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Comunicato stampa
COP30: la Svizzera deve accelerare la protezione del clima invece di delocalizzarla
06.11.2025, Giustizia climatica
La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP30 inizierà a Belém il 10 novembre. I nuovi piani climatici della comunità degli Stati evidenziano che, a dieci anni dalla firma dell’Accordo di Parigi, gli sforzi globali a tutela del clima e il sostegno finanziario ai Paesi più poveri sono ancora insufficienti. Anche la Svizzera deve fare molto di più a livello nazionale per consentire una transizione energetica più rapida, equa e socialmente responsabile.
Conferenza a due passi dalla catastrofe: nei dintorni della COP30, le foreste pluviali, i territori indigeni e le località costiere subiscono pesantemente la crisi climatica. Manifesto pubblicitario per la conferenza sul clima a Belém, in Brasile.
© Keystone/AP Photo/Jorge Saenz
Il mondo scientifico parla chiaro: non siamo a buon punto. I nuovi obiettivi climatici nazionali presentati dagli Stati membri ancora una volta non sono sufficienti a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. «La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in Brasile deve quindi inviare un chiaro messaggio sul fatto che la comunità internazionale è pronta a invertire la rotta. A tale scopo è necessario un abbandono rapido ed equo dei combustibili fossili», afferma Andreas Missbach, direttore di Alliance Sud.
Abbandono rapido dei combustibili fossili perché occorre contenere il riscaldamento globale e prevenire conseguenze e danni ancora peggiori. Transizione energetica equa perché solo così può funzionare in modo sostenibile. «Per chiudere le centrali elettriche a carbone è necessario coinvolgere le parti sociali tanto quanto è necessario collaborare con le comunità indigene per proteggere le foreste pluviali», sostiene Andreas Missbach. «Il sistema economico e finanziario deve essere inoltre più equo, in modo che più Paesi possano permettersi di investire nelle infrastrutture di cui hanno bisogno». In inglese per questo concetto si è affermato il termine just transition (transizione giusta).
Richieste di Alliance Sud
- La Svizzera deve impegnarsi affinché alla COP30 venga adottato un piano di accelerazione delle misure a protezione del clima. Deve adoperarsi affinché sia richiesto che tutti i Paesi rafforzino i piani climatici presentati quest’anno, in modo che gli sforzi globali siano sufficienti.
- La Svizzera deve porsi obiettivi più elevati e adottare le misure necessarie per raggiungerli.
- La Svizzera deve impegnarsi a favore di una maggiore chiarezza riguardo ai modi in cui dovranno essere raggiunti gli obiettivi di finanziamento concordati alla COP29. Per contribuire equamente al finanziamento internazionale a tutela del clima la Svizzera deve stanziare tre miliardi di dollari all’anno entro il 2030.
- Alla COP30, la Svizzera deve inoltre sostenere un meccanismo forte (Belém Action Mechanism) per garantire che i piani e le misure climatiche siano giusti e socialmente responsabili.
Lo scambio di CO2 non è la soluzione
In una nuova analisi Alliance Sud e Azione Quaresimale dimostrano che la compensazione delle emissioni di CO2 all’estero non porta a una maggiore protezione del clima in generale, malgrado questa sia una delle condizioni per lo scambio di CO2 conformemente all’Accordo di Parigi. «La politica svizzera vuole risparmiare e delocalizzare gran parte della riduzione delle emissioni, invece di impiegare l’articolo 6 per una maggiore protezione del clima e per promuovere progetti trasformativi a livello tecnologico», afferma David Knecht, responsabile del programma per la giustizia climatica di Azione Quaresimale e co-coordinatore del gruppo di lavoro «Ambition» di Climate Action Network International. In questo contesto, la politica e la società sono influenzate dalla lobby del petrolio che utilizza i fondi delle compagnie petrolifere internazionali per frenare la transizione energetica in Svizzera. Così facendo, la Svizzera agisce in direzione contraria allo scopo stesso dei meccanismi di mercato di Parigi.
--> Nota: Delia Berner, esperta in clima di Alliance Sud, è membro della delegazione negoziale ufficiale della Svizzera in qualità di rappresentante della società civile e sarà a Belém dal 10 novembre.
Per ulteriori informazioni:
Alliance Sud, Marco Fähndrich, responsabile dei media, tel. 079 374 59 73, marco.faehndrich@alliancesud.ch
Azione Quaresimale, Bettina Dürr, specialista in giustizia climatica, tel. +41 79 745 43 53 (tramite Signal, WhatsApp o Threema), duerr@fastenaktion.ch
Bettina Dürr osserverà a Belém dal 7 novembre i negoziati sul bilancio globale (Global Stocktake), la transizione giusta (Just Transition) e il finanziamento climatico.
Azione Quaresimale, David Knecht, specialista in giustizia climatica, tel. +41 76 436 59 86 (tramite Signal o WhatsApp), knecht@fastenaktion.ch
David Knecht osserverà a Belém dal 7 novembre i negoziati sulla mitigazione e gli NDC nonché sui meccanismi di compensazione del CO2.
Cosa si aspettano dalla COP30 le nostre organizzazioni?
Sonja Tschirren, esperta in clima, SWISSAID
«Alla COP30 i sistemi alimentari saranno al centro delle discussioni. Sarà fondamentale tenere in considerazione la popolazione rurale del Sud del mondo, che necessita di un adeguato finanziamento a favore del clima da parte della Svizzera, nonché di sostegno per i danni e le perdite. Solo in questo modo la transizione verso sistemi di produzione agroecologici adattati ai cambiamenti climatici potrà riuscire. Anche le multinazionali che operano a livello locale devono essere chiamate in causa – i mercati volontari del carbonio non risolveranno il problema.»
Bettina Dürr, responsabile del programma per la giustizia climatica, Azione Quaresimale e membro del comitato direttivo dell’Alleanza climatica Svizzera:
«Alla COP28 di Dubai, i Paesi hanno deciso di affrontare la transizione energetica attraverso l’abbandono dei combustibili fossili. Nei nuovi piani climatici presentati osserviamo che l’abbandono graduale dei combustibili fossili non è ancora definito con sufficiente chiarezza. La Svizzera dovrebbe darsi una scadenza entro la quale attuare la decisione di Dubai.»
Christina Aebischer, esperta in clima, Helvetas:
««Ci aspettiamo che il governo svizzero si adoperi con ogni mezzo e la dovuta credibilità per garantire il rispetto dell’Accordo di Parigi sul clima e si batta contro l’indebolimento della cooperazione multilaterale. Ci sono innumerevoli Blatten nel mondo. La nostra solidarietà nei confronti delle persone che stanno perdendo tutto a causa dei cambiamenti climatici e dei crescenti rischi naturali e che devono adattarsi alle nuove circostanze non deve fermarsi ai confini nazionali.»
Sarah Steinegger, responsabile Servizio Politica di sviluppo e climatica, Caritas Svizzera:
«Quale Paese tra i più ricchi, la Svizzera non può più scaricare la propria responsabilità climatica sui Paesi più poveri e sulle generazioni future: deve agire ora.»
Johannes Wendland, specialista in giustizia climatica, HEKS/EPER:
«Nei negoziati sul finanziamento a favore del clima non è questione di generosità, ma di responsabilità. I costi della crisi climatica devono essere sostenuti dai maggiori inquinatori e non dalle persone che hanno contribuito meno a causare il problema.»
Klaus Thieme, responsabile dei programmi internazionali, Solidar Suisse:
«Nel Sud globale, la crisi climatica sta aggravando la situazione di povertà e insicurezza. I working poor sono particolarmente colpiti da inondazioni, mezzi di sussistenza distrutti e condizioni di lavoro precarie. Abbiamo bisogno di posti di lavoro a prova di futuro, sostenibili e a misura d’uomo, che offrano alle persone prospettive reali. La Svizzera deve contribuire equamente affinché la protezione del clima non generi nuove disuguaglianze.»
Júlia Garcia, Coordinamento nazionale Brasile, terre des hommes Suisse:
«La gioventù riveste un ruolo centrale nello sviluppo di soluzioni alla crisi climatica. Ne fanno parte i giovani indigeni, perché sono i custodi delle foreste che vengono distrutte dal Nord globale. La voce di queste giovani persone deve essere ascoltata ed esaminata nei negoziati.»
Maritz Fegert, responsabile del programma Policy & Advocacy di Biovision:
«La COP30 di Belém offre un’importante opportunità per rafforzare l’agroecologia, un approccio che ha il potenziale per trasformare radicalmente i sistemi alimentari e l’agricoltura. Con opportuni cambiamenti nelle politiche, i sistemi alimentari possono passare dall’essere una delle principali fonti di emissioni di gas serra a diventare una soluzione efficace per la protezione del clima e l’adattamento ai cambiamenti climatici.»