Condividi l'articolo
Articolo
I debiti degli altri non rendono il nostro freno all’indebitamento più necessario
04.12.2025, Finanza e fiscalità
Attualmente è palpabile il nervosismo per la possibilità che la prossima crisi finanziaria sia dietro l’angolo: si sente e si legge su vari canali. A far preoccupare tra le altre cose è l’alto livello di indebitamento di alcuni Paesi. In Svizzera questa preoccupazione viene trasformata in nuovi falsi argomenti a favore del freno all’indebitamento.
Sui mercati finanziari domina il nervosismo; lo stesso vale per Palazzo federale a causa del freno all'indebitamento che viene invocato in modo dogmatico.
© Servizi del Parlamento 3003 Berna / Béatrice Devènes
Si osservano vari segnali e fattori che potrebbero scatenare una crisi finanziaria. Ad esempio, la situazione sul mercato azionario USA assomiglia a quella precedente allo scoppio della bolla delle dot-com negli anni 2000. I corsi delle azioni di società che non realizzano utili continuano a salire. Questa volta, naturalmente, stiamo parlando di intelligenza artificiale (IA). Il valore delle azioni di 10 aziende di IA, tutte in perdita, è aumentato di 1000 miliardi in un anno, ovvero più del PIL della Svizzera.
L’attuale direttrice dell’FMI Kristalina Georgieva, invece, dal canto suo si preoccupa per le non-bank financial institutions (NBFI, istituzioni finanziarie non bancarie). NBFI è l’abbreviazione tecnocratica di «banche ombra», tra cui rientrano fondi speculativi, società di private equity e investitori istituzionali che operano in parte come le banche, senza però sottostare alle stesse regolamentazioni e alla stessa vigilanza. Il sistema bancario ombra, ricco di rischi e debiti, è diventato nel frattempo più importante del sistema finanziario regolamentato, ed è intrecciato con quest’ultimo in molti modi. Ciò accresce i rischi e li rende incalcolabili.
E poi ci sono quelli che hanno sempre considerato la crescita del debito nazionale il pericolo numero uno e hanno ragione di preoccuparsi vista la politica fiscale e finanziaria di Trump. Proprio lo scenario del debito nazionale che degenera viene impiegato come argomento a favore del freno all’indebitamento con un pessimo tempismo, perché ora è il peggior momento possibile (si veda più avanti). L’argomento è presentato in due versioni diverse: una più goffa e una più convincente. Sono entrambe sbagliate.
La variante goffa
L’argomento lascia intendere che solo il freno all’indebitamento impedisca che il debito raggiunga anche nel nostro Paese proporzioni pericolose. Sul piano scientifico, non è possibile definire una soglia di debito pubblico al di sopra della quale diventi pericoloso. Ma con un tasso del 17,2%, il debito della Svizzera è in ogni caso così basso che sta piuttosto qui il problema. Un gruppo di esperte ed esperti della Confederazione (che tra l’altro era favorevole al freno all’indebitamento) l’ha dichiarato nel 2017: «Un livello di indebitamento molto basso, in ultima analisi, potrebbe causare problemi per i mercati finanziari. Se il mercato delle obbligazioni della Confederazione dovesse subire una forte contrazione e mancare di liquidità, ciò potrebbe compromettere il funzionamento dei mercati finanziari».
Ma supponiamo che il debito della Svizzera cresca molto rapidamente in grande misura. Un debito pubblico elevato può effettivamente diventare problematico se i nuovi debiti possono essere contratti solo a tassi di interesse molto più elevati. Poiché gli Stati non possono ripagare i loro debiti con le finanze pubbliche, ma devono saldare i vecchi debiti assumendone di nuovi, è chiaro che se questo meccanismo si inceppa abbiamo un problema. La situazione è ancora peggiore se i creditori non vogliono più acquistare alcun titolo di stato. Anche una forte svalutazione della moneta nazionale non facilita le cose, perché il servizio del debito in valuta estera diventa più costoso. I Paesi del Sud globale sono regolarmente vittima di crisi del debito sovrano di questo tipo.
Per la Svizzera, si tratta di uno scenario del tutto irrealistico. I titoli di stato svizzeri sono molto richiesti, soprattutto in tempi di crisi. Perciò si può escludere uno shock dei tassi di interesse e uno «sciopero» dei creditori. Il franco svizzero è inoltre considerato un bene rifugio e tende quindi a rafforzarsi in tempi di crisi (ciò può rappresentare un problema per l’economia reale, ma non certo in termini di debito).
Anche uno sguardo alla storia mostra che un debito pubblico più elevato non costituisce un pericolo per la Svizzera: dopo le due guerre mondiali, il debito della Confederazione ammontava a 9 miliardi di franchi, ossia circa il 50% del prodotto interno lordo dell’epoca. Ciò non ha assolutamente impedito alla Svizzera di raggiungere alti tassi di crescita nei decenni successivi. Neppure a lungo termine: in Svizzera, tra il 1894 e il 2014 il debito pubblico non ha avuto un’influenza negativa sulla crescita del PIL, né ha fatto aumentare i tassi di interesse a lungo termine. Il tasso d’indebitamento medio in questo periodo è stato del 49,2%.
La variante più convincente
La ministra delle finanze Karin Keller-Sutter strumentalizza il timore di una crisi globale del debito (che evidentemente condivide) per difendere con più sottigliezza il freno all’indebitamento. A seguito di un breve crollo delle borse all’inizio di agosto, ha dichiarato al Blick: «L’indebitamento negli Stati Uniti e in Europa è un rischio per la stabilità finanziaria internazionale e per la Svizzera». Il freno all’indebitamento, ha affermato, è uno strumento che la Svizzera può utilizzare per proteggersi.
Alliance Sud ha calcolato per la prima volta quanto margine di manovra finanziario avrebbe la Svizzera se sottoponesse a riforma il freno all’indebitamento. In tale contesto, dopo aver esaminato uno scenario di crisi finanziaria, Alliance Sud può affermare con certezza che il nostro Paese sarebbe fuori pericolo.
Un fardello superfluo
Consideriamo innanzitutto uno scenario in cui il freno all’indebitamento viene applicato nel vero senso dell’espressione. Nel 2003 il principio è stato venduto alla popolazione esattamente come suggerisce il nome: un freno contro l’ulteriore aumento del debito. In votazione questo è ciò che è stato approvato; è il Parlamento poi ad averci appioppato un’attuazione che, invece di frenare l’aumento del debito, porta alla sua riduzione permanente.
I calcoli di Alliance Sud mostrano che portare il livello del debito misurato in percentuale del PIL al livello del 2003, quando è stato introdotto il freno (cioè 24,9%, tasso lordo secondo la definizione di Maastricht), renderebbe disponibile un totale di 153 miliardi di franchi fino al 2035. Si tratta quindi di 15,3 miliardi all’anno. Prendendo come riferimento le cifre del 2024, dopo un tale aumento la Svizzera presenterebbe ancora il terzo tasso d’indebitamento più basso d’Europa. Solo la Bulgaria e l’Estonia risulterebbero meno indebitate.
Gli argomenti fondati sul panico nei confronti del debito in Svizzera giungono nel momento peggiore. Nella sessione invernale 2025, infatti, il Parlamento ha avviato il dibattito sul «pacchetto di sgravio 2027», un pacchetto di misure che in realtà significano più onere che sgravio e che graverà notevolmente anche sulla cooperazione internazionale. Le misure dovrebbero consentire il risparmio di 5,4 miliardi di franchi tra il 2027 e il 2029. I tagli, che vanno a discapito per esempio delle pari opportunità nell’istruzione, dell’integrazione dei rifugiati e della protezione del clima, sono più che superflui. Le cifre parlano chiaro: la Svizzera ha un enorme margine di manovra per aumentare il debito al fine di investire nel futuro o, se davvero lo si ritenesse necessario, per procedere al riarmo più velocemente di quanto il normale bilancio consenta. Analogamente, le spese straordinarie una tantum o limitate entro un periodo di tempo, ad esempio quelle a sostegno dell’Ucraina, potrebbero essere finanziate con
Riserve sufficienti persino per una crisi finanziaria e pandemica
La crisi del coronavirus non ha forse dimostrato che, grazie al freno all’indebitamento, si è riusciti a risparmiare proprio per periodi difficili simili? Ciò si è detto spesso durante la crisi dovuta al Covid, eppure non è vero. Il freno all’indebitamento non implica che si risparmi negli anni buoni in vista di quelli difficili. L’attuazione del Parlamento prevede che le eccedenze nel consuntivo (cioè i fondi del bilancio rimasti inutilizzati) debbano essere interamente destinate alla riduzione del debito. Quindi gli aiuti per il coronavirus sono stati finanziati mediante nuovo debito. E dato il livello d’indebitamento ancora molto basso, ciò sarebbe stato possibile anche se il debito non fosse stato ridotto in precedenza. Il freno all’indebitamento è stato semplicemente irrilevante per superare la crisi del coronavirus.
Pure in caso di crisi finanziaria la Svizzera avrebbe la possibilità di aumentare il proprio debito. Il rischio maggiore per il nostro Paese è rappresentato da UBS, a prescindere dal fattore scatenante della crisi. Supponiamo che la Svizzera debba spendere 200 miliardi di franchi per salvare UBS. E supponiamo anche che ciò avvenga durante una pandemia che costa alla Confederazione altri 100 miliardi di franchi. Entrambe le crisi sono possibili, anche se non è particolarmente realistico che si verifichino contemporaneamente. Supponiamo tutto ciò dopo che 153 miliardi di investimenti abbiano già fatto salire il tasso d’indebitamento al livello del 2003. Persino questa ipotesi estrema mostra che il margine di manovra è notevole. Se il tasso d’indebitamento dovesse salire al 60%, rispetto a oggi in 10 anni risulterebbero disponibili 536 miliardi di franchi. Con un tasso d’indebitamento del 60%, la Svizzera si situerebbe semplicemente nella fascia media inferiore d’Europa.
Un’ulteriore riduzione del debito, invece, che con il pacchetto di austerità verrà inevitabilmente attuata, causerebbe danni. La riduzione del debito infatti non è gratuita, come sottolinea il già citato gruppo di esperte e di esperti del governo federale: «È importante tenere presente che la riduzione del debito comporta anche dei costi economici e che il beneficio marginale di un’ulteriore riduzione del debito diminuisce quanto più basso è il livello d’indebitamento». Persino il Fondo monetario internazionale, vero sorvegliante del debito globale, ha consigliato alla Svizzera già nel 2019 di applicare in maniera meno conservativa la regola del freno all’indebitamento, al fine di liberare mezzi per spese supplementari, per esempio per gestire le tendenze economiche a lungo termine.