi attuali e le catastrofi climatiche sempre più violente nel sud del mondo è importante che, con un «Sì» alla protezione del clima, diamo anche un segno della nostra solidarietà», riassume Felix Gnehm, direttore di Solidar Suisse. «Vogliamo una transizione giusta verso un mondo rispettoso del clima e questo implica la protezione del clima in Svizzera».
Per ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, +41 31 390 93 30
Delia Berner, Esperta di politica climatica, Alliance Sud, +41 77 432 57 46
Marco Fähndrich, Responsabile media e comunicazione, Alliance Sud, +41 79 374 59 73
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Comunicato stampa
No al programma di ricompensa per le imprese
24.04.2023, Finanza e fiscalità
Il Consiglio federale presenta oggi i suoi argomenti in merito alla votazione sull’imposizione minima dell’OCSE. Per Alliance Sud è chiaro: il progetto premia i Cantoni a bassa tassazione e le multinazionali per il loro dumping fiscale.

© Thorben Wengert / pixelio.de
Ogni anno le multinazionali elvetiche trasferiscono profitti per oltre 100 miliardi di dollari nel nostro Paese a bassa tassazione. Nei Cantoni di Zugo, Basilea Città, Vaud o Ginevra aumentano le entrate fiscali; nei Paesi che non possono permettersi di promuovere l’evasione fiscale aggressiva, diminuiscono drasticamente. I profitti non vengono tassati dove sono stati realizzati, ma dove le grandi aziende pagano meno tasse.
Anni fa, volendo porre fine a questo gioco, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) propose l’introduzione di una soglia minima per le aliquote fiscali applicate alle multinazionali, che erano scese da decenni. L’imposizione minima avrebbe potuto portare a una «rivoluzione» per una maggiore giustizia fiscale. Ma i Paesi a bassa tassazione come l’Irlanda, Singapore e la Svizzera, grazie a un’abile azione di lobbying presso l’OCSE, l’hanno trasformata in un programma di ricompensa per sé stessi. Un «Sì» il 18 giugno non solo lo renderebbe effettivo in Svizzera, ma aggiungerebbe a questa golosa torta per multinazionali anche la ciliegina elvetica, una sorta di «Sweet Swiss finish». Infatti, le entrate aggiuntive sarebbero destinate al finanziamento di nuove misure di promozione della piazza economica. Dominik Gross, esperto di politica fiscale presso Alliance Sud, afferma: «Il gettito aggiuntivo dell’imposizione minima OCSE andrebbe a beneficio proprio di quelle multinazionali che sfruttano le aree a bassa tassazione della Svizzera per privare altri Paesi del loro gettito fiscale. Proprio secondo il motto: «A chiunque prenda, verrà dato».
Alliance Sud, il centro di competenza svizzero per la cooperazione internazionale e la politica di sviluppo, respinge quindi fermamente il progetto in questa forma. «Con un “no”, diamo al Consiglio federale e al Parlamento la possibilità di elaborare un progetto migliore, che vada a vantaggio non solo delle grandi aziende, ma anche della popolazione svizzera e dei Paesi in cui le imprese elvetiche producono», dichiara Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud.
Qui potete trovare una spiegazione dettagliata del «no» di Alliance Sud.
Per ulteriori informazioni:
Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud, +41 31 390 93 30
Dominik Gross, responsabile politica fiscale e finanziaria di Alliance Sud, +41 78 838 40 79
Marco Fähndrich, responsabile della comunicazione di Alliance Sud, +41 79 374 59 73
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Comunicato stampa
La Svizzera mostra poca solidarietà internazionale
13.04.2021, Finanziamento dello sviluppo
Le cifre pubblicate oggi dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE mostrano che la Svizzera non ha speso molto di più per sostenere i Paesi più poveri durante la crisi del Corona. Resta lontana dall'obiettivo internazionale dello 0.7% del RNL.

© OECD / DAC
Le cifre pubblicate oggi dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE mostrano che la Svizzera non ha aumentato il suo impegno finanziario per sostenere i Paesi più poveri durante la crisi legata al coronavirus. La Svizzera rimane lontana dall'obiettivo concordato a livello internazionale di utilizzare lo 0,7% del suo reddito nazionale lordo (RNL) per l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS).
Benché la percentuale del RNL che la Svizzera consacra all’APS sia leggermente aumentata passando dallo 0,42% allo 0,48% [1] – anche a causa del calo di questo stesso reddito nel 2020 – il tasso di APS del nostro Paese rimane molto al di sotto dell'obiettivo del 0,7% concordato a livello internazionale. Il tasso di APS colloca il nostro Paese dal 9° posto nella classifica dell'OCSE, dietro a Svezia, Norvegia, Lussemburgo, Danimarca, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi e Francia (Paesi che non includono le spese relative all’asilo nel loro APS, o in misura molto minore).
Nonostante la diminuzione dei costi relativi all’asilo nel 2020, conseguenza della pandemia, la Svizzera rimane uno dei Paesi che utilizza maggiormente il margine di manovra concesso dall'OCSE nell'assegnare all'APS le spese relative all’asilo. Se si sottraggono le spese per i richiedenti l’asilo nel loro primo anno di soggiorno (denaro che viene in maniera assurda conteggiato come Aiuto Pubblico allo Sviluppo), il tasso di APS della Svizzera è addirittura solo dello 0,44%.
"Anche se lo scorso anno la Svizzera ha aumentato leggermente la sua spesa per lo sviluppo, questo finanziamento è ancora insufficiente in rapporto al massiccio aumento dei bisogni", spiega Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo presso Alliance Sud.
La povertà e la fame stanno aumentando drammaticamente
In pochi mesi, la crisi legata al coronavirus ha cancellato gran parte dei progressi fatti nella lotta contro la povertà. La Banca Mondiale stima che nel 2020 tra 88 e 115 milioni di persone sono cadute nella povertà estrema a causa della crisi legata al coronavirus, e che altri 150 milioni verranno ad aggiungersi entro la fine di quest'anno. Questo significherebbe che alla fine del 2021, quasi il 10% della popolazione mondiale vivrebbe in situazione di estrema povertà (con un reddito inferiore a 1,5 dollari al giorno). Applicando una soglia di povertà leggermente più realistica pari a 5,5 dollari, quasi la metà della popolazione mondiale vivrebbe in situazione di povertà entro la fine di quest’anno.
Allo stesso tempo, la fame nel mondo è quasi raddoppiata dall'inizio della crisi. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM), circa 270 milioni di persone sono attualmente sull'orlo della carestia. Mentre la crisi climatica continua ad aggravarsi in molte parti del mondo, diversi Paesi sono già minacciati dalla bancarotta pubblica. "Se la comunità internazionale vuole evitare crisi economiche massicce, conflitti e fragilità crescenti, crisi migratorie e future pandemie, i Paesi ricchi devono risolversi a stanziare risorse adeguate per combattere la povertà e le disuguaglianze", dice Kristina Lanz. "Essendo uno dei Paesi più ricchi del mondo, la Svizzera ha una responsabilità a livello globale in questo campo e non deve mostrare solidarietà solo all'interno dei suoi confini.”
Per ulteriori informazioni:
Kristina Lanz, responsabile della politica di sviluppo presso Alliance Sud, tel. +41 76 295 47 46
[1] Il tasso di APS è calcolato in percentuale del RNL, quindi se il RNL diminuisce, il tasso aumenta anche se le risorse rimangono le stesse.
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Comunicato stampa
Un attacco alle organizzazioni di utilità pubblica
07.12.2021, Cooperazione internazionale
Al fine di indebolire la società civile nel dibattito politico, il consigliere agli Stati Ruedi Noser intende, tramite una mozione, far controllare il rispetto dei requisiti di esenzione fiscale di tutte le organizzazioni di utilità pubblica. Alliance Sud e vari esperti temono una grave battuta d'arresto per la democrazia svizzera in caso di approvazione della mozione da parte del Consiglio nazionale giovedì.

La società civile come spettatore: il Consiglio Nazionale limiterà il margine di manovra politico delle ONG?
© Parlamentsdienste 3003 Bern
Peter Arbenz, membro del PLR di Winterthur ed ex presidente della Commissione consultiva per la cooperazione internazionale del Consiglio federale, ha dichiarato:
“La democrazia diretta della Svizzera vive dell'impegno delle sue associazioni, fondazioni e organizzazioni non governative di utilità pubblica: sono un pilastro importante della nostra società civile e non c'è motivo di rendere più difficile la loro partecipazione politica”.
Dina Pomeranz, professoressa di economia applicata all’Università di Zurigo e membro del comitato centrale di Helvetas:
“Nel corso delle mie ricerche internazionali nei più diversi Paesi del mondo, costato regolarmente quanto possa essere dannoso per lo sviluppo di un Paese se gli attori non statali devono aspettarsi ripercussioni negative se si impegnano sul piano politico. La cultura politica aperta della Svizzera è uno dei suoi principali fattori di successo economico e sociale”.
Nenad Stojanovic, professore di scienze politiche all'Università di Ginevra:
"Un futuro disimpegno politico delle organizzazioni di utilità pubblica che temono di vedere revocata la loro esenzione fiscale equivarrebbe a una massiccia restrizione del margine di manovra della società civile e a una grande perdita di qualità del dibattito democratico”.
Marcelo Kohen, professore di diritto internazionale all’Institut universitaire de hautes études internationales et du développement (IHEID), Ginevra:
"Esiste una lunga tradizione svizzera di impegno attivo delle ONG interessate da un tema in votazione. Quasi sempre si trovano delle ONG che si esprimono in modo opposto sul tema in votazione. Minacciarle di perdere la loro esenzione fiscale come enti di pubblica utilità è un modo deplorevole di diminuire lo spazio democratico svizzero e una minaccia che peserà molto sul diritto alla libertà di espressione”.
Un mostro burocratico che colpisce anche le organizzazioni borghesi
Migliaia di organizzazioni in tutta la Svizzera sono interessate dalla mozione Noser, comprese quelle attive nei settori dell’economia, dell’arte, della cultura, dell’educazione, dello sport, dell’agricoltura e della protezione del patrimonio. Farle controllare tutte sistematicamente dall'Amministrazione Federale delle contribuzioni in merito al loro diritto all'esenzione fiscale comporterebbe, secondo Alliance Sud, degli sforzi e delle spese sproporzionati. Se una persona sospetta che un’organizzazione stia agendo illegalmente, può già oggi segnalarlo alle autorità competenti, senza creare un inutile carico amministrativo.
Come afferma il Consiglio federale, che propone di respingere la mozione, le autorità fiscali cantonali sono responsabili della concessione, dell’esame e dell'eventuale revoca delle esenzioni fiscali. Dichiara inoltre che, per le organizzazioni esenti da imposte, dei legami con delle questioni politiche sono possibili e che il sostegno materiale o ideologico a iniziative o referendum non si oppone all'esenzione fiscale. Il criterio chiave per godere dell'esenzione fiscale è che l'attività politica non sia l'obiettivo primario delle organizzazioni interessate. Il fatto che dei mezzi politici siano usati per raggiungere uno scopo di utilità pubblica non ostacola l'esenzione fiscale.
Per ulteriori informazioni :
Marco Fähndrich, responsabile della comunicazione di Alliance Sud, +41 79 374 59 73
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Comunicato stampa
Il Consiglio nazionale sostiene la società civile
09.12.2021, Cooperazione internazionale
Il Consiglio nazionale ha deciso oggi a netta maggioranza che non intende far controllare il rispetto dei requisiti di esenzione fiscale di tutte le organizzazioni di utilità pubblica in Svizzera. Il rifiuto della mozione del Consigliere agli Stati Ruedi Noser (PLR) è una buona notizia per la democrazia svizzera.

Il risultato al Consiglio nazionale: 84 sì, 98 no
Migliaia di organizzazioni in tutta la Svizzera sarebbero state colpite dalla mozione di Noser, comprese quelle attive nei settori dell'economia, dell'arte, della cultura, dell'educazione, dello sport, dell'agricoltura e della protezione del patrimonio. Hanno un'immensa competenza e danno un importante contributo alla sensibilizzazione della popolazione su varie questioni e alla soluzione di una vasta gamma di problemi sociali.
"La decisione del Consiglio nazionale conferma il ruolo centrale della società civile nella democrazia svizzera", afferma Bernd Nilles, presidente di Alliance Sud e direttore di Sacrificio Quaresimale. "In questo spirito, Alliance Sud continuerà a lavorare per una politica che eviti effetti negativi sulle popolazioni più povere del mondo e permetta relazioni Nord-Sud più eque".
Per ulteriori informazioni:
Bernd Nilles, presidente Alliance Sud e direttore di Sacrifico Quaresimale, tel. +41 79 738 97 57
Marco Fähndrich, responsabile della comunicazione di Alliance Sud, Tel. +41 79 374 59 73
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