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Uscire dal caos per rimanere nel Caucaso

06.12.2021, Cooperazione internazionale

La nuova strategia della Cooperazione svizzera per il Caucaso meridionale - Georgia, Armenia e Azerbaigian - punta sullo sviluppo delle regioni spopolate e sull’integrazione delle minoranze etniche e dei migranti.

Isolda Agazzi
Isolda Agazzi

Esperta in politica commerciale e d’investimento, portavoce per la Svizzera romanda

Uscire dal caos per rimanere nel Caucaso

© Isolda Agazzi

Sono le 6 del mattino, nella notte ancora buia Aleksander esce in fretta, sigaretta in bocca, per andare a mungere le mucche. "Di solito è un lavoro da donne, ma oggi lo faccio io", dichiara questo laureato in matematica dell'Università di Tbilisi, tornato nel suo villaggio natale del sud della Georgia per prendersi cura della madre anziana. Con sua moglie, indaffarata a preparare la colazione, ha adibito alcune camere della casa agli ospiti al fine di integrare il suo modesto reddito di agricoltore. La mungitura viene fatta a macchina? "No, a mano", risponde in un inglese elementare che impara dalla figlia la quale frequenta la scuola elementare del villaggio. Nell’orto coltiva una profusione di frutta e verdura e fiori, onnipresenti in Georgia, e questo dà al villaggio, situato a 1.300 metri di altitudine, un aspetto allegro e ridente d’estate. Ma l'inverno è duro: la casa è riscaldata solo da una stufa a legna perché il gas, riconoscibile in tutto il Paese dai tipici tubi di adduzione, non è giunto in questo angolo remoto, al confine con la Turchia e l'Armenia.                                                                   

Agricoltura poco produttiva

“La Svizzera ha una presenza importante in Georgia, dove sostiene l'agricoltura e l'allevamento", ci spiega Danielle Meuwly, responsabile della cooperazione svizzera per il Caucaso meridionale, accogliendoci nel suo ufficio di Tbilisi. “Il contrasto tra le città e le campagne è enorme: il 40% della popolazione lavora nell'agricoltura, ma essa è poco produttiva e contribuisce solo all'8% del PIL”.

Il Paese è piuttosto disuguale: nel 2021, il coefficiente di Gini (ovvero la misura globale della disuguaglianza nella distribuzione) è del 36,4, il che fa della Georgia l'89° Paese più disuguale al mondo secondo la World Population Review, una classifica americana.

Per migliorare le conoscenze degli agricoltori, la Svizzera ha lanciato un progetto di formazione professionale in agricoltura, in collaborazione con l'Istituto Plantahof. Per aumentare il reddito di chi coltiva le terre è stato avviato un programma di sostegno alle PMI nelle zone rurali, in collaborazione con l'ONG Swisscontact. La Svizzera promuove anche la conservazione delle foreste, nello spirito del nuovo codice forestale che regola rigorosamente la deforestazione. Ma quest’ultimo deve essere ancora accettato dalla popolazione e, soprattutto, riuscire a offrire agli abitanti come Aleksander un'alternativa alla legna per riscaldarsi e cucinare. 

La Svizzera rappresenta gli interessi della Russia in Georgia e vice versa

Queste attività fanno parte della nuova strategia 2022 - 2025 della Cooperazione svizzera per il Caucaso meridionale, che sarà pubblicata all'inizio di dicembre. “Si tratta di una strategia regionale che copre anche l'Armenia e l'Azerbaigian e riunisce la DSC, la Seco e la Divisione Sicurezza umana del DFAE” – continua Danielle Meuwly – “Il nostro ufficio è in Georgia per ragioni pratiche e perché è il paese con il bilancio più ingente. L'impegno della Confederazione in questa regione è importante e svolge in particolare un mandato di protezione.”

Dopo la guerra dell'agosto 2008 e il riconoscimento da parte della Russia dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, la Georgia ha rotto le relazioni diplomatiche con Mosca. Dal 2009, la Svizzera rappresenta gli interessi della Russia in Georgia e quelli della Georgia in Russia.

In Abkhazia, una regione estremamente povera che sopravvive grazie all'aiuto umanitario internazionale, la cooperazione svizzera attua progetti per rinnovare i blocchi sanitari nelle scuole e migliorare la capacità delle donne a produrre formaggio nel rispetto delle regole igieniche.

Integrare le minoranze

“Al di là dell'aspetto diplomatico, cerchiamo di costruire un ponte e una cooperazione tra le persone e la società civile di entrambe le parti”, ci spiega Medea Turashvili, responsabile delle questioni di sicurezza umana, che continua: “Ci assicuriamo che i diritti delle minoranze religiose e dei gruppi etnici siano protetti.” In un Paese che ha subito invasioni incessanti da parte di mongoli, turchi, arabi, persiani e russi, non è affatto evidente. La religione, rappresentata dalla potente Chiesa ortodossa georgiana, è sempre stata un rifugio per la popolazione e ancora oggi fa parte integrante dell'identità nazionale.”

Anche se i cristiani ortodossi sono in larga maggioranza, ci sono anche musulmani georgiani, azeri, ceceni, armeni e altre minoranze poco integrate. Come sottolinea Danielle Meuwly “spesso le persone delle minoranze etniche e religiose non parlano nemmeno la lingua georgiana, perché il sistema educativo non permette loro di impararla correttamente. Hanno quindi legami molto più forti con la loro comunità d'origine che con il loro ambiente diretto. Il nostro obiettivo è di ridurre questo grado di alienazione di modo che le varie comunità possano vivere in pace. Nella regione meridionale, dove vive una grande comunità azera, abbiamo aperto centri di servizio per fornire informazioni in azero. Prima delle elezioni del 2018 e del 2020, abbiamo lavorato con i partiti politici per facilitare la preparazione di un codice di condotta". 

Assistenza alla reintegrazione dei migranti

Nella pianura di Kakhetia, nell'est del Paese, abbondano frutteti e vigneti. La regione è famosa per il vino, del quale la Georgia fu il primo paese produttore al mondo e che ogni famiglia produce ancora nelle proprie cantine. Ma nei villaggi si susseguono le case abbandonate e i balconi di legno finemente cesellati cadono a pezzi. La maggior parte degli abitanti, soprattutto i giovani, sono andati all'estero. In un Paese dove lo stipendio medio è di 300-400 euro al mese, le nuove generazioni vanno a cercare fortuna in Europa occidentale, trovando occupazione spesso nell'edilizia, nel caso degli uomini, e nell'aiuto domestico, nel caso delle donne. La Georgia conta 1,7 milioni di lavoratori migranti su una popolazione di quasi quattro milioni.

Le rimesse dei migranti sono una preziosa fonte di reddito per le famiglie. La Georgia è il quinto Paese d'origine dei richiedenti asilo in Svizzera, da quando nel 2018 i suoi cittadini sono stati esentati dall'obbligo di visto per i Paesi Schengen. Ma queste persone non hanno alcuna possibilità di ottenere lo statuto di rifugiati e vengono sistematicamente respinti. In Kakhetia e in altre province, la Cooperazione svizzera porta avanti progetti per reintegrare gli ex migranti e rivitalizzare le comunità.

Alliance Sud accoglie favorevolmente il fatto che la Svizzera aiuti la reintegrazione socio-economica dei rimpatriati, ma chiede alla Confederazione di non subordinare la sua politica di assistenza all'accettazione dei richiedenti asilo respinti, come si è, per altro, impegnata a fare. Vista la carenza di manodopera in molti settori in Svizzera, Alliance Sud chiede al Consiglio federale di mettere in atto una politica di migrazione regolare per permettere ai migranti di trovare lavoro in Svizzera senza cadere nel lavoro in nero. 

Isolda Agazzi, di ritorno dalla Georgia

 

BOX: Società civile indipendente ma strettamente sorvegliata

La società civile è un attore importante in Georgia. Principalmente finanziata da donatori occidentali, tra cui la Svizzera, il suo rapporto con il governo è fatto di alti e bassi.

"Nel complesso, possiamo svolgere le nostre attività senza ostacoli, ma negli ultimi anni il partito al potere ha avuto la tendenza a screditare le organizzazioni della società civile con posizioni critiche, accusandole infondatamente di mancanza di competenza o di lavorare di concerto con i partiti di opposizione. Questo atteggiamento ostile rende difficile difendere le nostre raccomandazioni presso i diversi rami del governo", ci dichiara Vakhtang Menabde, direttore del programma di sostegno alle istituzioni democratiche presso l'Associazione georgiana dei giovani avvocati (Gyla).

Dal 2012, la Georgia è governata dal partito Sogno georgiano, che è succeduto al governo del Movimento Nazionale Unito. Secondo l'attivista, quest'ultimo aveva fortemente limitato l'indipendenza del sistema giudiziario e la libertà della società civile. Dopo le elezioni del 2012, sono stati avviati alcuni processi di liberalizzazione. "Anche se sono state lanciate diverse ondate di riforme, la maggior parte di esse hanno solo migliorato alcuni difetti del sistema, ma non hanno cambiato le reali caratteristiche istituzionali. Ecco perché, purtroppo, l'indipendenza del potere giudiziario in Georgia è fortemente limitata a tutt’oggi", continua Vakhtang Menabde. 

Per quanto riguarda il ruolo della società civile, l'ONG Gyla sostiene da anni le riforme del sistema giudiziario, del governo locale e della legge elettorale. Vakhtang Menabde ritiene che molte delle sue raccomandazioni siano state effettivamente incluse nella legge, ma le proposte più cruciali, che porterebbero a reali cambiamenti di potere, sono state trascurate: "per riassumere, le società civili in Georgia operano essenzialmente in un ambiente libero, ma molto polarizzato e teso".

Inoltre, diversi scandali recenti hanno dimostrato che gli attivisti della società civile, i giornalisti e le associazioni politiche sono strettamente controllati dai servizi di sicurezza dello Stato. In una lettera aperta pubblicata ad agosto, una dozzina di ONG ha denunciato gli eccessivi poteri dei servizi segreti e la loro violazione della privacy.

Société civile indépendante, mais surveillée de près

La société civile est un acteur important en Géorgie. Principalement financée par les bailleurs occidentaux, dont la Suisse, ses relations avec le gouvernement connaissent des hauts et des bas. « Dans l'ensemble, nous pouvons mener nos activités sans entraves, mais depuis quelques années le parti au pouvoir a tendance à discréditer les organisations de la société civile critiques, en les accusant sans fondement de manquer de compétences ou de travailler en accord avec les partis d'opposition. Cette attitude hostile complique la défense de nos recommandations auprès des différentes branches du gouvernement », nous confie Vakhtang Menabde, directeur du Programme de soutien aux institutions démocratiques auprès de l'Association géorgienne des jeunes avocats (Gyla).

Depuis 2012, la Géorgie est gouvernée par le parti Rêve géorgien, qui a succédé au gouvernement du Mouvement national uni. Selon le militant, celui-ci avait limité fortement l'indépendance du système judiciaire et la liberté de la société civile. Après les élections de 2012, certains processus de libéralisation ont commencé. « Même si plusieurs vagues de réformes ont été lancées, la plupart d'entre elles n'ont amélioré que certaines failles du système, mais elles n'ont pas modifié les véritables caractéristiques institutionnelles. C'est pourquoi, malheureusement, l'indépendance du pouvoir judiciaire en Géorgie est aujourd'hui sévèrement limitée », continue-t-il.  

En ce qui concerne le rôle de la société civile, l’ONG Gyla préconise depuis des années des réformes concernant les organes judiciaires, le gouvernement local et la loi électorale. Vakhtang Menabde estime que nombre de ses recommandations ont été réellement reflétées dans la loi, mais les propositions les plus cruciales, qui entraîneraient de réels changements de pouvoir, ont été négligées. « Pour résumer, les sociétés civiles en Géorgie opèrent essentiellement dans un environnement libre, mais très polarisé et tendu », conclut-il.

Par ailleurs, plusieurs scandales récents ont montré que les militants de la société civile, les journalistes et les associations politiques sont surveillés de près par les Services de sécurité de l’Etat. Dans une lettre ouverte publiée en août, une dizaine d’ONG a dénoncé les pouvoirs excessifs des services de renseignement et leur atteinte à la vie privée.

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