Articolo

La misteriosa ascesa del finanziamento svizzero

06.12.2022, Giustizia climatica

Tra il 2011 e il 2020, il contributo annuale della Svizzera per la protezione del clima nei Paesi in via di sviluppo ed emergenti è più che triplicato. Troppo bello per essere vero?

Delia Berner
Delia Berner

Esperta in politica climatica internazionale

La misteriosa ascesa del finanziamento svizzero
Muhammad Chuttal Korai davanti al ristorante della sua famiglia a Khairpur Nathan Shah, Pakistan. Durante le inondazioni del 2022, oltre 1500 persone hanno perso la vita e milioni un tetto sopra la testa.
© Gideon Mendel / Drowning World

Le devastanti inondazioni in Pakistan sono solo un esempio tra i tanti: ogni anno gli effetti del riscaldamento climatico sono più marcati e visibili. Le nazioni più povere e i gruppi di popolazione più vulnerabili sono spesso quelli più duramente toccati. Fanno fatica ad adattarsi ai cambiamenti climatici, sia per proteggere le loro coste dalle tempeste e dalle inondazioni, sia per adattare la loro agricoltura alle ondate di calore e alla siccità. Al tempo stesso, per limitare il riscaldamento del pianeta a 1,5°C è necessaria la neutralità climatica in tutti i Paesi. Da qualsiasi punto di vista lo si guardi, il cambiamento climatico resta una sfida mondiale.

Il Nord del mondo è responsabile della crisi climatica, ma non solo: ha infatti a disposizione anche la maggior parte delle risorse finanziarie, sia per la lotta contro il cambiamento climatico («mitigazione»), sia per l’adattamento a quest’ultimo. Già nel 2010, la comunità internazionale aveva deciso che i Paesi industrializzati dovevano mettere a disposizione dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti 100 miliardi di dollari all’anno, a partire dal 2020, affinché questi Paesi potessero finanziare lo sviluppo della loro società «zero netto», come pure l’adattamento necessario ai cambiamenti climatici. Secondo la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, deve trattarsi di risorse finanziarie nuove e addizionali. Ma la volontà politica non è bastata per ottenere una spartizione vincolante della fattura tra gli Stati responsabili. Non è quindi sorprendente che l’obiettivo globale non sia stato raggiunto nel 2020. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), è stato raccolto un importo di 83,3 miliardi di dollari — calcolato ottimisticamente con le cifre ufficiali degli Stati donatori; il 71% dei fondi è però stato dato in prestito e dovrà quindi essere rimborsato. Ciò contribuisce all’indebitamento delle nazioni beneficiarie.

Il Consiglio federale, facendo un mix tra il principio del «chi consuma paga» e la nostra prosperità, calcola che la Svizzera deve contribuire con una somma tra i 450 e i 600 milioni di dollari all’obiettivo di finanziamento planetario. Una somma troppo bassa. Considerando le emissioni della Svizzera all’estero, la parte equa ammonterebbe infatti a 1 miliardo . Il Consiglio federale indica pure da dove dovrebbe provenire la maggior parte dei fondi: dall’attuale budget della cooperazione internazionale. Nel corso degli anni, quest’ultimo non è aumentato di più rispetto al budget generale della Confederazione. Si tratta di denaro che al tempo stesso deve servire per adempiere gli obiettivi internazionali in materia d’aiuto pubblico allo sviluppo (dove invece la Svizzera non è sulla buona strada). Insomma, il nostro Paese fa figurare gli importi due volte, ma li paga una sola volta.  

In quest’ottica, la Svizzera comincia a mettere sempre di più l’accento sul clima nell’ambito della cooperazione allo sviluppo e attribuisce sempre più progetti al finanziamento climatico. Ciò spiega il raddoppiamento del contributo della Svizzera ai progetti climatici bilaterali dal 2011 al 2020. Responsabili di questi ultimi, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) hanno ovviamente il diritto di considerare maggiormente il cambiamento climatico nei loro progetti. Tuttavia non è chiaro se tutti i progetti siano davvero concepiti in modo da tener conto del clima oppure se essi vengano classificati come tali solo a posteriori. Comunque sia, sono sempre contabilizzati due volte con la cooperazione allo sviluppo.

Un secondo motivo del forte aumento del finanziamento climatico dichiarato risiede nei contributi della Svizzera a istituzioni multilaterali, come il Fondo verde per il clima (FVC), nonché a istituzioni dalle tematiche allargate, come le banche di sviluppo. I fondi climatici sono stati appositamente creati per l’attuazione della Convenzione sul clima. Il contributo svizzero a questi fondi è giustamente in aumento, ma nel 2020 rappresentava solo un terzo del finanziamento climatico multilaterale della Svizzera. Gli altri due terzi vengono investiti tramite delle banche di sviluppo, Banca mondiale in primis. Ora, osserviamo qui un fenomeno simile a quello della cooperazione bilaterale allo sviluppo: vengono contabilizzati nel finanziamento climatico sempre più progetti, che già precedentemente figuravano nel portafoglio. Con nuovi metodi d’imputazione per i contributi multilaterali, il finanziamento climatico elvetico prende improvvisamente l’ascensore, a più riprese, nel corso degli anni.

Così, per il 2020, il nostro Paese comunica all'ONU il suo contributo pari a 411 milioni di dollari di fondi pubblici per il finanziamento climatico, ai quali si aggiungono 106 milioni di dollari di fondi privati «mobilitati» grazie a dei fondi pubblici (ad esempio mediante finanziamenti incentivanti o garanzie per degli investimenti privati ad alto rischio). Il Consiglio federale non trova nulla da ridire. Le risorse nuove e addizionali per il finanziamento climatico, che non sono state «rubate» al budget dello sviluppo, rappresentano tuttavia solo una frazione minima, sotto forma di modesti contributi ai fondi climatici multilaterali — ossia 68 milioni di dollari. A volte vale la pena analizzare i conti della Confederazione.

Finanziamento in ambito climatico

Nella politica climatica internazionale, il finanziamento climatico significa il sostegno finanziario a dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti in campo climatico. I Paesi più poveri sono quelli meno responsabili della crisi climatica e sono loro ad avere meno risorse finanziarie per lottare contro i mutamenti climatici e per adattarsi a questi cambiamenti. Il finanziamento in ambito climatico è però solo un aspetto della giustizia climatica. La riduzione delle emissioni di CO2 nel Nord globale, Svizzera inclusa, è altrettanto cruciale per il Sud globale.

Per saperne di più, leggete la scheda informativa di Alliance Sud (in francese).